Lo spazio pubblico deserto

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    La fine della pandemia, e delle restrizioni sui nostri movimenti negli spazi pubblici, è l’occasione per riflettere su quali siano le mancanze e le lacune che proprio lo spazio pubblico porta con sé. Su L’Indiscreto un estratto del libro Abitare il vortice di Bertram Niessen. Edito da Utet.

    “L’inverno 2021 è stato un lento ritorno alla fluidità della vita. Nel giro di qualche settimana le curve dei contagi hanno iniziato a scendere e le restrizioni si sono allentate. Ma la cosa che ha contato forse più di tutte è stata la noia: dopo un anno dall’inizio di tutto – e due lockdown intervallati da ansie e preoccupazioni di ogni ordine e grado –, un numero significativo di persone ha sentito il bisogno di trovare modi di interagire in presenza con altri esseri umani. E di farlo fuori di casa.

    Per diversi mesi ancora bar e ristoranti sarebbero rimasti chiusi; non parliamo poi di musei, cinema, teatri e club. Gli unici spazi disponibili erano le piazze e le strade, nonostante le temperature poco sopra lo zero dell’inverno milanese. Intendiamoci, andava benissimo: qualsiasi cosa, pur di uscire dal perimetro indagato allo stremo delle mura domestiche.”

     

    Immagine di copertina: Casey Horner su Unsplash

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