Denaro democratico e capitale per i commons

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    Una delle problematiche più complesse e irrisolte nella gestione della maggior parte dei commons è come assicurarne l’indipendenza quando i sistemi finanziari, bancari e monetari dominanti sono così ostili alla condivisione delle risorse. Come può il cittadino comune soddisfare i propri bisogni, senza finire per riprodurre (anche se in modi meno dannosi) i problemi strutturali del sistema monetario dominante?

    denaro

    Pezzo pubblicato in collaborazione con Shareable

    Per fortuna, nel mondo esistono varie iniziative affascinanti e innovative che possono aiutare a fornire delle risposte a questa domanda: dalla finanza cooperativa e i programmi di equity crowdfunding, alle valute alternative e la tecnologia BlockChain di Bitcoin, fino alla rivendicazione del controllo pubblico sulla funzione monetaria per consentire “una significativa distensione per le persone” (e non solo per le banche).

    Per dare inizio a una nuova discussione su queste problematiche, il Commons Strategies Group, in collaborazione con la Heinrich Böll Foundation, ha organizzato un workshop di strategie Deep Dive a Berlino, in Germania, lo scorso settembre. Abbiamo messo insieme 24 attivisti ed esperti di argomenti come il denaro pubblico, le valute complementari, le istituzioni finanziarie sviluppate dalla comunità, le banche pubbliche, il prestito etico e sociale, l’online banking fondato sui commons e le nuove forme di organizzazione per “l’accumulo cooperativo” (ovvero la possibilità per i collettivi di assicurarsi la proprietà del patrimonio netto e il controllo sui beni di loro interesse).

    Posso riferire con piacere che è ora disponibile un rapporto riassuntivo dei temi chiave e delle linee di controtendenza emersi durante il workshop. Il rapporto è intitolato “Denaro Democratico e Capitale per i Commons: Strategie per Trasformare la Finanza Neoliberale Attraverso Alternative Basate sui Commons,” (pdf) a cura di David Bollier e Pat Conaty.

    È possibile vedere queste 54 pagine di rapporto come una prima mossa affinché i commoners inizino un dibattito su come il sistema monetario, le banche e la finanza possano soddisfare meglio i loro interessi. Non esistono soluzioni semplici e veloci, se non altro per il fatto che il sistema monetario vigente è in gran parte asservito all’economia capitalista convenzionale. Anche i termini finanziari di base, spesso, hanno incorporata in loro una logica che devia verso la promozione di una crescita economica implacabile, un’economia estrattivista con tutte le sue patologie, e l’idea che il denaro stesso sia ricchezza.

    Detto questo, i cittadini comuni hanno molte ragioni importanti per confrontarsi con l’argomento. Come abbiamo affermato nell’Introduzione del rapporto, “La logica del capitalismo neoliberale è responsabile di almeno tre problemi interconnessi e sistemici che vanno affrontati con urgenza: la distruzione degli ecosistemi, le enclosure di mercato dei commons, e gli attacchi alla parità, alla giustizia sociale e alla capacità della società di fornire assistenza sociale ai suoi cittadini. Nessuno di questi problemi può essere risolto se non riusciamo a sviluppare sistemi finanziari e monetari innovativi e cooperativi, in grado di far fronte in modo integrato a tutti e tre questi problemi.”

    Continuando a citare dall’Introduzione:

    Una causa di queste patologie è la crescita guidata dal debito e la finanza deregolamentare, che sono gli elementi centrali della politica economica neoliberale introdotta da Thatcher e Reagan all’inizio degli anni ’80, in sostituzione del modello Keynesiano. Questo cambiamento è stato caratterizzato dall’abolizione, o distensione, dei tassi di interesse legali massimi nella maggior parte dei Paesi, risultando in tassi usurari per molti prestiti convenzionali e tassi fino al 5000% sui piccoli prestiti. Se tale vessazione un tempo era diretta soprattutto alla classe lavoratrice povera e precaria e al Sud del globo, negli anni ’90 e 2000 essa si è estesa sotto altre forme anche alla classe media europea e americana. L’indebitamento eccessivo è diventato una condizione onnipresente, che si è aggravata durante la crisi del 2008 soffocando le economie di tutto il mondo e infliggendo un’enorme ingiustizia sociale. Eppure, tutto procede come se niente fosse e la politica tradizionale non mostra alcun interesse nei confronti di riforme radicali.

