Le novità della sesta edizione del bando culturability, un’intervista con Roberta Franceschinelli

Scarica come pdf

Scarica l'articolo in PDF.

Per scaricare l’articolo in PDF bisogna essere iscritti alla newsletter di cheFare, completando il campo qui sotto l’iscrizione è automatica.

Inserisci i dati richiesti anche se sei già iscritto e usa un indirizzo email corretto e funzionante: ti manderemo una mail con il link per scaricare il PDF.


    Se inserisci il tuo indirizzo mail riceverai la nostra newsletter.

    image_pdfimage_print

    Il bando culturability, promosso da Unipolis, dal 2013 sostiene progetti di innovazione culturale e sociale con un’attenzione specifica agli spazi culturali nati da processi di rigenerazione e riattivazione.

    Alle prime cinque edizioni (2013-2018) hanno partecipato 3.112 progetti. 80 di questi sono poi stati accompagnati in percorsi di formazione, e 39 hanno ricevuto un contributo economico a fondo perduto di circa 50 mila euro per progetto, oltre alla possibilità di proseguire il percorso di mentoring.

    Il bando 2020, lanciato il 15 aprile dopo una pausa di ripensamento strategico, ha un budget complessivo di 600.000 euro e presenta alcune importanti novità rispetto al passato.

    Abbiamo deciso di intervistare Roberta Franceschinelli, coordinatrice dell’area cultura di Fondazione Unipolis, per aiutare chi sta cercando di capire se il bando fa al caso suo.

    Il bando culturability è uno dei più longevi nell’ambito dei bandi italiani per l’innovazione sociale a base culturale. Quali sono stati i principali cambiamenti in questi anni?

    Il primo bando culturability risale al 2013, un contesto culturale molto diverso rispetto a quello attuale per quanto è avvenuto in termini di nuove progettualità, modalità e processi emersi. L’obiettivo iniziale era contribuire a far affiorare e sostenere organizzazioni e progetti innovativi e “pionieri” nel settore culturale e creativo ad alto impatto sociale. Finalità e oggetto del bando si sono poi evoluti, consapevoli che quella spinta trasformatrice richiesta ai partecipanti dovevamo in primis mantenerla noi.

    Dal 2016 la call è stata indirizzata in maniera esclusiva a processi di rigenerazione di spazi a base culturale

    E da loro abbiamo imparato, capendo che il modo di fare innovazione culturale e sociale delle realtà intercettate passava spesso da un luogo fisico, epicentro non solo delle attività, ma anche dei rapporti con le comunità di riferimento. Per questo, dal 2016 la call è stata indirizzata in maniera esclusiva a processi di rigenerazione di spazi a base culturale. La formula di supporto ai beneficiari è solo in parte cambiata, affiancando sempre a un contributo economico anche un supporto e un accompagnamento più generali, finalizzati a far crescere non solo la specifica progettualità, ma a favorire processi di empowerment delle organizzazioni e dei singoli professionisti coinvolti.

    Guardando al bando 2020, quali sono le principali novità?

    Nel 2019 ci siamo presi una pausa, quella necessaria per riprogettare un programma che rischiava di ripetersi con una formula collaudata ma forse “stanca”. Il nuovo culturability, ancor più rispetto alle edizioni precedenti, non è un bando per progetti, ma per sostenere le organizzazioni. Una questione che sta causando qualche confusione fra i partecipanti, drogati da anni di “progettificio”!

    Con le edizioni precedenti abbiamo contribuito a far nascere molti nuovi luoghi culturali: un’esperienza emozionante stimolante, di scoperta continua. Credo, però, sia giunto il momento della maturità per noi e per le tante realtà diffuse in tutta la penisola. Per questo, il bando 2020 intende favorire la crescita e il consolidamento di centri culturali innovativi e ibridi già attivi da almeno due anni. Non è più finalizzato a far emergere nuovi spazi, ma ad accompagnare luoghi nati da alcuni anni attraverso processi di rigenerazione dal basso che necessariamente non coinvolgono solo gli immobili, ma le comunità che li abitano.

    Il bando 2020 intende favorire la crescita e il consolidamento di centri culturali innovativi e ibridi

    Inoltre, il bando diventa biennale, più “lento” articolato: sosterremo economicamente e accompagneremo i centri culturali selezionati in un percorso che dura fino a un anno e mezzo, nel corso del quale il contributo sarà erogato in diverse tranche in funzione del raggiungimento di risultati d’impatto concordati all’inizio del percorso. Infine, quest’anno ci accompagnano molti più partner rispetto alle edizioni precedenti. Una rete di valore messa a disposizione di chi inizierà questo viaggio insieme a noi.

    culturability ha sempre avuto grandi numeri di application. A maggior ragione – in un momento difficile come questo dove chi è stato costretto a fermare le proprie attività cerca di investire nella progettazione – sicuramente ci sono ancora più organizzazioni culturali in giro per l’Italia che stanno pensando di applicare. Sulla base della tua esperienza, chi è che NON dovrebbe applicare? In altri termini, chi è che sta pensando di partecipare a culturability ma potrebbe impiegare meglio le sue energie?

    I luoghi della cultura sono stati duramente colpiti dalla crisi e dalla chiusura obbligata di questi mesi. È comprensibile che le organizzazioni siano, quindi, alla ricerca di fondi. Ma non esistono bandi che vanno bene per tutti. E, considerato il tempo e il costo che progettazione porta via, consiglio di partecipare solo se ci si ritrova nella descrizione di nuovo centro culturale ibrido che viene fornita dal bando (una rilettura approfondita del paragrafo 4 del regolamento potrebbe servire).

    Stanno arrivando molte richieste da parte di luoghi della cultura “tradizionali”, che non sono coerenti con i processi di innovazione culturale con impatto sociale e civico, così come con la sperimentazione di nuove logiche di collaborazione con le comunità di riferimento, che sono richiesti dal bando. Inoltre, sebbene questi centri siano multisettoriali e ibridi, la dimensione culturale-creativa-artistica deve essere prevalente, non ha senso applicare se lo spazio ha una natura diversa e si occupa solo in maniera tangente di cultura. Infine – per i tanti che continuano a chiederlo – sì, il tema della rigenerazione, l’anzianità di due anni del centro e la concessione “non problematica” sono vincolanti per l’ammissibilità…

    Al contrario, proviamo a immaginare il “candidato ideale”. A cosa dovrebbe prestare particolarmente attenzione nella progettazione per culturability 2020?

    Il candidato deve aver chiaro, e saper raccontare cosa è il proprio centro culturale e cosa vuole essere in futuro. Ritorno a un tema toccato prima: il bando non chiede di immaginare progetti, ma di descrivere in primis quel luogo della cultura, con le attività e i processi che ha innestato negli anni.

    Le organizzazioni hanno la necessità di fare leva su capacità innovative che guidino verso orizzonti futuri

    Al contempo, non si partecipa a culturability per restare chi si è già, ma lanciamo una sfida: usare il bando per intraprendere un percorso di trasformazione lungo tre direttrici di innovazione (purpose, sfera amministrativa e gestionale, rapporto tra qualità artistica/culturale e comunità di riferimento).

    Le organizzazioni hanno la necessità di fare leva su capacità innovative che guidino la transizione verso orizzonti futuri preferibili. Valuteremo con grande attenzione questo aspetto e chi partecipa deve essere pronto a cogliere la sfida, sapere quale viaggio vuole intraprendere ed essere certo che i compagni di viaggio giusti siamo noi.

    Note