Scopri Rincontriamoci, il bando Di Compagnia di San Paolo per spazi sociali e culturali al tempo del Coronavirus

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    Tra le misure in risposta all’emergenza sociale, culturale ed economica portata dal Coronavirus, Compagnia di San Paolo ha lanciato il Bando Rincontriamoci, con scadenza il 04/05/2020.

    Si tratta di un bando “rivolto a SPAZI, aperti al pubblico e alla cittadinanza con frequenza costante e di facile accessibilità, gestiti o co-gestiti da enti ammissibili all’erogazione di contributi della Compagnia che fungono da presidi culturali e civici dedicati a un territorio o una comunità specifica e quindi caratterizzati da una forte relazione con chi li frequenta; si deve trattare di spazi di inclusione culturale e sociale, multidisciplinari e multifunzionali, eventualmente aperti all’uso spontaneo e informale da parte dei cittadini, gestiti con attenzione agli aspetti imprenditoriali. La loro sede deve essere situata in Piemonte, Liguria o Valle d’Aosta.”

    Si tratta di una misura molto particolare per diversi motivi.

    Innanzitutto, perché si rivolge a una galassia di soggetti (Nuovi Centri Culturali, Centri Culturali Indipendenti e Centri di Aggregazione Civica) che hanno le denominazioni e le forme più disparate ma che sono riconosciuti da chi li anima e da chi li frequenta come parte di uno stesso modo di intendere la cultura ed il sociale: condiviso, generativo, relazionale.

    In secondo luogo perché offre una misura d’emergenza relativamente aperta, che può aiutare la sopravvivenza di spazi che – come moltissime altre attività in Italia – hanno subito una brutale battuta d’arresto ma che, proprio per la loro natura territorialmente situata e per la difficoltà del loro incasellamento in categorie tradizionali, rischiano di non poter beneficiare di altre misure di sostegno.

    Visto che questi spazi, chi ci lavora, chi li anima e chi li frequenta sono uno dei primi ecosistemi relazionali di riferimento per cheFare, abbiamo deciso di rivolgere alcune domande a Matteo Bagnasco, Responsabile di Obiettivo Cultura della Compagnia.


    Bertram Niessen: Per chi è abituato alla struttura dei bandi di Compagnia di San Paolo, questo può sembrare anomalo. Ci sono differenze sul piano tecnico e su quello strategico. Quali sono le principali?
    Matteo Bagnasco: Cominciamo da quelle strategiche. Si tratta di un bando emergenziale, ossia un intervento che vuole rappresentare un sostegno rapido e immediato a un segmento tutt’altro che residuale del tessuto culturale e sociale del nostro territorio, che si trova in questo momento in condizione di maggiore fragilità rispetto ad altri comparti. Il bando è infatti rivolto a quelle realtà che rappresentano, sul piano culturale e civico, dei presidi territoriali fondamentali, che avendo una certa attenzione agli aspetti imprenditoriali non rientrano solitamente nel panorama di intervento della Compagnia e più in generale delle fondazioni, se non in forma episodica. I centri culturali e civici saranno una risorsa fondamentale per la ricostruzione di relazioni fra i cittadini a emergenza, se non superata, quanto meno attenuata o gestita; ma rischiano alle attuali condizioni di chiudere la propria attività, privando così il momento della auspicata ripartenza di una risorsa culturale, sociale e civica fondamentale. Da qui conseguono gli aspetti tecnici. La nostra analisi della situazione ha evidenziato problemi economici gravi, a seguito delle mancate entrate dovute alla chiusura forzata: spese di affitto e utenze, costi dei mutui attivi per investimenti sostenuti su spazi e attrezzature, oneri e i tributi locali; questi soggetti poi rischiano di non poter sostenere i costi del personale e di vedere azzerato l’indotto che spesso riesce a creare intorno alle proprie attività. Per questo il bando non chiede progetti da piani di “sopravvivenza” e rilancio della propria attività in funzione della situazione attuale. Chiediamo invece di evidenziarci quali esigenze prioritarie contingenti sono emerse, quali iniziative si stanno svolgendo, quali si sono riconvertite, quali si sono fermate e quale tipo di investimento sarebbe utile per prepararsi a svolgere il proprio ruolo nel futuro prossimo, quale riorientamento delle attività alla luce di nuove condizioni e bisogni emersi Proprio per il carattere emergenziale del dispositivo si intende anche sostenere spese generali per impedire che questi centri debbano chiudere definitivamente.

