C’è stato un prima e c’è stato un dopo. Anzi, nel dopo ci siamo ancora, perché la pandemia da Coronavirus non solo ha cambiato radicalmente le nostre vite, ma ha aggravato situazioni e fattori di esclusione sociale già presenti nella nostra società che oggi è impossibile ignorare.
Assieme a Codici Ricerca e Intervento e grazie al contributo di Fondazione di Comunità Milano abbiamo avviato Fuori Bordo, un progetto di ricerca e azione per capire come i territori possano tutelarsi da eventi di profondo impatto per le comunità.
La ricerca ha avuto inizio a settembre 2020 e si è articolata in una serie di azioni per risalire le quattro filiere della scuola, dei servizi socio-educativi, dei luoghi della cultura e del volontariato solidale. I ricercatori e le ricercatrici hanno incontrato persone responsabili delle organizzazioni che si occupano di questi servizi nell’area 5 di Milano e nel comune di Rozzano, scoprendone difficoltà e soluzioni adottate durante i periodi di lockdown. La maggioranza delle realtà, nel tempo, ha rimodulato le proprie attività online oppure, laddove questo non fosse possibile, ha raggiunto telefonicamente l’utenza. Altre hanno saputo cogliere le necessità della loro comunità e hanno convertito parte delle loro attività in mutuo soccorso per i cittadini, rappresentando spesso l’unico aiuto per le persone in difficoltà.
In seguito siamo scesi ancora più in profondità, chiedendo alle organizzazioni di metterci in contatto con gli utenti che hanno avuto più difficoltà ad accedere alle attività alternative di aggancio messe in atto, per scoprire le loro parole e i loro vissuti. Dalle interviste con queste persone sono emersi maggiormente tre processi di esclusione sociale: l’indebolimento di legami sociali forti e la perdita di quelli deboli; la crisi della fiducia nei confronti di persone o organizzazioni che prima erano punti di riferimento; l’autoesclusione dai contesti sociali. Le persone che più hanno sofferto e avuto ripercussioni dall’isolamento imposto dalla pandemia sono quelle anziane o i giovani e le giovani in età scolastica. Le prime perché molto spesso non hanno potuto sostituire il contatto fisico con quello digitale, sia per una scarsa conoscenza dei mezzi tecnologici sia per impossibilità economiche; le seconde perché più facilmente si sono trovate succubi dei “piccoli mondi”, ristretti spazi privati o virtuali diventati rifugi o gabbie durante il lockdown, vedendosi negato l’ambiente scolastico, fondamentale per la formazione e per la costruzione della socialità.
Dei risultati della ricerca ne parleremo durante l’evento finale, in programma per il 24 giugno presso il parco Chiesa Rossa di Milano.
Nel frattempo puoi scaricare il report integrale di Fuori Bordo e i 19 punti sull’esclusione sociale durante la pandemia.