Rosetta. Nomadismo culturale a Milano

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    Il lancio di Rosetta è domani, martedì 24 alla Casa della Cultura di Milano dalle 18.30

    Come tradurre il contemporaneo? Come setacciare e selezionare cosa rimarrà di questi anni dieci?
    Se negli anni la leggerezza calviniana è diventata icona di un’attitudine letteraria, quasi paradossalmente la produzione culturale si è addensata, rendendo le pietre narrate dal maestro della letteratura una zattera alla deriva verso le Azzorre, come ben racconta Saramago.

    Sebbene non tutte le produzioni culturali classiche abbiano subito questa deriva tettonica, sicuramente lo spazio tra i saperi e i pubblici è andato dilatandosi, e la cifra del divertimento, assieme all’entusiasmo, si è, spesso, rarefatta nella distanza.

    Allo stesso modo, la storia italiana di fine del novecento e dei primi anni duemila ha ancorato all’idea di intrattenimento, di piacere tout court, i fantasmi di una politica passata e presente che ha parzialmente scisso la relazione tra sapere e piacere. Il craxismo prima e il berlusconismo poi sono state le zavorre storiche che, dopo Genova 2001, spartiacque e vero e proprio terremoto culturale e politico, hanno escluso la coesistenza di intrattenimento e sapere critico.

    L’originale è infedele alla traduzione – Jorge Luis Borges

    Tuttavia, in varie forme, e in modi più avventizi, i processi culturali si sono impossessati degli spazi di intrattenimento, dei fine settimana, delle gite fuori porta, delle escursioni, dei laghi di provincia lombardi e delle visite ai palazzi ducali. Da una parte un sapere specialistico arroccato nelle sue categorie, dall’altra una fruizione a bassa intensità, che permetteva un apprendimento spesso al contagocce diluito nei molti spritz nei centri di provincia, nuovi spazi propulsori di fiere del sapere.

    Intensità e piacere, intrattenimento e senso critico sono sempre state due opzioni difficilmente coniugabili, quasi che una colpa si fosse sempre accompagnata alla piacevole fruizione della politica, del dibattito, della critica sociale e culturale.

    Come coniugare il bisogno di spiegare il presente, di decifrarne la complessità senza affondare nel peso del quotidiano, che non risparmia nessun aspetto della vita?

    Noi abbiamo pensato a Rosetta.

    rosetta milano casa della cultura chefare

    Rosetta è di per sé concetto polisemico: richiama la sonda dell’Esa che ha compiuto la sua missione ed è atterrata sulla superficie della cometa 67P alla fine di un viaggio durato 12 anni. Rosetta è una sonda spaziale, che si eleva per appoggiarsi sulla scia di una cometa, un elemento reale che però attinge all’immaginario fantastico, quasi magico. Il sapere scientifico che produce poesia. Rosetta è un personaggio-icona milanese: la Rosetta della Vetra, prostituta narrata da Sciascia, ma anche canzone della ligera. Rosetta è il pane, a Milano chiamato “michetta”, alla base dell’alimentazione della classe operaia che va in paradiso.

    Rosetta è il luogo in Egitto in cui è stata ritrovata la stele in pietra che ha permesso la traduzione dei geroglifici, e l’accesso ad un patrimonio culturale inestimabile, ma rimasto, sino ad allora, incomprensibile.

    Lontana dalle capitali, la dimensione ai margini del luogo Rosetta ha permesso di spiegare meglio le metropoli dell’Egitto e il senso di quella produzione culturale. Allo stesso modo, l’idea alla base di Rosetta è di scegliere i margini, gli interstizi della creatività che spesso si sviluppano lontano dal Duomo, quegli spazi subalterni che possono assumere una nuova centralità. Si tratta di un progetto dalla forte vocazione milanese, sia per la storia della Casa della cultura, sia perché Milano è cartina tornasole dei cambiamenti che attraverseranno lo stivale, sia perché è la città la dimensione con cui si misura questa progettualità. L’idea è di una mappa emozionale della cultura, di una città che da via Borgogna si connette con via Bergognone, via Tertulliano, via Paolo Sarpi, via Oxilia, ma anche via Baroni, via Pizzolpasso, via Uccelli di Nemi, via Novara, Viale Molise, le traiettorie conosciute e quelle da inventare, traducendo i passi, i tram, le metropolitane in percorsi culturali.

