Che le organizzazioni pubbliche soffrano l’imprevedibilità e la complessità dei nostri tempi è ormai condiviso. In Italia particolarmente, ma le difficoltà nell’assumere il ruolo di guida e orientamento, che sta minando le funzioni di rappresentanza della politica, è qualcosa che osserviamo con differenti gradienti e soluzioni anche in molte altre nazioni del mondo.
Non si tratta solo dell’effetto di shock finanziari, crisi energetiche e climate change. Certo, megatrends e forze di cambiamento in atto hanno fatto salire di quota la nebbia d’incertezza che, in normali condizioni, aleggiava più frequentemente ad altitudini più basse della piramide sociale. Tuttavia, le difficoltà nel costruire agende di futuro efficaci risiedono anche nella scarsa abitudine delle PA di coltivare in modo strutturale le competenze previsionali dei decision-makers pubblici e nel coinvolgere le/i cittadine/i agli esordi dei processi decisionali e strategici.
Per uscire dall’impasse, due sono le grandi vie che generalmente le istituzioni stanno percorrendo per riacquisire la competenza anticipatoria cui sono demandate e l’una è qualitativamente diversa dall’altra.
Nella prima l’incertezza viene significata come un limite dell’osservato, la complessità e l’eterogeneità come dissonanza cognitiva e il futuro come il prolungamento elastico del presente. Le conseguenze per le PA spesso si traducono nell’irrigidimento delle dinamiche direttive in senso top-down, nell’esclusione dai tavoli decisionali di larghe fette delle società e nella sovrapposizione delle agende di futuro con quelle del domani.
Nell’ambito del Futures & Foresight, disciplina che esplora in modo sistematico scenari futuri per costruire strategie nel presente, definiamo questo fenomeno “presentismo”: manifestazione socio-patologica, a carattere temporale, contraddistinta dalla difficoltà di proiettare gli sforzi anticipatori al di là dell’orizzonte del presente e immaginare qualcosa di diverso da quello che già c’è.
Nella seconda, invece, l’incertezza viene concepita come risorsa degli osservatori, l’eterogeneità come ricchezza prospettica e il futuro come matrice di “possibili” costituzionalmente diverso dai “probabili” del presente. Quello che è stato realizzato in Siete presente – Giovani protagonisti del cambiamento, un percorso culminato con un evento-workshop realizzato da Forwardto con Giovanisì e la Regione Toscana tra luglio e novembre 2021, rappresenta un fecondo case study di questa seconda via.
Il progetto è culminato nella giornata del 18 ottobre presso Villa del Gombo, ex residenza presidenziale nel parco di San Rossore a Pisa, con un workshop in presenza che ha visto la partecipazione di 80 giovani toscani under 40 (tramite una call a cui hanno risposto oltre 230). All’evento, arricchito dalla visita istituzionale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le/i giovani hanno lavorato in otto laboratori sulla cultura per l’elaborazione di scenari di futuro utili a orientare la pianificazione di indirizzi e l’allocazione strategica delle risorse del FSE.
L’iniziativa in sé costituisce un vero e proprio unicum: è il primo caso in Italia in cui una regione si è servita dei metodi e processi di Strategic and Partecipative Foresight per la definizione di policies pubbliche nel settore della cultura attraverso processi partecipativi bottom-up.
Il coinvolgimento, allora, delle/i giovani toscane/i non è qualcosa di scontato, tutt’altro. Nonostante ci imbattiamo oramai quotidianamente in dichiarazioni d’intenti sul dare voice alle/ai giovani e ai territori, nella concretezza dei fatti i proclami non vanno oltre lo statuto di semplici desiderata e/o operazioni di marketing.
Alla base di questo gap, tra parole e fatti, vi sono spesso bias culturali e di management, tra cui l’erroneo assunto che i processi partecipativi e di co-progettazione dei futuri, in fasi di alta incertezza e complessità, vadano a scapito dell’efficacia e dell’efficienza del processo. La letteratura scientifica e la ricerca applicativa facente capo agli Innovation Studies e ai Futures Studies attestano proprio questo: che, nei momenti in cui l’anticipazione di ciò che sarà diviene più complessa, si rende ancor più necessario attingere dalla ricchezza prospettica embricata nell’eterogeneità collettiva.
Modelli top-down sorretti da logiche mono prospettiche e da pensiero logico-lineare conducono a soluzioni tampone che esauriscono tutto il potenziale di “efficacia ed efficienza” nel corto raggio e nel breve periodo. Quello a cui abbiamo assistito in Siete presente è stata ciò che in gergo scacchistico viene definita “mossa del cavallo”: anziché giustapporre il ruolo delle/dei cittadine/i ai terminali delle catene del valore come meri esecutrici/tori di policies decise a monte, la Regione Toscana (insieme agli specialisti di Forwardto) ha accreditato la dimensione civica alle fasi iniziali della progettazione.
Questa operazione abilita almeno due funzioni strategiche.
La prima ha a che fare con l’acquisizione di visione sistemica. Le/I giovani partecipanti – selezionate/i tra operatrici/tori, artiste/i, ricercatrici/tori, appassionate/i del settore culturale – sono state/i riconosciute/i come portatrici/tori di una prospettiva privilegiata sull’ecosistema culturale, epistemologicamente unica e non omologabile ad altre. Non pochi punti di vista dominanti, ma tante piccole finestre che, affacciandosi da ottiche diverse, concorrono ad arricchire e co-progettare un unico e integrato paesaggio del presente.
