Chi è la persona giusta per raccontare Cre.Zi Plus a Palermo

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    L’Italia ha bisogno di una nuova biografia culturale: insieme a Il Saggiatore e con il sostegno di MiBACT e SIAE e il loro progetto ‘Per Chi Crea’, abbiamo BAGLIORE, un programma di 6 residenze artistiche per scriverla — una delle residenze si terrà a Palermo negli spazi di Cre.Zi Plus, un cantiere contemporaneo di produzione culturale dove incubazione e fruizione coesistono coordinato dall’associazione CLAC.

    Si tratta di uno spazio rigenerato di archeologia industriale all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa aperto nel 2017 dall’associazione CLAC di Palermo. BAGLIORE offre 6 borse di residenza a 6 scrittrici e scrittori under 35 residenti in Italia — 5 mesi di programma, 15 giorni di residenza artistica a 1.600€ lordi di contributo.


    Le candidature sono aperte fino al 4 ottobre e per aiutare i candidati a scegliere meglio e a raccontarsi meglio, abbiamo chiesto ai nuovi centri culturali che ospiteranno BAGLIORE di dirci, secondo loro, che tipo di persona sarebbe la più adatta a raccontare le loro iniziative.

    Continuiamo con Davide Leone, da Cre.Zi Plus nei Cantieri Culturali della Zisa di Palermo.

    Vuoi saperne di più sui nuovi centri culturali? Nella nostra colonna di ricerca I Nuovi Modi di Fare Cultura ne abbiamo intervistati a decine.

    Cosa accade nel tuo centro culturale?
    Ogni mattina sorge il sole ed un posto che è stata una fabbrica di mobili diventa una fabbrica di pensiero. A ridosso del centro storico di Palermo in uno dei tanti confini della città di Palermo, in una zona di grande marginalità sociale c’è Cre.Zi. Plus. Un tempo qui c’erano le cucine che, nei tempi migliori, sfamavano i mille operai della fabbrica. Fa parte di una rigenerazione urbana che viene da lontano, di una storia che è iniziata con la chiusura della fabbrica negli anni’70 e con l’acquisto dell’area dal comune negli anni ’90. Anche se non sembra è una storia lunga che farà ancora tanta strada. Oggi Cre.Zi. Plus prova ad essere un community hub che, più di tutto, produce connessioni tra persone. 

    La cultura è un’operazione di sintesi di ciò che accade. Non esiste una cultura avulsa dal suo contesto. Chi opera con la cultura “ruba” al suo habitat, rendendo comprensibile ciò che accade a più persone di quelle che hanno un’esperienza diretta degli avvenimenti. Chi produce cultura abita sulla lama di un rasoio. Se produce delle cose che stanno troppo avanti viene considerato un pazzo e di pazzi che hanno prodotto cultura è pieno il mondo, se sintetizza cose troppo vicine al sentire comune produce banalità. Chi produce cultura sta sempre in bilico. A rendere possibile la razzia del reale, che genera i prodotti culturali sono le connessioni. Fisiche, virtuali, immaginarie, spaziali, di affinità, di differenza; in qualsiasi modo si intendano le connessioni amplificano il pensiero e rendono possibile la produzione di cultura. Per questo gli spazi gestiti da CLAC sono costruiti come amplificatori di connessioni. 

    È una giornata come tante. Il sole è sorto e un po’ prima delle 9,00 cominciano ad arrivare le persone, sono soprattutto studenti dell’accademia o del centro sperimentale di cinematografia. Qualcuno sceglie un posto strategico e si siede per studiare, se vuole rinuncia alla musica del bar per rifugiarsi nel coworking o magari sceglie in base alla vicinanza di un possibile futuro partner ma comunque trova il suo posto ed il suo modo di stare.

    Si aprono computer, libri, blocchi per gli schizzi. Intanto nell’area della sartoria è arrivato qualcuno che comincia ad armeggiare attorno al grande tavolo: stende stoffe, misura, stira. Nello spazio eventi si stanno svolgendo dei provini. Sembra per una serie di Netflix. Oggi ci sono delle ragazze per lo più accompagnate dalle mamme, chissà che sognano. Certamente ognuna ritiene di essere carina ed io non posso che essere d’accordo.

    Ad ora di pranzo i libri ed i computer dell’area caffetteria iniziano a chiudersi. Si sostituiscono con tovagliette e piatti fumanti. Terminato il pranzo tutto torna alla normalità, si aprono di nuovo computer libri e blocchetti per gli appunti. I provini nello spazio eventi sono finiti ed un gruppo di ragazzi sta preparando la sala per una conferenza sull’uso degli animali per la pet therapy. Alle 17.00 la sala è quasi piena, si proiettano video, si discute.

    Alla fine tutto finisce. Stasera non c’è niente, ma il sole è tramontato e domani è un altro giorno.

    Qual è il tuo candidato ideale?
    Ciao, sono il candidato ideale. È strano essere un ideale in questo periodo postideologico eppure io lo sono. Sono curioso. Voglio provare a capire le cose. Ascolto molto, nei primi giorni parlo poco, poi finalmente mi sento a mio agio. So fare video, so disegnare, so mettere in fila le cose per farle capire agli altri. Voglio provare a raccontare quello che succede ma non voglio solo mettere in ordine una serie di eventi, voglio raccontare le ragioni che stanno dietro alle cose che succedono. Sono convinto che siano più importanti le intenzioni, che guidano le azioni, delle azioni stesse.

    Ogni giorno provo a trovare delle ragioni per divertirmi. Ho fatto mille cose diverse e ne voglio fare altre duemila. Sono convinto che sia sempre più necessario raccontare le cose in maniera non lineare, provando a dare più punti di accesso agi interlocutori che vorranno avere la pazienza di leggermi, ascoltarmi, vedermi e magari anche annusarmi o mangiarmi. Non so più che studi ho fatto ma so che ho studiato. Non so più che posti ho visto ma so che ho viaggiato. Alla fine la cultura è quello che rimane quando hai dimenticato tutto il resto. Dimentico molto.

     

    Note