Tournée da bar, il pubblico e le rose

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    L’appuntamento è alle 19 al Frida, quartiere Isola. Ritrovo perfetto per Davide, che abita a due passi e, per una volta, ha deciso di non arrivare in ritardo e trafelato per bersi una birra in santa pace prima che arrivino gli altri e si dia il via al piccolo festeggiamento. Oggi c’è una vera ragione per festeggiare: la fine dell’estenuante raccolta voti, la vittoria del bando cheFare e, adesso, la possibilità di pensare in grande e portare avanti il progetto nato cinque anni fa, la Tournée da bar.

    È febbraio, fa freddo. Ma il Frida dista esattamente 350 metri: questione di cinque minuti. Qualcuno in più, in verità, visto che lungo la strada Davide si ferma a salutare tutti i venditori di rose, che hanno imparato a conoscerlo nei mesi dei tour forzati di locale in locale, per conquistare i voti necessari ad accedere alla seconda fase del bando.

    Un risultato ottenuto a forza di tirare in mezzo gli avventori dei bar con comizi tanto improvvisati e inaspettati quanto, evidentemente, efficaci. Le birre, in questo, aiutano. I luoghi girati sono stati mille, ma la base di partenza, spesso e volentieri, era l’Isola. E così, ogni volta che si reca in un locale in zona, i venditori di rose lo riconoscono: “Come va capo? Si lavora anche oggi?”.

    “No, oggi si festeggia”. Ma in verità si lavora anche, visto che dopo il brindisi c’è davvero da iniziare a pensare al da farsi. Cinque anni fa l’idea della Tournée da bar è nata in teatro, mentre Davide aspettava il momento di entrare in scena e recitare le poche battute che gli spettavano. Così, il tempo da passare in camerino era un sacco. Abbastanza da iniziare a pensare a uno spettacolo suo da portare in giro per i teatri milanesi.

    Il problema è che una volta creato lo spettacolo restano da coinvolgere i teatri, con una sola garanzia: poche repliche a disposizione e grande difficoltà a coinvolgere nuovi spettatori. E allora, lo spettacolo, tanto vale farlo al bar. Più o meno, è in questo modo che è nata l’idea, che una volta diventata realtà ha iniziato a farsi notare nei bar, nei circoli Arci, nei centri sociali di Milano.

    Il Frida è già pieno, come al solito. Ma tanto il tavolo è stato prenotato per tempo: “Media chiara, come al solito?”. “Sì, grazie”. Anche quelli del Frida si sono abituati alla presenza di Davide: un ragazzo con un cappello bizzarro che all’improvviso sale sulla sedia e si mette a declamare qualche verso, sorprendendo tutti i presenti, per poi spiegare chi è, che cosa sta facendo e perché devono andare subito sul sito a votare la Tournée da bar.

    Questa volta niente comizi, però. Dopo un bel periodo, per fortuna, non ce n’è bisogno. Forse non sembra, ma è davvero faticoso mettersi in scena così, all’improvviso, senza che nessuno sappia che cosa stai facendo. Certo, anni di teatro aiutano. Più che altro ti consentono di capire che quando ti metti in scena le cose le devi fare bene, non puoi tentennare. Poco importa essere introversi per natura: si impara a essere estroversi per professione.

    E se oltre a fare l’attore della Tournée da bar sei anche il project manager dello spettacolo che hai creato, allora la faccenda si complica ulteriormente. Nel recap di quanto accaduto negli ultimi anni, si fa spazio qualche ricordo più lontano nel tempo: “Alla fine in me c’è sempre stato un project manager, mi è sempre riuscito di organizzarmi e organizzare le persone per raggiungere qualche obiettivo”. In più, essere il project manager di una cosa che hai creato personalmente ha un grosso aspetto positivo rispetto a fare l’attore per una compagnia: non sei obbligato a fare cose che non ti piacciono o che non ti convincono.

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    Questa cosa del project manager sta prendendo talmente piede che, adesso, Davide sta pensando di farla diventare prioritaria rispetto al suo stesso ruolo di attore. Magari, in futuro, la Tournée da bar potrebbe limitarsi a organizzarla. Fare il capo che sta dietro le quinte, quello che organizza le feste e poi si chiude in ufficio mentre gli altri ballano. Si vedrà.

    Il problema, al momento, è che si sono fatte le 19 e nessuno si vede. Non che ci sia da stupirsi, visto che le quattro persone che stanno dietro la Tournée da bar sono accomunate da una cosa: nessuno arriva in orario. Mai. Anche Davide, se invece che da una via a 350 metri di distanza e con una voglia smodata di bersi una birretta, fosse arrivato da Quarto Oggiaro, dove fino a pochi mesi fa viveva, sarebbe stato ancora ben lontano dal mettere piede al Frida.

    L’attesa, tra l’altro, potrebbe anche farsi lunga. Sara, che della Tournée è responsabile organizzativa, arriva da Desio, dove lavora a DesioLab (per conto di Impact Hub Trentino, bisogna specificare): un acceleratore di imprese. Così, ogni giorno, prende la macchina da Gorla, dove vive, va a lavorare a Desio, poi torna a Milano quasi sempre per incontrare gli altri della tournée. Non è più di tanto un problema, visto che a Sara andare in macchina piace parecchio: chiusa nell’abitacolo può finalmente cantare, ballare e mandare i messaggi vocali su WhatsApp rimasti in arretrato.

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    La Tournée da bar è stato il progetto che negli ultimi anni l’ha travolta e completamente assorbita, dandole però la grossa soddisfazione della conquista del premio. Aspetto molto importante, per Sara, visto che finora la sorella gelatiera era quella che in famiglia portava a casa i premi, cosa di cui lei non è mai riuscita tanto a capacitarsi. E così, anche in questa occasione, si conferma vero ciò che Sara pensa di sé: essere sempre in grado, alla fine, di cavarsela. Così come pensa di essere troppo ironica con le persone, che poi finiscono col prendersela. D’altra parte, il filtro tra il cervello e la bocca non sembra esserle arrivato in dotazione.