    Per fortuna, stanno emergendo nuove possibilità di cambiamento. Mentre le contraddizioni interne della finanza capitalista si fanno sempre più evidenti e più dannose, le critiche insorgenti al sistema monetario prendono piede, assieme allo sviluppo di alternative concrete. Vengono riscoperti esempi storici e semi-dimenticati di finanza cooperativa, e le nuove tecnologie rendono possibili nuovi sistemi di credito fai-da-te, valute alternative e modelli organizzativi cooperativi. Insomma, si può dire che, sebbene in modo intermittente, stia emergendo una visione post-capitalista della finanza e del denaro.

    Ma è davvero possibile unificare all’interno di una visione coerente questo guazzabuglio eclettico di soluzioni frammentarie – sistemi alternativi di banche, valute, prestiti, piattaforme digitali cooperative, proposte politiche, e altro ancora? È realmente possibile che i diversi progetti e i loro realizzatori si trovino tra loro all’interno di questo regno in espansione incontrollata, diano inizio a collaborazioni più strette, e attraggano un maggiore sostegno?

    Questo era l’obiettivo del Deep Dive. È possibile scaricare una versione in pdf delle 54 pagine di rapporto qui – ed è possibile trovarne un Executive Summary di 7 pagine qui.

    Il mio co-autore Pat Conaty ed io desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato al Deep Dive per aver messo a disposizione le loro competenze approfondite su moltissime tematiche importanti, e per averci aiutato a ridefinire il testo del rapporto finale.

    Per darvi un’idea migliore del materiale discusso, riportiamo la parte restante dell’Executive Summary:

    I. Perché è essenziale trasformare il sistema monetario, bancario e finanziario

    Il capitalismo neoliberale, soprattutto all’indomani del collasso del 2008, è evidentemente incapace di soddisfare i bisogni umani di base secondo modalità socialmente giuste ed ecologicamente responsabili. La sua ossessione con lo sviluppo economico e l’accumulazione di capitale privato è diventata predatrice e parassitica a livello sociale, e il sistema globale sembra essere programmato per produrre una catena ricorrente e catastrofica di espansioni e frenate. Eppure, non è un fatto ampiamente riconosciuto che il denaro e il sistema monetario siano creazioni della società, che agiscono quali strumenti invisibili di ordine e ingegneria sociale. Per molti, essi appaiono come una sorta di ordine economico naturale. Ma sarebbe del tutto possibile recuperare il controllo pubblico (governativo) sulla possibilità di produrre denaro nel settore privato di modo che esso venga utilizzato per soddisfare bisogni pubblici e democraticamente stabiliti, anziché i ristretti obiettivi lucrativi di banche private e istituzioni finanziarie.

    La gente non è consapevole di come il denaro venga prodotto dal private banking attraverso la creazione di debito, che i governi e le famiglie rimborsano con gli interessi. Invece di vedere il denaro come qualcosa che il governo deve farsi prestare dalle banche, potremmo anche considerarlo un bene comune – una pubblica risorsa di contanti, che sarebbe in grado di dare la priorità alle spese socialmente necessarie, inclusi gli investimenti nel settore privato, senza prima aumentare le entrate attraverso le tasse. Non si creerebbe così alcun “deficit” causato dal debito pubblico con le banche. Il denaro rappresenterebbe semplicemente una risorsa pubblica di liquidi, una funzione che il private banking già svolge, generando denaro come debito. La differenza consiste nel fatto che il denaro pubblico sarebbe privo di interessi, e a sostegno di bisogni stabiliti in modo democratico; non dovrebbe assecondare le priorità commerciali e lucrative dei prestatori privati. Il denaro per il bene comune potrebbe essere creato democraticamente quale servizio pubblico e stanziato per il pubblico interesse.

