Questo articolo è stato originariamente pubblicato su FrizziFrizzi.
L’immagine dell’homo faber, artefice del proprio destino, ha avuto molta fortuna tra gli umanisti dell’epoca rinascimentale, dando una notevole spinta in ambito culturale e sociale in opposizione alla visione medievale dell’individuo soggiogato da un fato già scritto nell’alto dei cieli.
L’ideologia neoliberista, che di tutto si impossessa, tutto consuma e tutto deforma a proprio vantaggio, ha fatto propria la locuzione latina homo faber fortunae suae per glorificare la libertà individuale ma al contempo l’ha utilizzata come efficace strumento per colpevolizzare il singolo: dato che ciascuno costruisce il proprio destino, se non hai successo è colpa tua, se non sei felice è colpa tua, se non trovi lavoro (e sei choosy, per dirlo con la Fornero) è colpa tua, se sul posto di lavoro ci muori è colpa tua, se sei povero, depresso, stressato, è colpa tua e solo tua.
È una sorta di delitto perfetto: da una parte ti autoassolvi, sollevando da ogni responsabilità il sistema che hai creato, dall’altra convinci le vittime a considerare colpevoli loro stesse, e non chi crea o perpetua un “gioco” sleale, in cui le condizioni di partenza non sono equilibrate.