5 puntate per parlare di crisi urbana con cheFare a In Altre parole su RSI

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    Il direttore scientifico di cheFare ospite per cinque puntate a In Altre Parole, la rubrica di Radio RSI in cui vengono analizzati fatti d’attualità secondo il personale punto di vista dell’intervistato.

    1 – Ritorno ai Borghi?
    La crisi del Coronavirus ci interroga pesantemente su cosa vuol dire vivere in città; tra le tante cose, sarà una crisi urbana caratterizzata da una riduzione dell’attrattività dei grandi centri, almeno per qualche semestre, ma il “modo di vivere urbano” resterà valido perché la città, almeno dal 1200, rappresenta alcune cose che sono ancora valide: la ricerca delle opportunità individuali e collettive, la ricerca della diversità e la ricerca di alcune forme di esperienza.

    2 – la Città di Prossimità
    Lo sappiamo bene, ormai spostarsi nelle grandi città è diventato complicato, non solo a causa dei lockdown ma anche per una percezione generalizzata di insicurezza sanitaria che si sta quindi diffondendo, causa anche un’idea nata prima del Coronavirus, quella della “città a 15 minuti”, che è stata la base elettorale per la campagna di Hidalgo. Come fare ad avere servizi, cultura, luoghi di lavoro e del tempo libero vicino a casa? ha senso? è desiderabile?

    3 – la trasformazione del senso del tempo e del progetto
    Per la prima volta nella nostra vita (come società) abbiamo vissuto una trasformazione del senso del tempo. Prima un percorso rettilineo, poi momento sospeso (lockdown), poi fase 2 incerta, poi vacanze del “non ci pensare”, poi di nuovo punto di osservazione verso l’ignoto, cosa abbiamo ora davanti?
    Come possiamo immaginare, progettare, prevedere le nostre vite, le nostre progettualità? Ha senso provare a partire dal dato dell’esperienza, dal come ci siamo sentiti e dal come ci sentiamo, cercando di indagare qualcosa che al momento è un grande rimosso collettivo.

    4 – la digitalizzazione dell’esperienza
    Tra smart working, didattica a distanza, conferenze a distanza abbiamo parlato per mesi di “digitalizzazione dell’esperienza”.
    È però chiaro a tutti ormai che non basta mettersi di fronte a uno schermo e andare in streaming: occorre ripensare alla base la formazione, la progettazione, il consumo di contenuti e formati. Nonostante tutto questa può essere una grande occasione per aggiornare alcuni paradigmi culturali che sono rimasti inevitabilmente arretrati e che vedono il digitale come la semplice “trasposizione” di modi e contenuti preesistenti su altri canali.

    5 – social network e controllo
    Con un’accelerazione senza precedenti nella storia umana i social network sono divenuti una piattaforma che mette in relazione miliardi di persone.
    Le implicazioni politiche, economiche, culturali e sociali di questo fenomeno senza precedenti non solo non sono discusse nel dibattito pubblico, ma non sono neanche comprese né dai decisori né dalle “persone comuni”. Sarà a breve davvero necessario affrontare scelte drastiche sul futuro delle piattaforme: padrone assolute del nostro tempo e della nostra attenzione? aziende pubbliche su scala globale? amministratrici controllate di dati intesi come beni comuni digitali?

    Note