    II. Come possiamo finanziare i commons e la loro condivisione?

    Il sistema finanziario tradizionale è improntato a un’economia di sfruttamento ed estrazione. Si configura come uno schema a piramide, nel cui meccanismo è incorporato l’obbligo della crescita continua, dato che per ripagare gli interessi – un supplemento alla somma iniziale generata dalle banche – la popolazione è costretta a sovraccaricarsi di un debito sempre maggiore, e a un tasso di crescita più rapido rispetto a quello di crescita dell’economia. Quest’accumulo inarrestabile di debiti, scatenato da interessi molteplici, porta invariabilmente alla speculazione e all’innescarsi di una catena di boom e crisi economiche. A differenza del 1929, che ha portato alle riforme Keynesiane, al New Deal negli Stati Uniti e all’emergere dello stato sociale moderno, dopo il 2008 il sistema monetario e bancario globale è stato mantenuto in vita senza l’introduzione di alcuna riforma fondamentale. Il nostro sistema monetario e bancario attuale si basa su un’estrazione della rendita che sfrutta la privatizzazione, la divisione del lavoro, e la limitazione delle risorse pubbliche per creare un eccesso.

    Tale processo si appoggia su svariati strumenti finanziari, responsabili di limitazioni e rivendicazioni sulle risorse privatizzate e sul lavoro. Queste realtà finanziarie proibiscono la generazione di nuovo capitale per l’uso pubblico e comune, e osteggiano la capacità dei commoners di creare un proprio valore e un proprio capitale per fini condivisi. Al contrario, il sistema produttivo e finanziario attuale è progettato proprio per trasferire la creazione di valore direttamente nelle tasche dei privati. Così, l’unica speranza rimanente per i commoners, e per tutti coloro che si impegnano a realizzare una finanza quale strumento di bene pubblico, risiede nello smantellamento dell’attuale sistema capitalistico del redditiere, e nella reintegrazione di natura e valore sociale all’interno di una completa riconfigurazione, nella quale il capitale serva a soddisfare gli obiettivi collettivi delle società.

    In breve, dobbiamo riformulare e ricostruire il ruolo del denaro e del credito se vogliamo creare una società basata sui commons, che sia al contempo democratica ed equa. Questo significa utilizzare la finanza per dare modo alle persone di intraprendere la condivisione delle risorse e per sostenere la promozione della cooperazione economica e sociale, attraverso un processo di progettazione, articolazione e creazione di risorse condivise come proprietà comuni. Questa mentalità è ben distante dal febbrile acquistare e produrre beni privati, che è l’obiettivo primario dei prestiti convenzionali. Si tratta invece di finanziare un processo di mutualizzazione. Ciò necessita un sistema di istituzioni, regimi legali e pratiche sociali completamente differente, in grado di gestire (e condividere) il denaro, il credito e il rischio.

    III. Nove forme istituzionali innovative per trasformare la finanza

    Ma non dobbiamo partire da zero. La buona notizia è che riconcepire il credito e il rischio a sostegno dei commons è possibile. È già stato fatto in precedenza, in varie modalità limitate. Ci sono molti esempi promettenti e storicamente provati, i quali sono già emersi per far fronte a queste problematiche. Il Deep Dive ha esaminato nove modelli finanziari innovativi.

    1. Il prestito etico e sociale

    Le banche etiche e sociali come la Fiare in Spagna e la Banca Etica in Italia si preoccupano attivamente dell’impatto sociale e ambientale dei loro prestiti. Perciò si impegnano a garantire prestiti a coloro i quali sono legati al commercio equo e solidale, alla responsabilità sociale d’impresa, alle aziende locali che creano valide possibilità di lavoro locale, e ad altri interessi cooperativi e sociali. Con i suoi stretti rapporti con oltre 400 amministrazioni governative locali, la Banca Etica ha una forte componente dedicata al settore pubblico e alla comunità. Il patrimonio netto di questa banca cooperativa, attualmente ammontante a 52 milioni di euro, è detenuto da oltre 35 000 azionisti e 90 gruppi locali, i quali hanno parte attiva nello sviluppo dei prodotti e dei servizi della banca e si ritengono responsabili del suo mandato sociale.

    2. Le istituzioni finanziarie sviluppate dalla comunità

    I CDFI sono delle specie di istituzioni di prestito cooperativo e comune che hanno proliferato negli Stati Uniti come modalità di democratizzazione dell’accesso al credito, specialmente per far fronte alla discriminazione razziale. Grazie a un forte sostegno da parte di Clinton e Obama, attualmente esistono più di 1000 fondazioni ufficialmente riconosciute come CDFI, e tra il doppio e il triplo di istituzioni che operano in modo simile, ma senza una certificazione ufficiale. I loro beni collettivi ammontano a decine di miliardi di dollari americani. I CDFI sono sorti anche in Regno Unito e stanno crescendo in modalità simili.

