2017 – Eva Neklyaeva, la direttrice artistica della stagione del Festival di Santarcangelo 2017/2019, seduta all’InfoPoint di MACAO ci chiede di raccontare quali sono le forme di organizzazione e di redistribuzione economica che stiamo sperimentando: è la prima volta che un’istituzione culturale italiana si interessa di questi aspetti.
Nasce così una collaborazione a lunga durata volta a contaminare un festival di teatro e arte performativa nato nel ‘71, con alcune delle tematiche e riflessioni che si sperimentano nel cosiddetto movimento delle “Nuove Istituzioni del Comune”. Il progetto si apre con un’inchiesta di MACAO ai lavoratori e alle lavoratrici del Festival – per capire i meccanismi interni e le economie di produzione –, che si formalizza in un’installazione di dati accessibili e interattivi, l’Open Love Point, in una delle location durante l’edizione del 2017.
La domanda che sottende questo incontro potrebbe sintetizzarsi così: gli ambienti economici che alcune comunità culturali e politiche stanno disegnando, possono essere tradotti all’interno di modelli di organizzazione culturale tradizionali – ovvero con un consiglio di amministrazione, una selezione di artisti/e fatta da una direzione artistica e un pubblico atteso annualmente per la verifica dell’intera operazione?
La sfida non è scontata come neanche il risultato. Ciò su cui vale la pena puntare è l’impatto culturale che una “performance” come questa può produrre. Se è vero che l’utopia scatena nuovi orizzonti per pensare e immaginare come vogliamo vivere, è anche vero che rivendicare l’utopia è qualcosa che ha molto a che fare con l’arte.
2016 – Come risposta a una precarizzazione del lavoro e della vita sempre più intensiva, la comunità di MACAO lancia una sperimentazione interna di remunerazione delle attività svolte attraverso una moneta virtuale chiamata “CommonCoin”. La sua progettazione comincia un paio di anni prima (Effimera, 21/22 giugno 2014) grazie alla collaborazione di diversi ricercatori e ricercatrici e di Dyne.org Foundation.
L’idea è quella di creare una moneta che permetta di rendere la sua riproduzione indipendente dal ciclo di valorizzazione del capitale, capace di uscire dalla logica del rapporto salariale e dell’economia della promessa, per innescare un processo di risignificazione collettiva del valore. La sua successiva integrazione con un Basic Income interno alla comunità, ha lo scopo di “liberare tempo” e rendere più sostenibile lo sviluppo di una serie di attività produttive autonome e un maggiore investimento nella logica dei Commons. Il disegno complessivo è quello di un dispositivo tecno-politico volto a sperimentare il governo di uno spazio e di una comunità secondo un’etica post-lavorista. Il desiderio, infatti, è quello di erodere lo spazio che occupa il lavoro salariato nelle nostre vite e nel nostro immaginario, non solo per lavorare meglio ma per lavorare meno. “To ‘have time’ means to work less” (Dalla Costa 1971, 15) e, in effetti, abbiamo bisogno di tutto questo tempo per trasformare il nostro immaginario sul lavoro. Così, l’aspetto più interessante di questa sperimentazione si lega alla pratica di ripensare il valore, attività che porta la comunità di MACAO a visibilizzare e remunerare ciò che tendenzialmente non si riconosce: dalla cura delle relazioni alla partecipazione ai processi di governance. L’ambito ricreativo, l’ozio e la cura, diventano così i luoghi della cooperazione sociale e della produzione di ricchezza, stimolando il superamento del modello valoriale quantitativo, verso una sua prospettiva qualitativa: un’economia “affettiva” che si sviluppa intorno all’intensità relazionale e che valuta questi processi, prima ancora di prodotti specifici (Massumi, 2018).