     

    Bertram Niessen: Il bando è rivolto a una serie di soggetti che ricadono sotto definizioni apparentemente molto diverse tra loro ma che operano lungo un orizzonte di senso comune. Quali sono le principali somiglianze e differenze tra Nuovi Centri Culturali, Centri Culturali Indipendenti e Centri di Aggregazione Civica?
    Matteo Bagnasco: Il primo tratto comune è il tema della partecipazione attiva, per stare e fare insieme azioni volte a migliorare il benessere degli abitanti del territorio. Quando recentemente la nostra fondazione ha riorganizzato la propria struttura secondo gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, è stata individuata una missione specifica che è stata chiamata “Favorire partecipazione attiva” il cui obiettivo è “invitare le persone a diventare protagoniste favorendo la nascita di un nuovo spirito di condivisione”; nella nostra visione la partecipazione attiva dei cittadini alla dimensione collettiva, in primis per i giovani, la dimensione dello spazio pubblico (e il modo di viverlo dei cittadini) sono tutti elementi da intendersi come “fatti culturali”, fanno parte della cultura di un territorio e di una comunità; in questa prospettiva dunque rientrano pienamente nell’obiettivo Cultura della Compagnia.

    Un secondo tratto comune è la centralità della dimensione dello spazio fisico come elemento di relazione fra cittadini, produzione e consumo culturale, luogo di sviluppo civico e dalla dimensione collettiva. Sono quindi spazi con mischiano funzioni diverse, spesso esercitate in contemporanea, alcune delle quali con una valenza commerciale che li rende per lo più indipendenti sul piano del contenuto e su quello economico. Dati questi elementi unificanti, abbiamo provato e declinare queste tre categorie, più per facilitare l’identificazione dei soggetti che per azzardare una tassonomia rigorosa. I Nuovi Centri Culturali, come voi di cheFare sapete molto bene, sono quelle realtà spesso ibride che mettono insieme una forte dimensione di innovazione culturale e civica con un’attenzione a modelli di sostenibilità e di impresa sociale e culturale; i Centri culturali indipendenti sono spazi fortemente radicati nel territorio e nella comunità di riferimento, con attività stabile di produzione artistico-culturale garantita da una componente significativa di entrate proprie. I centri di aggregazione civica hanno nella cultura una delle proprie componenti, non la sola, sono luoghi dello stare e del fare insieme, che spesso intercettano bisogni nuovi o sommersi a cui provano a rispondere attivando gli stessi cittadini.

    Bertram Niessen: Cosa implica la ricerca di organizzazioni a vocazione imprenditoriale?
    Matteo Bagnasco: Dicevo prima che molti di questi centri hanno, per loro natura e per necessità, una spiccata vocazione imprenditoriale e per questo generano valore, non solo economico; spesso i gestori hanno fatto investimenti privati per attività di pubblica utilità, sovente su beni pubblici. Si tratta di un comparto vivace e in parte caratterizzato da nuova linfa in termini di innovazione su tutto il territorio nazionale, anche perché propongono modelli di impresa no profit alternativa al mercato ciononostante non ancora ben delineato e non affrontato con sufficienti strumenti di sistema né dalle Fondazioni bancarie né dalle amministrazioni pubbliche.

    Bertram Niessen: Sembra che il bando abbia due funzioni complementari. La prima, più ovvia, è quella di sostenere luoghi che sul territorio di riferimento di Compagnia di San Paolo intersecano funzioni sociali e culturali. La seconda sembrerebbe essere soprattutto di tipo esplorativo e conoscitivo. E’ così?
    Matteo Bagnasco: Sì. Nel quadro della missione “Favorire partecipazione attiva” che ricordavo prima, avevamo avviato all’inizio dell’anno un lavoro di analisi sui Nuovi Centri Culturali legati alla rigenerazione territoriale, che si aggiungeva ai lavori in corso sulla partecipazione culturale, quella civica, quella giovanile. Ogni bando è un’occasione straordinaria di raccogliere dati, informazioni, tendenze attraverso l’analisi delle domande che ci arrivano. In questo caso abbiamo l’occasione di mappare un comparto che conosciamo solo in parte e su cui potremo poi costruire strumenti di intervento meno emergenziali e più di sistema.

     

    Note