    3. Le banche pubbliche

    Un’alternativa attraente al ciclo economico di espansioni e frenate incitato dal sistema bancario commerciale sono le banche pubbliche. Esse possono ridurre immediatamente i costi del prestito pubblico; provvedere capitale per far fronte a bisogni sociali in modi non estrattivi; e abbassare fino a metà i costi di investimenti sulle infrastrutture, tramite la riduzione dei costi d’interesse di tali progetti. Un esempio è la Banca del North Dakota, la quale offre prestiti a basso tasso d’interesse per piccole imprese, studenti, e agricoltori, generando al contempo più di 300 milioni di dollari in dividendi su un periodo di oltre dieci anni, per i 600 000 abitanti del North Dakota. Tra il 1938 e il 1974, la Banca del Canada ha operato in modo simile su scala nazionale attraverso una sua filiale pubblica. Alcuni dei progetti più importanti per le infrastrutture in Canada (come il canale di St. Lawrence) sono stati finanziati in questo modo. Esistono, quindi, molti buoni esempi di sistemi bancari pubblici a livello internazionale, incluse le banche municipali.

    4. Il credito orientato verso la transizione

    Un problema centrale del sistema bancario tradizionale è che entra in difficoltà quando non vi è crescita, o quando il tasso d’interesse del mercato è basso. Alcune comunità con una spiccata sensibilità ecologica stanno quindi tentando di sviluppare un modello finanziario o di credito che possa funzionare anche in assenza di crescita, e che riesca comunque a sostenere un’economia locale resiliente. La comunità di Sambruket, in Svezia, ha stabilito che è necessario istituire sia dei commons naturali, sia dei commons finanziari complementari, per lavorare in modo sostenibile. In quanto cooperativa, la comunità sta attualmente sperimentando un meccanismo non-profit di equity-crowdfunding come metodo per sostenere lo sviluppo sostenibile locale.

    5. Il registro Blockchain come infrastruttura della comunità

    Nonostante le controversie sul suo ruolo nella speculazione, Bitcoin rappresenta un passo avanti significativo in campo finanziario per via del suo innovativo “registro di contabilità distribuito”, o della tecnologia cosiddetta “blockchain”. Questo sistema rivoluzionario permette agli utenti sulle reti pubbliche di convalidare l’autenticità di un bitcoin individuale (oppure di un certificato, o di un documento digitale) senza bisogno di un garante esterno, come una banca o un organismo di governo. Ciò ha conseguenze su vasta scala, poiché la tecnologia blockchain può essere usata in modo affidabile per gestire rapporti sociali sulle piattaforme online: ad esempio, per aprire “organizzazioni collaborative distribuite” basate sui network digitali, o strutture per la gestione collettiva di un gruppo. Così, a patto che gli utenti riescano a fare a meno del bisogno consueto di verificare l’attendibilità o l’affidabilità degli altri utenti, per un numero indefinito di persone si apre la possibilità di partecipare a relazioni di scambio su sistemi di reti aperte.

    6. Le valute complementari

    Community Forge (communityforge.net) è un social network che permette alle comunità di creare una propria valuta locale, gestire gli scambi e gli account dei membri, e pubblicizzare necessità individuali e collettive. Più di 400 comunità utilizzano questa piattaforma basata su Drupal per gestire le loro valute complementari. Alla fine del 2014, Community Forge sosteneva 55 progetti LETS in Francia, 113 in Belgio, 63 in Svizzera, e 150 progetti di “time bank”. Una valuta alternativa interessante è uCoin, un progetto basato in Francia che mira all’implemento dello stipendio di base tramite l’utilizzo della criptovaluta.

    7. Il crowdfunding per i commons

    Una delle iniziative di crowdfunding più innovative è Goteo, una piattaforma open-source basata in Spagna dedicata all’avanzamento di progetti e obiettivi comuni. Goteo si differenzia dai regolari siti di crowdfunding per il fatto che invita il pubblico a partecipare al miglioramento dei progetti, e conferisce più responsabilità ai donatori. Ad oggi, Goteo ha finanziato più di 400 progetti, con una percentuale di successo del 60-70% nel soddisfare gli obiettivi di fundraising. Conta oltre 50 000 utenti e ha raccolto più di 2 milioni di euro a partire dalla sua fondazione nel 2011.

