Un milione di euro per il bando alle Periferie. Intervista a Corrado Bina

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    Il Comune di Milano ha pubblicato Bando alle Periferie, un bando che sostiene con 1.000.000 di euro progetti territoriali con l’obiettivo di migliorare i quartieri. Dato che si tratta di uno strumento importante e innovativo che interseca molti dei temi che stanno a cuore a cheFare, abbiamo deciso di approfondirlo intervistando Corrado Bina, Direttore Generale della Direzione Sviluppo e  Coordinamento Strategico Periferie del Comune di Milano.

    Bando alle Periferie è aperto alla partecipazione di fondazioni, onlus, associazioni di volontariato, di promozione sociale, sportiva, culturale, di food policy e sostenibilità ambientale, sia a titolo individuale sia in forme di partenariato.

    Le aree di intervento sono sufficientemente ampie da essere interessanti per organizzazioni che operano in settori diversi tra loro: multiculturalità, pluralismo e inclusione; sicurezza, coesione sociale e convivenza urbana; valorizzazione degli spazi condivisi, degli spazi pubblici e del verde urbano, lotta al degrado; creatività, cultura e arti performative; Food Policy; sostenibilità ambientale e resilienza; sport diffuso.

    C’è tempo fino al 1° Giugno per partecipare.

    Questa è la pagina del Comune con tutti gli allegati e le specifiche.


    Innanzitutto parliamo degli aspetti tecnici del bando. A chi è rivolto? E che tipo di progetti vi aspettate di ricevere?

    Il bando è rivolto a tutti i soggetti che intendano promuovere azioni e progetti che, a partire dalle risorse presenti nei territori, siano in grado di contribuire a renderli più accoglienti, attraenti ed ospitali.

    A Milano esiste, più che in altre città, una presenza forte e radicata di realtà del terzo settore che operano quotidianamente e con successo in molti campi. Tuttavia, riteniamo che l’attivazione di processi virtuosi passi necessariamente da un percorso di innovazione e, quindi, anche dal coinvolgimento di quei soggetti – portatori di contenuti e pensieri – che si esprimono attraverso logiche di attivismo civico laterali e non necessariamente convenzionali. Mi riferisco a quegli attori che, più di altri, caratterizzano la città contemporanea – e Milano su tutte – e che sono portatori di messaggi di creatività, pionierismo, sperimentazione.

    Il Bando è, quindi, rivolto anche a questo genere di attori, spesso non abituati ad una interlocuzione diretta con la pubblica amministrazione. In quest’ottica ci aspettiamo progetti che siano in grado di attingere dalle risorse del territorio ibridando positivamente mondi ed energie, anche diversi, e che diventino parte costituente di percorsi di rigenerazione urbana.

    Ogni strumento nuovo che viene introdotto nelle politiche pubbliche ha bisogno di un po’ di rodaggio per funzionare al meglio. Se consideriamo il Bando alle Periferie 2017 come un prototipo, quali sono i principali correttivi introdotti da questa edizione? 


    L’edizione 2017 ha finanziato 14 progetti ricchi e variegati che hanno mostrato, se ce ne fosse bisogno, come la società civile milanese sia in grado di rispondere in modo straordinariamente attivo agli stimoli:  i progetti presentati l’anno scorso sono stati ben 152.

    Corrado Bina

    Per l’edizione 2018 abbiano introdotto una serie di modifiche sia tecniche che di contenuto. Abbiamo, innanzitutto, semplificato le modalità di partecipazione, snellendo la burocrazia e attivando uno strumento di adesione on-line.

    Le novità di contenuto riguardano sia i temi che le aree della città che ci immaginiamo come teatro dei progetti che verranno selezionati.

    Per quanto riguarda i temi, abbiamo ritenuto utile tratteggiare, all’interno del Bando, una serie di spunti che potessero costituire una sorta di baseline a partire dalla quale costruire i progetti. Accanto a temi – già piuttosto esplorati – come la multiculturalità e l’inclusione, abbiamo voluto descrivere anche argomenti diversi come quelli legati al concetto di resilienza, particolarmente centrale quando si parla di territori deboli nell’ambito del tessuto cittadino.

    L’accento è posto poi, naturalmente, sui progetti di produzione culturale nel senso più ampio possibile che siano in grado di giocare un duplice ruolo di valorizzazione e scoperta in chiave locale – funzionando da strumenti di coesione – ma anche in grado di lavorare sull’attrattività rimettendo in discussione immaginari che si ritengono consolidati ed immutabili.

    La Food Policy, un unicum milanese, è un altro elemento da cui partire su cui costruire idee progettuali.