    L’originale è infedele alla traduzione, è quello scarto che ci interessa, e che ci piacerebbe intercettare, perché è in quella infedeltà che si annida la novità, la cifra del contemporaneo, e perché no, il divertente, il ludico, il leggero dotato di senso.

    Nessuna pesantezza, nessuna dimensione elitaria, nessun paternalismo: il piacere di interrogarsi sull’oggi, immaginando il domani.

    Rosetta è un progetto culturale nomade promosso da CheFare e Casa della Cultura. Del nomadismo porta i due tratti principali: lo spostamento e il tentativo di comprensione e comunicazione tra spazi e concetti differenti, assumendosi l’onere di traduzioni imperfette, ma, si spera, originali.

    Spazi di cultura, spazi di traduzione e contemporaneità: Rosetta sono 9 incontri all’anno (come le nove zone di Milano) in luoghi che rappresentano per noi la cifra della novità o che contengono un senso o un richiamo specifico ad una tematica e che possono fare da ponte tra le forme i livelli di una produzione culturale che spesso fatica a dialogare per davvero. Come sciogliere il nodo gordiano tra divulgazione e sapere specialistico? Come rendere accessibile la complessità senza perderne il senso critico? Come salvare e privilegiare la leggerezza, rispetto alla statica pietrificazione? Queste sono le sfide di Rosetta, questi sono gli elementi alla base di questo percorso culturale.

    Ogni luogo diventa parte generativa del processo, perché gli eventi saranno co-prodotti, pensati a partire dagli spazi, dai pubblici e dalle urgenze della riflessione. E soprattutto perché sebbene il richiamo nominale è alla sonda spaziale, Rosetta vorrebbe intrecciarsi alle realtà dei territori, non precipitare processi culturali senza un rapporto con il quartiere, le problematiche, le esigenze degli luoghi in cui si muoverà. Questa co-produzione rappresenta il processo di traduzione, il carattere di originalità: cercare un linguaggio comune per parlare alla città, per discutere, per capire insieme ciò che accade e per poterlo problematizzare.

    Rosetta è luogo, è un sapore, è un pensiero, che congiunge la critica e la solidità di Casa della Cultura alla nuova conflittualità proposta da cheFare.

    Cosa ci interessa? Cosa vogliamo davvero capire fuori dagli spazi del dibattito social? In che modo vogliamo soffermarci sul presente? Le tematiche si rincorrono, e molte sono possibili, dalla migrazione che travolge tutti gli ambiti della conoscenza alla post-verità, alle forme di populismo, al cibo, tema principe del nostro quotidiano. Ma queste sono solo piccole suggestioni, perché Rosetta è e deve essere processo in divenire. Attualizzare il pensiero, rendere piacevole la discussione, avere voglia di investire due ore del proprio tempo per un piacere che è leggero ma critico: discutere insieme, in una dimensione collettiva.

    Questo è il senso della traduzione: questo è l’originale, questa è la proposta collettiva di infedeltà.

    Grazie ad un contributo di Fondazione Cariplo, Rosetta sposterà la porta rossa (come concetto e come tensione e riflessione) nelle nove zone della città per il biennio 2017/2018.

    Nove aperitivi all’anno, nove temi per comporre l’oggi, nove spunti critici per prepararci al domani.


    Il lancio di Rosetta sarà martedì 24 gennaio 2017 alle 18.30 in Casa della Cultura, in Via Borgogna, 3 a Milano (MM 1 San Babila).

    Il programma della serata:
    ore 18.30
    Perché Rosetta?
    Intervengono: Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura di Milano e Bertram Niessen, direttore scientifico di cheFare

    ore 19.00
    Cos’è Rosetta?
    Interviene Valeria Verdolini, Responsabile del progetto Rosetta per cheFare

    ore 19.30
    Dov’è Rosetta? Quali spazi per la cultura a Milano?
    Brevi interventi delle realtà coinvolte nel progetto Rosetta

    ore 20.15
    Dancing Rosetta
    Aperitivo e dj set a cura di Matteo Saltalamacchia

    Note