    8. Enspiral e il banking virtuale basato sui commons

    Enspiral, basato in Nuova Zelanda, è un network di imprenditori, professionisti e hacker che “utilizzano gli strumenti del business e della tecnologia per dare vita a un cambiamento sociale positivo.” L’impresa fa uso di piattaforme digitali al fine di creare strutture organizzative innovative per ospitare nuove tipologie di auto-sostenimento e auto-finanziamento. Una piattaforma di questo tipo, my.enspiral, abilita i membri del collettivo di liberi professionisti e impresari di Enspiral Services a usare un sistema bancario interno, in uno spazio sicuro e chiuso che garantisce autonomia e flessibilità. Enspiral offre anche una piattaforma Cobudget, che permette ai partecipanti di stanziare denaro nel budget collettivo in proporzione a quanto hanno contribuito ad esso.

    9. Nuove forme organizzative per l’accumulo cooperativo

    Alcune forme organizzative si stanno dimostrando estremamente promettenti per promuovere nuovi tipi di “accumulo cooperativo” – ovvero, l’accumulo collettivo di risorse finanziarie destinate al beneficio comune. Un esempio degno di nota è “l’economia della solidarietà” e i modelli di cooperativa con multipli portatori di interessi, in particolare su esempio di quelli sorti in Italia, in Quebec nel Canada, e più recentemente anche a New York (Solidarity NYC). L’emissione di Azioni Cooperative, sviluppatasi negli anni ’90 con il movimento Fair Trade in Regno Unito, è stata reintrodotta a partire dal 2008 per raccogliere del capitale da destinarsi ad un’ampia varietà di bisogni locali e comunitari, tra cui lo sviluppo di energie rinnovabili, la salvaguardia dei negozi locali, la rilevazione dei pub da parte della comunità, l’acquisto di terreni per la produzione locale di cibo, e altri obiettivi. Il movimento britannico per le azioni comunitarie, che si è diffuso anche in Canada, evidenzia come si possano promuovere forme cooperative di partecipazioni azionarie per soddisfare bisogni comuni.

    IV. Strategie per procedere

    I partecipanti al Deep Dive hanno identificato cinque strategie chiave per procedere:

    1. Democratizzare il denaro. I commoners devono riconquistare il controllo sulla funzione monetaria a scopo pubblico e rimpiazzare il denaro basato sul debito. Il governo islandese nel 2015 ha prodotto un rapporto in merito, che mostra come agire a tal fine.

    2. Andare oltre il denaro (così come lo conosciamo). Siccome il denaro tende a promuovere rapporti sociali che necessitano lo scambio di equivalenti (concordato sui prezzi per l’acquisto di beni), e comportamenti che invece escludono coloro che non ne possiedono, molti commoners desiderano “andare oltre il denaro” rispettando l’indiretta reciprocità dei commons, e accogliere diversi tipi di denaro in diversi contesti, così da dare maggior autodeterminazione alle comunità.

    3. Ritorno al futuro: mescolare vecchio e nuovo. Le esperienze storiche e le competenze derivanti dai modelli cooperativi più antichi, legati al movimento sindacale e alle politiche di sinistra, dovrebbero unirsi con i nuovi modelli fondati sulle tecnologie digitali che le giovani generazioni stanno sviluppando. Molti modelli precedentemente sottoposti a prove di durata possono essere d’ispirazione per creare forme di denaro innovative, come il banking basato sulle tasse usato dalla JAK, il demurrage (a interesse negativo) e la valuta WIR sviluppata durante la Grande Depressione per incoraggiare le economie locali.

    4. Progettare sistemi per l’accumulo cooperativo. È essenziale ideare nuove forme organizzative (non solamente sistemi finanziari) che abbiano la capacità di abilitare un “accumulo cooperativo” – ovvero, l’accumulo di risorse finanziarie o asset che possano essere mutualizzati, gestiti democraticamente, e mobilitati al fine di sviluppare e sostenere forme di capitale che creino bene comune. Cooperative con multipli portatori d’interesse, come quelle in Italia, in Quebec e in Giappone, possono fornire indicazioni su come sviluppare strutture legali cooperative per i commoners, per tutti coloro che collaborano con essi, e per lo sviluppo sostenibile della comunità.

