Esplorazioni Next-Gen: la voce di giovani che costruiscono futuri possibili

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    La pandemia ci ha insegnato che gli esseri umani sono in grado di reagire alle discontinuità. Abbiamo reinventato il nostro vivere quotidiano e riorganizzato le connessioni. Nel corso degli ultimi due anni, il team di Forwardto ha realizzato una serie di progetti che hanno coinvolto le “nuove generazioni” (under 35). In tutte queste esperienze, sono state applicate le logiche del Futures & Foresight – cornice metodologica che consente di esplorare scenari futuri per costruire strategie e proposte nel presente – e naturalmente lo sguardo sul futuro è stato condizionato, in termini di vissuti, comprensioni e analisi, dalla pandemia. 

    Qui proviamo a restituire il senso di questi lavori, nei quali il viaggio verso orizzonti possibili ha dato rappresentanza, ascolto e riconoscibilità alle/ai giovani. Il futuro in questo caso è uno strumento attivatore di processi psicosociali e di sentimenti di appartenenza nutriti da aspirazioni individuali e collettive. Le pratiche futures oriented alimentano lo “stare insieme” e “il fare insieme”. Inoltre, innescano processi di innovazione sociale che traghettano il qui e ora verso futuri desiderati. 

    Cosa pensano del futuro le nuove generazioni? Dalla nostra esperienza emerge un diffuso disagio per il presente, cui si unisce la frustrazione e l’incapacità di investire nel proprio domani. Ciò non riguarda solo le biografie individuali, ma connota una società fragile in cui ragazze e ragazzi faticano ad avere voce e a intravedere la propria strada. 

    Questo indebolimento della capacità di aspirare espone le comunità all’aumento di diseguaglianze, immobilità sociale, senso di impotenza, rancore e timore dell’altro. In tale quadro il futuro può diventare una leva positiva e favorire processi di democratizzazione e protagonismo giovanile. Con questa intenzionalità abbiamo applicato il Futures & Foresight allo scopo di riattivare la voice in una parte della cittadinanza solitamente esclusa dai processi decisionali e strategici di costruzione del domani. 

    Futuri (im)perfetti – Il domani possibile di chi non ha voce è un progetto realizzato dalla Fondazione Giacomo Brodolini in collaborazione con il team di Forwardto e altri partner (e il sostegno della Compagnia di San Paolo). Sono stati coinvolti oltre un centinaio di ragazze e ragazzi con meno di 30 anni in un percorso annuale di empowerment e capacity building. Al termine di questo processo i partecipanti costituiscono un gruppo sociale attivo pronto a rispondere ai bisogni – di riconoscimento, crescita, sperimentazione, espressione, progettualità e protagonismo – di coetenee/i che vivono in alcuni quartieri della città.  

    Nelle fasi di avvio del progetto, Forwardto ha condotto dei laboratori su distopie, utopie e transizioni. Si tratta di percorsi immersivi in cui vengono ibridati metodi art-based con le logiche del Futures & Foresight e tecniche di empowerment, tramite cui si compiono passaggi dalla presa di consapevolezza di ciò che (per il futuro) non è accettabile, di ciò che è desiderabile e infine delle “possibilità possibili” esplicitate in proposte e progettualità. 

    A partire dalle rappresentazioni elaborate, si possono identificare contenuti culturali che stimolano determinate immagini di futuro. L’identità collettiva si fonda su valori e comportamenti influenzati da narrazioni e metafore, con cui gli individui vengono a contatto sia nella rete relazionale del loro quotidiano, sia attraverso le istituzioni, sia, infine, attraverso le diverse forme di consumo culturale. L’orizzonte collettivo attinge da un repertorio di immagini condivise socialmente, che condiziona e orienta la capacità di prefigurare degli individui. 

    Le distopie delle/i giovani sono ricche di immagini derivate dai media e da contenuti legati a narrazioni finzionali. Molti i riferimenti a film, documentari e fiction che hanno ispirato scenari in cui si amplificano le disuguaglianze sociali (“Hunger Games”, il genere horror degli zombie movie), il senso di alienazione (su tutte, la serie “Black Mirror”), la perdita delle competenze socio-relazionali e affettive (“Funny Face”, “Her”) o l’annullamento delle capacità critiche (“The Social Dilemma”). Ma anche i riferimenti a opere narrative come “1984” di Orwell o “Il racconto dell’ancella” di Atwood ispirano visioni distopiche in cui gli esseri umani vivono come automi, perdono l’autonomia di giudizio o i diritti civili. Si estremizzano timori percepiti nel presente: al centro di scenari ipermediatizzati, i social network hanno completamente annullato il pensiero critico e collocano l’essere umano in una posizione passiva. I contatti tra persone sono sporadici o filtrati attraverso gli schermi digitali. 

    Per le utopie, le/i partecipanti hanno attinto da una “pluralità di presenti”, ovvero da forme di attivismo o progetti culturali che costituiscono l’avanguardia delle loro utopie. Dalle architetture di Sant’Elia, al Terzo Paradiso di Pistoletto, fino al progetto TLON, sono le fonti di ispirazione per scenari basati su circolarità, sostenibilità e integrazione armonica tra edifici e spazi sociali di partecipazione, in cui le comunità sono inclusive e orientate alla crescita culturale dei cittadini e alla loro auto-realizzazione. Eco-sostenibilità, integrazione di diverse culture e partecipazione civica dal basso prendono spunto, per fare alcuni esempi, dalla “La fabbrica di cioccolato” di Tim Burton o dal videoclip “Taro” del gruppo musicale Alt J. La relazione è al centro della comunità. 