La seconda funzione, invece, riguarda le dinamiche di engagement. Mentre nella maggior parte dei casi la generazione di consenso e partecipazione attorno a un nucleo progettuale-ideativo viene posta a valle delle operazioni decisionali, in Siete presente la dimensione di engagement è stata intesa in senso longitudinale.
Includendo le/i giovani a partire dalle fasi consultive, si ha avuto la possibilità, tra le altre, di comprendere le dimensioni dello storytelling fondamentali per la generazione di consenso, osservando live-stream e in un contesto “in scala” la costruzione delle narrative, dei linguaggi e dei focus tematici.
In questa cornice, le/gli 80 partecipanti hanno lavorato a 8 laboratori tematici diversi, otto prospettive da cui guardare la cultura in ottica long-term che rappresentano anche possibili indirizzi di politiche per la Regione Toscana verso il raggiungimento dei Sustainable Development Goals dell’Agenda Onu 2030: “Creare attrattività”, “Sviluppare competenze”, “Prendersi cura della bellezza”, “Favorire partecipazione attiva”, “Fare impresa nella (e per la) cultura”, “Transizione digitale sostenibile”, “Costruire connessioni” e “Cultura ambientale”.
L’evento di Siete presente è stato preceduto da una lunga fase preparatoria in cui il team Forwardto e Giovanisì hanno attivato in modo capillare una rete di stakeholders istituzionali, provenienti principalmente dal mondo della cultura. Il processo di mappatura e attivazione ha consentito sia di far emergere criticità, esigenze e opportunità feconde per il dialogo, sia di ampliare la visibilità della call rivolta alle/ai giovani.
Durante l’evento-workshop del 18 ottobre, le/i partecipanti sono state/i guidate/i nell’esplorazione di scenari di futuro (secondo il Forwardto Futurizing Process Model) percorrendo un vero e proprio viaggio nel tempo caratterizzato dalla successione di tre snodi di “futurizzazione”: a) l’analisi dei “futuri probabili” basati sulle forze di cambiamento visibili nel presente (come i cosiddetti “futuri istituzionali”, ricavabili da piani strategici, programmi d’azione ecc., già definiti e decisi da pochi decisori) e riguardanti le policies che attualmente stanno orientando l’azione per la crescita socio-economica; b) l’esplorazione dei “futuri possibili” per riflettere sugli “unthinkables” e fenomeni inediti al di fuori dei radar ordinari del presente; c) l’immersione nei cosiddetti “futuri auspicabili”, in cui trovano accoglienza le aspirazioni individuali e collettive delle/dei giovani.
Il mito, quindi, del visionario alla Elon Musk che vede e legge il futuro grazie alle sue capacità divinatorie, non solo è fuorviante ma anche controproducente quando a interpretarla è una amministrazione pubblica. Facendo leva sui metodi e le competenze di Futures & Foresight, la Regione Toscana si è resa consapevole che il futuro, prima anche ancora che essere una dimensione temporale, è un fatto culturale e collettivo, una tela bianca non predeterminata che può essere sfruttata in senso strategico e trasformativo.
La inter-disciplina del Futures & Foresight è portatrice di una epistemologia della complessità che ha nell’utilizzo strumentale del futuro il suo prisma euristico: il futuro, o meglio i futuri al plurale, sono dispositivi di generazione di coesione e di senso, mezzi per anticipare scenari dell’avvenire e reindirizzare le strategie del presente, strumenti innovativi per innescare processi trasformativi su più livelli.
Riprendendo il tema delle due grandi vie proposte in apertura, possiamo allora concludere affermando che Forecast e Foresight si danno l’addio proprio su queste righe: il primo, attivato con finalità predittive, analizza il presente e i suoi vettori di cambiamento per cercare di prevedere il futuro di breve termine nella maniera più accurata possibile sulla base di analisi quantitativo-statistiche. Mentre la seconda facilita l’immersione nei futuri a lungo termine per esplorare inediti, possibili e discontinuità per riconfigurare le strategie del presente e attivare il mindset giusto (un foresight mindset) per gestire incertezza e complessità.
Se le differenze di processo possono essere di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, le discrepanze di esito e di impatto derivanti da queste due grandi vie sono invece molto evidenti. Interventi condotti sulla base di metodi e metodologie di forecast producono indicazioni di indirizzo e di azione che emergono dai limiti del presente e non dalle sue opportunità/risorse, terminando il loro ciclo euristico e strategico nell’arco di pochi mesi o al massimo qualche anno. Percorsi di foresight invece, come nel caso di Siete presente, attivano un intero ecosistema territoriale, umano e progettuale attorno al costrutto del “futuro” stimolando l’acquisizione di competenze anticipatorie o future-proof per essere integrate in prospettiva life-span all’interno della cassetta degli attrezzi che utilizziamo per dare senso alle azioni del presente. Ergo, fate attenzione alla via che scegliete perché non proprio tutte le strade portano a Roma!
Immagine di copertina: Illustrazione di Irene Coletto