Pnrr, a rischio la qualità degli investimenti sociali

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    Associazioni poco coinvolte, meno risorse al Sud e pubbliche amministrazioni con competenze non sempre adeguate: è quanto emerge da “Il Pnrr, le politiche sociali e il Terzo settore”, rapporto del Forum nazionale Terzo Settore e Openpolis

     

    Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Pnrr e Terzo settore, un rapporto complesso, non facile certo. Nato sulla spinta solidale dell’Europa nel cuore della pandemia, considerato un’occasione unica per lo sviluppo del nostro Paese, il Pnrr sembra aver perso la tensione per cui è stato messo in campo. Incastrato nei mille rivoli della burocrazia e dei tecnocrati, ma soprattutto depotenziato a livello territoriale da una pubblica amministrazione, quella del nostro paese, disallineata e priva delle competenze necessarie, il Next Generation Ue (questo il suo nome tecnico) ha bisogno di tornare a quella tensione iniziale.

    Per farlo non può che passare per il terzo settore, vero anello tra pubbliche amministrazioni e territori e sentinella di frontiera delle reali necessità di cittadini e cittadine. È stata un po’ questo l’architrave della discussione che ha fatto da sfondo (e puntello) alla presentazione di Il Pnrr, le politiche sociali e il Terzo settore, rapporto (dati al 2022) realizzato dal Forum nazionale Terzo Settore e Openpolis. Dal report emerge una dolente constatazione: nonostante siano evocati nel testo del piano, gli enti del Terzo settore non sono stati effettivamente coinvolti nella sua concreta attuazione.

     

    Immagine di copertina di Endri Killo su Unsplash

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