    Nel corso del 2021, Forwardto ha replicato in numerose circostanze in field l’esperienza delle esplorazioni distopie/utopie/transizioni. Sono stati raccolti frammenti di immagini, ma vale la pena sottolineare anche le parole utilizzate. Dall’idea di alienazione, mancanza di controllo e ansia da complessità, si passa, nelle utopie, a un futuro lento (dove è importante rallentare il ritmo), conviviale (la condivisione di mezzi comuni accessibili, l’abitare sociale e lo scambio e il riutilizzo di oggetti), demonetizzato (dove è in discussione il denaro come forma di riconoscimento del valore e della competenza), aperto (“permeabilità” a opinioni che si discostano dalle nostre, e “circolarità”, come libera circolazione delle persone, armonia con la natura e anche educazione aperta a modi di apprendere dinamici, centrati sulle specificità di chi impara). 

    Prima dell’agire occorre costruire un ponte: fatto di idee, valori, “memorie del futuro”  sul quale dare senso al divario. Una volta presa coscienza che quel futuro è lontano ma anche tremendamente vicino (per le possibili implicazioni dei nostri comportamenti di oggi), si comincia a lavorare per creare le condizioni affinché i nostri desideri si realizzino. 

    Dopo aver depositato i pesi del presente e ampliato il nostro sguardo verso futuri possibili, si passa a disegnare i futuri preferiti. Con il progetto Futuri emergenti, nato col sostegno della Fondazione CRT e in collaborazione con Torino Città per le Donne, il Contamination Lab degli atenei torinesi, Piemonte Immigrazione, Paratissima e School of Entrepreneurship & Innovation, abbiamo esplorato scenari alternativi attraverso Visioning Labs dedicati a 50 giovani under 30, organizzati in gruppi specifici: startupper, donne, stranieri, artisti e studenti. Ne sono derivate visioni innovative messe a confronto con i “futuri istituzionali” (i programmi di futuro già definiti e decisi, unilateralmente, da decision-maker senior dei diversi settori e contesti). Le visioni di ogni gruppo hanno alimentato e co-costruito una visione unica, integrata e condivisa, attivando nelle/nei giovani la consapevolezza di poter perseguire un processo trasformativo.

    In altre parole, quindi, il futuro è un campo di pratica del possibile, particolarmente rilevante perché allena la nostra capacità di aspirare a futuri collettivi auspicabili. Le aspirazioni, se liberate e potenziate, possono diventare un orizzonte di senso collettivo, un progetto di comunità che si coagula attorno alla possibilità di sentirsi nuovamente titolati ad affrontare il futuro non come un’impresa irrealizzabile, ma come un esercizio di possibilità.

    Proprio in questa luce, grazie al progetto VentiTrenta. Aspirazioni, visioni e progetti per cambiare il prossimo decennio co-ideato e condotto da Forwardto in collaborazione con il Polo del ‘900 (e grazie al sostegno della Camera di Commercio di Torino), si è voluto alzare lo sguardo per proiettarlo lungo il decennio che si sta aprendo e per esplorare opportunità future per il territorio. 

    VentiTrenta, con 60 partecipanti under 35, è stata l’occasione non solo di affrontare il futuro come somma di rappresentazioni e interpretazioni su trend, scenari e previsioni, ma anche l’opportunità di usare il futuro come uno strumento per nutrire la dimensione progettuale nel presente e rigenerare le nostre tensioni e capacità aspirazionali muovendo verso un agire “imprenditivo”. Sono stati svolti una serie di workshop esperienziali focalizzati su urgenze del presente, identificati in macro ambiti di intervento ritenuti prioritari: spazi pubblici e rigenerazione; arte e cultura; inclusione ed educazione. “Abbiamo bisogno di futuri!” è il titolo dell’evento conclusivo di “pitching session” svolto in presenza al Polo del ‘900 a Torino a gennaio 2022.  

    Integrando studio, capacitazione e produzione dinamica di risultati, si è lavorato sulla costruzione di competenze “future-proof”, mentre mediante le proposte di idee d’impresa sono stati offerti spunti di riflessione intergenerazionale ad attori dell’ecosistema imprenditoriale, della politica, dell’innovazione sociale e del mondo della cultura. Gli output si sono configurati come indirizzi precisi, idee concrete, azioni da produrre, comportamenti e impegni da agire oggi. Il risultato è una più diffusa intelligenza strategica, che aumenta la consapevolezza delle trasformazioni che ci attendono e che pone ognuno di noi nel ruolo di protagonista del cambiamento anziché di spettatrice/tore passivo e impotente. 

    In conclusione, tutte queste esperienze hanno la portata di rinforzare una capacità collettiva di affrontare ciò che verrà, accorciando il tempo di comprensione di quei mutamenti (sociali, tecnologici, economici, ambientali, politici) e di conseguenza delle azioni che possono rispondervi. Ciò significa agire oggi avendo in testa le implicazioni future delle nostre scelte, ponendoci di fronte alle eredità che lasciamo. 

     


    Immagine di copertina: Irene Coletto

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