    La precedente edizione del Bando limitava l’esecuzione dei progetti a cinque ambiti della città identificati come prioritari nell’ambito delle azioni sulle periferie milanesi.

    In questa edizione, pur mantenendo un piede in quei cinque ambiti, il Bando allarga il proprio raggio di azione a tutta la città, escluso il solo centro storico.

    Rappresentiamo, in questo modo, la volontà di abilitare la capacità esplorativa dei soggetti, mettendo in mano loro la ricerca ed identificazione di brani di città su cui lavorare.

    Il Bando riserva 600.000 € ai progetti nei cinque ambiti, mentre 400.000 € sono dedicati a quelli che verranno eseguiti nel resto della città, ad esclusione del Municipio 1.

    Viene mantenuta, anche per questa edizione,  la possibilità di presentare progetti che coinvolgono tutti e cinque gli ambiti prioritari.

    Il massimo finanziabile per ogni progetto passa da 30.000 € a 40.000 € (da 90.000 € a 100.000 € per i progetti multi-ambito)

    Quali sono gli elementi di innovazione rispetto agli altri strumenti del Comune sviluppati negli ultimi anni? E quali caratteristiche innovative volete stimolare dal punto di vista della progettazione?


    Il Bando alle Periferie non seleziona a monte bisogni a cui rispondere, specifici settori della popolazione o particolari porzioni dell’ecosistema urbano su cui intervenire.

    Pur rivolgendo l’attenzione a contesti urbani con un certo tipo di caratterizzazione (monofunzionalità degli usi urbani, mancanza di connessioni fisiche e sociali) lascia libero il campo per immaginarsi composizioni eterogenee, non convenzionali e positive di risorse ed energie.

    Da questo punto di vista riteniamo premiante ibridarsi con quanto la città già oggi produce, sia grazie agli attori privati, che grazie a quelli pubblici.

    Questa edizione del Bando avrà una durata più lunga, permettendo ai progetti di svolgersi per quasi un anno, rispetto ai pochi mesi della scorsa edizione.

    La maggiore durata consentirà un’incubazione più consapevole delle azioni e vantaggio di chi è portatore di innovazione e non ha alle spalle consuetudini consolidate da attivare.

    Anche alla luce della sperimentazione attuata con il primo Bando alle Periferie, che tipo di interazioni con il territorio vi aspettate?

    Il tema della misurabilità degli impatti sul territorio è assolutamente centrale.

    Più volte, in passato, si è guardato ai bandi pubblici più come strumento di sostegno alle organizzazioni, che non di sostegno ai progetti. Pur concepibile, una logica di questo genere finisce per allentare i legami con il territorio e pone il rischio di generare strumenti autoreferenziali in cui non è chiaro chi siano i beneficiari finali delle iniziative.

    Ci aspettiamo, viceversa, progetti che siano in grado di definire in maniera chiara l’outcome sul territorio. Non è un obiettivo trascurabile, soprattutto quando ci si misura con progetti innovativi che, per loro natura, non poggiano su un vissuto consolidato di relazioni locali.

    Da questo punto di vista auspichiamo, come accennavo precedentemente, che si realizzi un gioco di sinergia con altri attori locali.

    Fra gli attori locali vi è l’amministrazione stessa, che è presente in modalità e forme diverse, dalle scuole ai centri di aggregazione giovanile, dai servizi sociali e centri anziani, passando per i municipi ed i laboratori di quartiere.

    Allo stesso modo è auspicabile, soprattutto in una città come Milano, che si inneschino logiche di collaborazione con gli operatori economici di tipo profit, spesso molto ben radicati nel quartiere in cui risiedono.

    Alcuni timidi tentativi in questa direzione si sono già visti nella precedente edizione e possiamo immaginarci ulteriori spinte verso questa rotta.

    Per concludere, quest’anno il Bando ha una dotazione economica doppia rispetto a quella dello scorso anno, pari ad 1.000.000 € come anticipavo. È il segnale che l’amministrazione crede in questo genere strumenti.

    Il bando sembra essere pensato come un enzima per sollecitare la società civile. Fino a dove può spingersi questa filosofia, in prospettiva?

    È  una domanda cui è piuttosto difficile rispondere. Il Bando, inteso come osservatorio per monitorare l’attivazione di percorsi innovativi legati al territorio, ha una storia ancora troppo breve alle spalle.

    In termini generali, possiamo pensare al Bando come uno strumento che, a partire dal sostegno ai singoli progetti ed azioni, sia il primo passo verso la capacitazione di soggetti in grado di integrare energie diverse ed esprimere, in prospettiva, capacità progettuale in modo consapevole ed autonomo.

    Note