Com’è iniziata questa cosa della Tournée da Bar?

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    Nella puntata precedente:
    Laura: “Posso chiederti una cosa, prima di iniziare?”
    Davide: “Certo, dimmi…”
    Laura: “Com’è iniziata questa cosa della Tournée da Bar?”
    Davide: “… È una lunga storia”

    Il percorso per arrivare alla Tournée da Bar è stato lungo, pieno di imprevisti e sorprese; ma per molti versi inevitabile, visto che coniuga le due passioni di Davide: quella per il teatro – che gli è stata attaccata dal padre Fabrizio, scenografo – e quella per il bar, che invece ha coltivato tutto da solo. A differenza dei bar, inoltre, il teatro Davide l’ha frequentato fin da bambino, seguendo il padre nei vari spettacoli e trovandosi ad assistere a molti di questi direttamente da dietro le quinte.

    Ed è proprio dietro le quinte che, attorno ai 5 anni, Davide rimane per la prima volta colpito da questo mondo, osservando un attore intento a recitare la parte di un principe, con tanto di armatura. Finita la parte, l’attore esce dal palcoscenico, ma esce anche dal personaggio: dove fino a un minuto prima c’era un principe in armatura, all’improvviso Davide scopre una persona normale, che inizia subito a scherzare con i colleghi e poi va a fumarsi una sigaretta. Una situazione magica, che ha colpito moltissimo la sua immaginazione. Parecchi anni dopo, Davide scoprirà che ciò che a lui era parsa magia, assomigliava a quanto teorizzato da Diderot nel “Paradosso sull’attore”.

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    La posizione dalla quale Davide può assistere al mondo del teatro ha avuto sicuramente una parte importante nella decisione di tentare la carriera attoriale. Così, attorno ai 15 anni, Davide comincia a fare i primi stage e i primi seminari estivi. “Mio padre collaborava con Corrado D’Elia (all’epoca regista al Teatro Libero di Milano, ndr), che quell’estate teneva un laboratorio estivo sull’Otello a Numana, nelle Marche. Finito quel seminario non avevo più dubbi: volevo fare l’attore”.

    Davide inizia a frequentare regolarmente i corsi tenuti da D’Elia al Teatro Libero di via Savona. Dopo una lunga pratica nei laboratori, approda alla compagnia degli ex allievi del Libero e da lì nella compagnia vera e propria del teatro, sempre guidata da Corrado D’Elia. Passano due o tre anni e per Davide giunge un momento spartiacque: “Dovevo fare Romeo in una ripresa di Romeo & Giulietta. Per prepararmi avevo avuto solo pochissimi giorni e il risultato non mi aveva soddisfatto per niente. Mi ero reso conto di non avere ancora i mezzi tecnici necessari, di avere bisogno di proseguire la mia formazione attoriale”.

    A circa 23 anni, Davide decide di iscriversi all’Accademia Paolo Grassi: “Mi trovavo però in una situazione strana, visto che già da parecchio tempo lavoravo come attore professionista. Gli insegnanti mi spiegarono che nel mio caso il loro lavoro non sarebbe consistito nell’insegnarmi delle tecniche, ma nel togliermi delle tecniche errate che avevo maturato nelle passate esperienze per poi cominciare tutto da capo”. Conclusi gli studi, non resta che cominciare da capo a cercare lavoro: “Mi presero per seguire un laboratorio con Paolo Rossi e alla fine di questo mi venne proposto di entrare a far parte della compagnia che avrebbe portato in scena il loro prossimo spettacolo: Ubu Re d’Italia”.

    Si tratta di un’occasione unica, sei mesi di tournée nel 2008 con un attore del calibro di Paolo Rossi. Lo spettacolo, però, non s’è mai fatto a causa di “problemi medici” avuti da Rossi; la sospensione avvenne a prove a concluse, a un giorno dal debutto. Di tutta quella vicenda, rimane ancora qualche traccia in rete.

    Poco dopo, avviene il secondo incontro decisivo, quello con Massimo Castri: “Se con Paolo Rossi stavo imparando soprattutto il rapporto con il pubblico, con Castri ho imparato il lavoro sul testo, un lavoro molto serio anche dal punto di vista dell’affabulazione e dell’analisi delle scene, dei sottotesti e delle pulsioni che muovono i personaggi. Uno degli esercizi che mi colpì di più fu il racconto in prima persona di quello che era accaduto al tuo personaggio tra un ingresso e l’altro. Ho capito che un attore dovrebbe sempre avere in testa che cosa ha fatto il suo personaggio anche quando non è in scena”. Una tesi universitaria sul lavoro di Castri si può scaricare da qui.

    Massimo Castri sceglie infatti Davide per uno spettacolo, il “Porcile” di Pasolini, allo Stabile di Roma. Al “Porcile” seguono due mesi di master per attori e due spettacoli, “La Presidentessa” e “Il Misantropo”, sempre con Castri.

