Progettare l’incertezza: decisioni&disegnini volume III

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    «La tattica è sapere cosa fare quando si ha qualcosa da fare; la strategia è sapere cosa fare quando non si ha niente da fare,» dice Savelij Grigorevic Tartakover.

    Oggi, evidentemente, non abbiamo niente da fare e quindi possiamo dedicarci alla più pura meditazione su come andrebbe fatto.

    Anche se fino ad oggi abbiamo disegnato dei quadratoni spaccati al centro, quello che sappiamo e quello che non sappiamo non sono due metà; credo che ne siate consapevoli e non vi offenderete se ve lo rammento. Checché: nella vita reale -e a volte al di là della nostra consapevolezza- accade che le cose che non sappiamo sopravanzano quelle che sappiamo di una quantità vertiginosa, incommensurabile, abissale.

    Insomma lArea di Murphy -quella delle cose che sapete di non sapere– avete più o meno idea di dove inizia ma non vi potete immaginare dove finisce.

    Nonostante la grande considerazione che ognuno di noi ha di sé, la nostra propria area di confidenza (la S di SWOT) è comunque minuscola e i nostri competitor –di cui abbiamo laltra volta esaminato il quadratone– non lo sanno ma lo devono supporre.

    Quello che sanno che sappiamo di sapere eccetera in una condizione più simile al vero

     

    Quello che ci deve consolare è che questa situazione è ovviamente a carattere generale, i nostri concorrenti sono nella situazione uguale ed opposta alla nostra: aver compagno al duol scema la pena (shema la pena).

    Appare dunque necessario considerare i quadratoni nostro e del resto del mondo come asimmetrici ed indipendenti, pur se insistenti sul medesimo dominio.
    In breve, per avere un quadro -o quadratone- dinsieme dobbiamo sovrapporli.

    Noi siamo in alto a sinistra, il resto del mondo nell’angolo in basso a destra; ci unisce la diagonale principale

     

    Ora, con la pazienza di Tartakover e lintelligenza degli elettricisti, andiamolo a leggere.
    Per quanto abbiamo appena detto, non sono più quadrati ma aree pressappoco rettangolari inscritte in un quadrato: il mondrian che dicevamo, un tartan se preferite, visto che è un pocomplicato.

    Teniamo presente inoltre che ora stiamo ragionando non più su noi stessi, come la prima volta che abbiamo disegnato il quadratone SWOT, ma sulle nostre opportunità strategiche in rapporto alla concorrenza, quindi le considerazioni che faremo saranno sempre in relazione alle nostre posizioni di forza o debolezza rispetto al resto del mondo.

    Intanto questo mondrian contiene le aree che conosciamo già, quindi possiamo posizionare noi stessi e i nostri concorrenti agli estremi della diagonale principale.
    Concediamoci la prelazione dellosservatore e iniziamo la discussione muovendo dal primo quadrante in alto a sinistra, cioè dalla nostra Area di Confidenza. Essa continua a confinare con lArea di Murphy a destra e con lArea delle Alleanze in basso ma queste si sono divise in segmenti a noi prossimali e distali.

    Le Aree di Murphy Prossimale e Distale

     

    LArea di Murphy prossimale ovviamente è vicina alle cose che sappiamo, un asse orientato verso destra in ascissa può rappresentare la misura di tale vicinanza.

    Come prima, lArea di Murphy è il campo della mia debolezza e questa è tanto più forte quanto più lontana è da me. LArea di Murphy prossimale è una debolezza debole, perciò. Anche perché (e qui seguitemi perché può girare un pola testa): contiene quello che non so di sapere + quello che non sanno che so. Cioè cose che non so di sapere ma che gli altri non sanno che non so di sapere; più semplice: non sanno che non so di sapere certe cose. Insomma non possono usarle contro di me. Poteva andar peggio, no? È più facile che faccia io delle scoperte qui (spiacevoli forse, ma comunque istruttive) piuttosto che i miei avversari. Pertanto LAdM prossimale è il Campo degli Aggiustamenti, o dei Risvegli di Soprassalto se preferite.

    Proseguendo verso destra nella nostra inconsapevolezza (addentrandoci fra le cose che non so di sapere, cioè) troveremo lAdM distale e qui perdiamo il favore dellignoranza avversaria: quello che non so di sapere + quello che sanno che so.
    Gli altri sanno quali sono le cose che non so di sapere: le scoperte qui le fanno loro, nel senso che ci possiamo aspettare (generalmente brutte) sorprese.

    In basso, allo stesso modo quello che so di non sapere, che è il campo delle opportunità, creerà le Aree delle Alleanze prossimale e distale, vediamole:

    Area delle Alleanze prossimale: cose che so di non sapere + quello che non sanno che so: non può far male, anzi: opportunità di invenzioni al riparo da azioni ostili. Area delle Alleanze distale: cose che so di non sapere + quello che non sanno che non so: è un poun campo minato ma dal lato nostro c’è un non di meno. È comunque un campo di opportunità ma meno confortevole: non mi aspetto aperte ostilità ma azioni di spionaggio (ostile).

    Le Aree delle Alleanze Prossimale e Distale

     

    Restano due aree ancora contese.
    Muoviamoci a destra dellAdA distale: c’è quello che non so di non sapere + quello che non sanno che non so. È una Terra di Nessuno, rischiosa per ambo le parti perché costituisce ragione di sospetto nel nostro concorrente mentre per me è solo stolida ignoranza. La misura dellincertezza del mio avversario mi protegge a mia insaputa.

    Sotto allArea di Murphy distale c’è quello che non so di non sapere + quello che sanno che so.
    Siamo più vicini al nostro avversario: questa zona è il reciproco della nostra AdA prossimale ed è pertanto terra di conquista del nostro concorrente; noi qui siamo fortemente svantaggiati ed il peggio è che non ce ne rendiamo nemmeno conto: è il campo dellInnovazione Ostile.

    Ora, prima di smettere di annoiarvi (per questa volta), resta il compito facile di presentarvi il convitato di pietra che è lì muto e ingombrantissimo. In mezzo al quadratone mondrian si è aperto un buco molto ampio non più definibile con le categorie che abbiamo usato finora visto che le linee in mezzo al quadrato dovrebbero essere bordi di campi adiacenti ma, come si vede, sono diventate frontiere distinte.

    L’inafferrabile Materia Oscura

    A malincuore tocca ammettere che questo modello è incompleto oppure introdurre una ulteriore categoria -paradossale- di inaccessibilità del conoscibile: una materia oscura che serve a completare la nostra cosmologia ma che non sappiamo cos’è. O meglio: che nessuno sa cos’è. In uno sdoppiamento lungo la diagonale secondaria, riconoscendoci per un attimo nel resto del mondo, appare semplice individuare un campo di ignoranza speculare e pertanto insondabile.

    Non è escluso che si possa procedere con ragionamenti sullevoluzione temporale di questo modello, ovvero sulla sua dinamica, ma credo che il caffè si sia freddato, suonano alla porta, devo andare, tranqui vi richiamo io, ciao, ciao, ciaociaociao

    Note