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    “Responsabile organizzativo” suona bene, anche se, così su due piedi, potrebbe non sembrare il ruolo più adatto per chi canta e balla in auto, prende in giro le persone e manca di filtri. Ma c’è più della macchina organizzativa, nel ruolo di Sara: supervisione, responsabilità decisionali e vari altri livelli che, tra l’altro, a breve saranno preponderanti rispetto alle parti più pratiche. Cosa di cui Sara è molto contenta. Meno contenta, invece, è di essere ancora in auto mentre il tempo passa e le 19 sono passate da un bel pezzo. Ma pazienza, si può iniziare a cantare un’altra canzone.

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    Chi invece arriva da molto lontano è Josephine. Addirittura da Itri, in provincia di Latina. Non che lavori lì, visto che dopo gli studi a Roma si è trasferita a Milano; ma perché era tornata qualche giorno a trovare i suoi genitori nella casa piena di gatti in cui è cresciuta. Da lì, ha preso il Napoli – Roma e poi il frecciarossa Roma – Milano. Se questa volta non è troppo in ritardo, quindi, il merito è più dei treni che suo.

    Operatrice culturale innamorata del suo lavoro, ha creato la società di organizzazione eventi Ecate, attraverso la quale, assieme a Sara, ha iniziato a collaborare per la Tournée da bar come responsabile amministrativa. La speranza per il futuro è di essere sempre più parte integrante della tournée, ma al momento i “lavori veri” sono troppi e questo rende difficile dedicarsi al progetto anima e corpo come vorrebbe. Anche perché Josephine tende ad affezionarsi parecchio a tutto ciò che fa; abbastanza normale per una persona passionale, che si considera sanguigna, a volte un po’ ingenua. Ma che poi sul lavoro è una macchina: meticolosa, precisa e disponibile. Fin troppo.

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    Fosse arrivata da corso XXII marzo, dove vive, probabilmente avrebbe fatto più tardi; ma la Stazione Centrale è vicina al Frida: in effetti, a furia di incontrarsi lì, si potrebbe anche pensare di tornare a vivere dai genitori e soprattutto in mezzo ai gatti. Tanto più che sui treni si fanno incontri molto interessanti, come quella volta che Josephine si è trovata a essere corteggiata da un noto direttore d’orchestra visto spesso e volentieri in televisione durante una classica rassegna nazional popolare. La differenza d’età era notevole, ma, a detta di Jo, lui “è stato molto carino, per niente viscido”. Fidiamoci.

    Davide e Josephine sono lì. Sara sta arrivando cantando. Manca Riccardo, il responsabile artistico e regista.

    “Dov’è Riccardo?”.
    “In carcere”, risponde Davide.

    Al carcere di Bollate, per la precisione. Non ha ucciso nessuno (per ora, almeno, visto che quando la sua tanta pazienza si esaurisce, tende ad arrabbiarsi molto e molto in fretta), ma sta lavorando con i detenuti di una delle carceri più avanzate d’Italia a una messa in scena in collaborazione con il teatro Carcano. Oltre a questo, è docente di recitazione al corso serale della Paolo Grassi (dove hanno studiato anche Davide e Sara) e, insomma, se arriva in ritardo lo si può anche capire. Pure lui, di cose da fare, ne ha in quantità.

    Il suo segreto è semplice: fa tutto, ma con calma. Prendendosi il tempo che serve, anche per rispondere alle domande. Così, riesce a portare a termine gli impegni, placido e tranquillo, almeno finché non finisce la pazienza o non finisce le cose da mangiare, visto lo strano rapporto con il cibo che ha, ma che non ha scalfito il fisico magro. Lui e Davide si sono trovati subito: Riccardo era il regista di un saggio alla Paolo Grassi per il quale aveva bisogno di attori, Davide si è presentato, ha iniziato a recitare la parte e lui l’ha lasciato fare. L’ha guardato lavorare senza interrompere e alla fine gli ha detto come si sarebbero potute cambiare alcune cose.

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    Un approccio col quale Davide si è subito trovato. Poco dopo, Riccardo è diventato il regista del primo spettacolo della Tournée da bar, quando ancora non si occupava di Shakespeare. Altro che Otello, all’epoca portavano in giro “Tritacarne Italia Show”: uno spettacolo su un burattino politicamente molto scorretto che si ribellava al burattinaio. Un’idea che ha funzionato molto bene e che ai due è venuta dopo una notte passata a pensarci su. Che la soluzione sia stata trovata alle 3 del mattino dopo aver finito una bottiglia di mirto non è certo un caso.

    Con almeno mezz’ora di ritardo, ma sono arrivati tutti. È il tempo di fare un brindisi tra birre medie chiare, ambrate e vino rosso. Dopodiché, senza nemmeno volerlo, si inizia a pensare alle cose da fare: organizzare la prossima tournée, scegliere i bar, sentire Tiziano Cannas per le musiche, Luca Castillo per i video, trovare i nuovi partner, pensare a come espandersi a livello nazionale. E magari trovare una persona che stia dietro a Davide, qualcuno che si occupi della segreteria organizzativa. Insomma, la Tournée da bar assume.

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    Sara – “Ci tocca fare dei colloqui, se vogliamo trovare dei collaboratori”
    Jo – “E come li troviamo? E poi dove facciamo i colloqui?”
    Riccardo – “Di sicuro non possiamo fare una cosa canonica…”
    Davide – “Ce l’ho: i colloqui li facciamo al bar”.

    To be continued

    Note