2018- Tornando ai risultati dell’inchiesta sul Festival di Santarcangelo, due sono gli aspetti che più emergono. Da una parte, le scarse economie complessive che il Festival raccoglie ogni anno tra fondi pubblici e privati, se paragonate all’impatto sul territorio e alla dimensione del suo programma, problema che a cascata provoca altre criticità. Dall’altra, la crescente distanza – reale o percepita – tra cittadini e cittadine di Santarcangelo e l’evento annuale con la sua comunità di “addetti ai lavori”.
Decidiamo di concentrarci sull’aspetto della distanza come elemento da sfatare e come pratica per ristabilire una cooperazione sociale capace di far fronte ad alcuni dei problemi legati alle poche economie disponibili: un’azione necessaria ma da affiancare a più ampi processi di trasformazione delle politiche culturali in Italia.
L’idea è semplice, vogliamo parlare di economia, sentirla come un fatto che ci appartiene e che possiamo reinventare in ambienti capaci di accogliere le comunità che li attraversano, agendo un’etica radicale della cura come condizione di esistenza di una comunità politica (Jordan 2003, 268-274).
Decidiamo allora di contattare gli abitanti di Santarcangelo che si occupano di benessere del corpo, e di salute in generale, per sviluppare un intervento nello spazio pubblico che tenga insieme questa connessione: la costruzione di un’economia circolare attraverso l’ideazione di una moneta locale, la SantaCoin, e l’offerta di servizi per il benessere di una comunità mista, tra abitanti e pubblici, che attraverserà Santarcangelo dal 6 al 15 luglio. Tagli di capelli, massaggi, lettura di tarocchi, tatuaggi, consigli alimentari, esercizi posturali e altro ancora, saranno al centro di un’installazione nella piazza principale di Santarcangelo, durante i fine settimana del Festival (7/8/13/14 luglio 2018).
Il programma si arricchisce di inediti “rituali” di cura con il sostegno di una trentina di professionisti del paese, mentre la circolarità della nuova “crypto” moneta è resa possibile dalla collaborazione con Commonfare e il circuito finanziario di social wallet da loro sviluppato “per assicurare la sostenibilità economica, l’autonomia e la libera espansione delle buone pratiche di welfare cooperativo” (Commonfare, 2018).
Il Festival di Santarcangelo diventa dunque il luogo ideale dove giocare “ai soldi” e il progetto Crypto Rituals lo spazio performativo per la produzione di Commons.
Con SantaCoin, sotto forma di talismano dotato di un QR code, il pubblico accede a tutti i servizi del Festival – dagli spettacoli alla mensa, dalla manicure alla lettura di tarocchi. Anche la comunità di locali coinvolta nel progetto può spendere le SantaCoin percepite durante i fine settimana, generando così più momenti di scambio tra cittadinanza e Festival.
Futuro
A Festival chiuso, gli attori del progetto si incontreranno per capire insieme cosa fare del plusvalore che Crypto Rituals potrebbe produrre. Forse si deciderà che “rilassarsi” deve poter essere una pratica accessibile e un bene comune, forse si deciderà di pagare lo stipendio della Sindaca in SantaCoin o forse accadrà qualcosa che semplicemente non si può predire. Quello che ci interessa è stimolare le persone a immaginare ambienti economici e relazionali differenti e a pensare chi sono e cosa fanno all’interno di questi ambienti.
Il rifiuto dell’economia della scarsità non può che essere un gioioso “no” collettivo a un modello, per crearne un’altro più vivibile e contagioso.
Bibliografia
Convegno a cura di Effimera e MACAO. 2014. La sfida della Moneta del comune e dell’istituzione finanziaria del comune: quali alternative reali? Un primo laboratorio di discussione. Milano.
Dalla Costa, Mariarosa. 1971. Women and the Subversion of the Community.
Massumi, Brian. 2018. 99 Theses on the Revaluation of Value: A Postcapitalist Manifesto. Minneapolis: University of Minnesota Press.
Jordan, June. 2003. Some of Us Did Not Die. New York: Basic Books.
Commonfare. 2018. Santacoin – Commonfare powers Crypto Rituals at Santarcangelo Festival.