    5. Realizzare una macro-mappa del nuovo sistema monetario come una forma di commons. Dobbiamo differenziare tra l’“economia reale”, che soddisfa i bisogni di tutti i giorni delle persone, e l’“economia irreale”, la quale è dominata dal parassitismo della “finanza del redditiere”. Realizzare una macro-mappa di un sistema di finanza e di credito basato sui commons può aiutare a visualizzare le relazioni per strutturare e rendere operativa la nuova economia.

    I prossimi passi

    Per portare avanti gli obiettivi sopraelencati, sono stati identificati alcuni passi specifici da mettere in atto. Essi includono: una ricerca sul piano teorico e concettuale; lo sviluppo di una linea politica e il rinforzo della sua presenza nella comunità; il potenziamento di un discorso più ricco e ampio riguardo la finanza e i commons; la creazione di nuove sedi per attività di collaborazione e attivismo; l’intensificazione degli esperimenti con nuove valute; e il finanziamento di progetti e di istituzioni dedicati ai commons. Una proposta immediata è stata quella di incoraggiare e sostenere Syriza e il popolo greco nella loro lotta per trovare risposte efficaci alla crisi socioeconomica che devasta il Paese.

    Conclusione

    I dibattiti all’interno del Deep Dive hanno dimostrato che un sistema monetario basato sui commons e un capitale fondato su principi equi e democratici sono del tutto possibili. Molti modelli esistenti ed emergenti possono prevalere sul sistema vigente, basato sul debito e sull’interesse, e portare alla trasformazione di cui le nostre società hanno bisogno. La sfida sta nell’ottenere un cambiamento radicale e nel creare istituzioni in grado di promuovere la transizione, all’interno di quello che è un sistema dalle molte, complesse sfaccettature, apparentemente slegate tra di loro. È pertanto difficile, sia da un punto di vista pratico che strategico, trasformare il sistema corrente in modo tale da renderlo aperto, democraticamente responsabile, socialmente costruttivo, ed ecologicamente inoffensivo.

    In ogni caso, dai dibattiti emerge anche chiaramente che ci sono molte opzioni possibili, e che queste non devono per forza escludersi l’un l’altra: piuttosto, la sfida sta nel realizzarne di più e insieme. Possiamo trovare una guida e un’ispirazione in molti esempi sia storici che attuali di denaro privo di interessi, denaro per il settore pubblico non basato sul debito, e forme di banking pubblico, sociale e cooperativo. Ciascuna di queste innovazioni ha obiettivi e funzioni diverse, ma tutte tra loro complementari, e integrabili in un sistema monetario sociale che possa fornire capitale equo e altri servizi finanziari utili ed etici per i commoners e le loro comunità. L’ovvio problema nello sviluppo delle soluzioni disponibili al giorno d’oggi è il carattere sconnesso e fiaccamente organizzato delle iniziative di riforma esistenti. Non esiste ancora una meta-narrazione condivisa per galvanizzare e unificare un movimento per la riforma monetaria, che sia democratico e allo stesso tempo dedito a forme di crescita sostenibile e umana.

    I principi e le pratiche dei commons possono aiutare a definire un programma dinamico e completo verso il cambiamento, basandosi su numerosi strumenti e proposte politiche solide. È anche necessaria una visione consolidante che aiuti a resistere e ad offrire alternative concrete al potere irresponsabile delle banche private, che dal nulla creano denaro fondato sul debito. Lo stato e le persone devono strappare ai banchieri questo potere sovrano. Forme organizzative cooperative e democraticamente responsabili possono offrire un’architettura sociale alternativa e praticabile, che sia in grado di proteggere, mantenere, e assistere queste pratiche a servizio del bene comune.

    Ma c’è bisogno di un’immensa pressione da parte dell’opinione pubblica per ottenere questi cambiamenti. Il denaro dev’essere democratizzato. La prigionia del debito dev’essere abolita. Nuovi sistemi di finanza cooperativa e nuovi sistemi bancari devono essere istituiti, e nuove valute devono essere generate pubblicamente. Solo in questo modo i commons potranno essere protetti, promossi, e messi al servizio di tutti – e non imprigionati ed espropriati per il bene di pochi privilegiati.


    Traduzione di Maria Moschioni  da Democratic Money and Capital Commons

    Immagina di copertina: Christine Roy da Unsplash

    Note