La Scuola Open Source è uno dei 3 progetti che hanno vinto il bando cheFare3. Oggi è un istituto didattico, un centro di ricerca e consulenza artistica e tecnologica per l’Industria, il Commercio e l’Artigianato.
Il collettivo della Scuola Open Source risponde alle 15 domande di cheFare per la rubrica I nuovi modi di fare cultura.
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Perché La Scuola Open Source si chiama così?
Perché è una scuola che mette al centro del proprio agire l’idea di condivisione della conoscenza come atto politico rivoluzionario.
Quando è nata?
Ufficialmente nel marzo 2016, in realtà un anno prima come gruppo informale.
Dove?
A Bari.
Perché?
Perché ce va.
Che fate?
Siamo una comunità: condividiamo la conoscenza per accrescere valore e valori dei singoli partecipanti a questo processo. Generiamo senso d’appartenenza, relazioni e possibilità.
La cosa più importante che avete fatto
Abbiamo già svolto tre edizioni di XYZ, un laboratorio di ricerca e co-progettazione rivoluzionario: è un dispositivo metodologico in cui docenti e discenti cooperano in un ambiente facilitato per costruire assieme prototipi del mondo che vorremmo. Non è lineare, è trans-disciplinare e antifragile e il suo scopo è la co-progettazione di soluzioni connettive per problemi comuni.
A differenza di altri “format”, XYZ è cooperativo e non competitivo, fa leva sui sentimenti e le emozioni positive per generare valori condivisi.
Perché è la più importante?
Perché, per dirla con Aristotele: l’insieme è maggiore della somma delle singole parti.
Perché è un detonatore di possibilità.
Perché moltiplica i capitali (economico, culturale, sociale e simbolico).
Perché è uno strumento aperto e antifragile.
Perché è transdisciplinare.
Perché è un esperimento sociale.
Perché è la cosa più politica che abbia mai visto.
Qual è l’elemento più innovativo di XYZ?
L’alchimia che si genera, il caos. La sua potenza lascia sconcertati. Se lo si abbraccia, e si progetta per il caos, succedono cose magiche.
Cosa c’entra la cultura con questa esperienza?
Cosa c’è di più classico della dicotomia caos/ordine?
Quali sono le sue ricadute sociali?
Dare l’esempio è un gesto rivoluzionario.
L’apprendimento del possibile avviene così, attraverso gli esempi.
Noi spostiamo il senso del possibile per coloro che vengono a contatto con noi.
Con La Scuola Open Source si mangia?
Non tanto, ma non era l’obiettivo
Come fate a stare in piedi?
Organizziamo corsi, facciamo consulenze, lavoriamo a progetti di ricerca, scriviamo bandi, hackeriamo il capitalismo, spammiamo a dovere, raccontiamo delle storie
Qual è l’ostacolo più grande che volete superare?
“Questo nulla non si annullerà”
Fate parte di un network più grande di voi?
Stiamo costruendo un network di centri di produzione culturale indipendente. Nome in codice: L’orgia.
Cosa avete intenzione di fare per creare un futuro migliore?
In particolare: stiamo avviando un programma di residenze finalizzate allo sviluppo di progetti di ricerca all’interno della scuola.
Stiamo organizzando un nuovo XYZ, che si svolgerà nelle aree interne, in un convento che può dare da dormire e da mangiare a 100 persone contemporaneamente, nel Sannio.
Più in generale, vogliamo combattere la nostra battaglia per l’egemonia culturale con gli strumenti che ci competono: quelli della produzione culturale indipendente.