    Il terzo incontro fondamentale avviene proprio durante la messa in scena del Misantropo, nel 2011; il protagonista è Massimo Popolizio: “Un attore classico, dotato di una capacità e una tecnica vocale impressionante”. In questo spettacolo, però, il ruolo di Davide è molto limitato: “All’inizio ero indeciso se accettare o meno il ruolo. Certo, venivo pagato e c’erano grandi attori, ma io restavo in scena pochi secondi, giusto il tempo di recitare un paio di battute che, tra l’altro, Popolizio voleva che ‘bruciassi’. Decisi di andare, ma al contempo di iniziare a lavorare a qualcosa di mio”.

    Così, Davide inizia a lavorare a un testo durante i tempi morti dello spettacolo; un testo irriverente con protagonisti alcuni burattini per il quale si farà poi aiutare dal drammaturgo Federico Perrone. “Nel mentre, però, continuavo a lavorare e a fare serate. Dopo uno di questi spettacoli, ero andato al Mai dire Bar di via Savona con amici e colleghi. Iniziai a raccontare dello spettacolo che volevo portare avanti.

    Il bar era pieno e c’era parecchio rumore, per farmi sentire da tutti a un certo punto, preso dalla foga, salii sulla sedia e iniziai a raccontare cosa volevo fare, alzando la voce e anticipando qualche battuta. Alla fine, mi resi conto che il bar era in silenzio e che tutti mi stavano guardando. A quel punto ho buttato lì una frase di chiusura: ‘Questo è lo spettacolo che voglio fare!’. È scattato un bell’applauso, ma soprattutto è scattato qualcosa in me: c’era l’atmosfera giusta, la gente era più coinvolta di come l’avevo vista solo poche ore prima in un teatro. Io avevo il mio spettacolo, ma vista la chiusura del sistema teatrale alle giovani proposte non sapevo come fare per riuscire a portarlo in giro; a quel punto avevo capito: lo spettacolo l’avrei portato al bar”.

    Il primo spettacolo che Davide porta in giro tra bar, circoli Arci e centri sociali, nel 2011, è “Tritacarne Italia Show”: il protagonista è un burattino politicamente scorretto che si ribella al padrone. Da attore, inizia gradualmente a diventare anche project manager del suo stesso spettacolo; mettendo a frutto anche la capacità organizzativa e promozionale assimilata nei parecchi anni vissuti a fianco di Corrado D’Elia e anche una certa dote innata.

    Dopo la prima esperienza, arriva l’incontro con la musica nello spettacolo-concerto “Mercatino di San Lorenzo” in cui collabora con il cantautore Francesco Piccolo ed incontra il polistrumentista Tiziano Cannas con cui instaura un rapporto collaborativo che dura tutt’ora. Arriva poi il passaggio a Shakespeare con l’Otello, Romeo & Giulietta e quest’anno l’Amleto. Tutti spettacoli in cui giocheranno un ruolo fondamentale gli incontri con personaggi del calibro di Rossi, Castri e Popolizio: “Se si guarda alla Tournée da Bar, si capisce che nel mio lavoro ho provato a sfruttare i loro insegnamenti: il rapporto con il pubblico imparato da Rossi; il lavoro sul testo e sul sottotesto appreso da Castri e l’uso della voce da Popolizio”.

    Ma soprattutto, anno dopo anno, la Tournée da Bar continua a crescere. Alla decina di repliche con poche centinaia di spettatori del 2011, si arriva agli oltre 6mila spettatori del 2016, lungo l’arco del quale sono previste 60 repliche: “Col passare degli anni ho capito che il progetto funzionava, che il pubblico reagiva molto bene e che anche i mass media si interessavano alla mia idea di diffusione culturale dal basso. Quest’anno, anche con la vittoria del bando cheFare, è stato un po’ quello della consacrazione”. E in effetti, nonostante le nuove esperienze con il doppiaggio e qualche spettacolo con altre compagnie, il lavoro di Davide si sta ormai concentrando sulla sola Tournée da Bar

    Il racconto a Laura della nascita della Tournée è stato parecchio lungo; ma di cose da dire ce n’erano eccome. Passano alcuni giorni, Davide si trova assieme a Riccardo, Sara e Laura in uno dei primi bar in cui dovranno portare lo spettacolo. A un certo punto, Davide ammutolisce.

    Riccardo: “Davide, tutto bene?”
    Davide: (silenzio)
    Riccardo: “Ci sei?”
    Davide: (silenzio)
    Sara: “Stai bene?”
    Davide: “Ah, no scusatemi, è che stavo pensando a una cosa”
    Laura: “Che cosa?”
    Davide: “No, è che è assurdo che questo luogo sia lo stesso in cui facciamo spettacolo”
    Riccardo: “In che senso?”
    Davide: “Ora mi pare completamente diverso”

    to be continued

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