Chi sono gli Young Service Designers?

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    Negli oltre settant’anni trascorsi dalla promulgazione della Costituzione molte cose sono cambiate. L’istituto della rappresentanza mostra i limiti di una crescente sfiducia nelle istituzioni. La percentuale dei votanti diminuisce, l’interesse delle cittadine e dei cittadini per il governo del bene comune sembra essersi affievolito. Parallelamente – in contrapposizione ai fenomeni di disaffezione democratica – la pubblica amministrazione si apre a nuove sperimentazioni, che vanno dalla co-progettazione alla co-programmazione degli interventi sul territorio. Queste iniziative – pur significative – rischiano però di provocare un impatto limitato, replicando meccanismi escludenti, non riuscendo a coinvolgere materialmente tutte le fasce di popolazione. Il tema della cittadinanza, che è rilevante in particolar modo per le nuove generazioni, si pone sempre più non solo a livello di “riconoscimento” locale ma anche in chiave di appartenenza alla dimensione europea. Sta di fatto che le decisioni del Governo e della Unione Europea sono spesso vissute come esterne al meccanismo della partecipazione.

    Attraversiamo un momento storico in cui si è presa consapevolezza dei limiti dei paradigmi di crescita fin qui adottati; abbiamo la responsabilità di costruirne di nuovi, capaci di orientare scelte nodali in grado di generare effetti positivi a breve e lungo termine.  Strumenti di rilancio dell’economia come il Next Generation EU evidenziano l’urgenza di stabilire “patti generazionali” che favoriscano un sostenuto protagonismo della Generazione Z, assumendo tra i propri obiettivi anche la creazione di nuovi spazi per la costruzione di senso e visioni condivise. Il primo campo d’azione è indubbiamente la città. Le ondate pandemiche di COVID-19 e le strategie adottate per gestirne gli impatti hanno reso evidente come i centri urbani siano la prima linea di difesa contro le epidemie e le crisi sociali che ne conseguono, costituendo al contempo uno spazio prezioso per esercitare attivamente il proprio essere cittadine e cittadini.

    Diventa a questo punto essenziale promuovere e assecondare un processo che recuperi i motivi originari dell’assetto costituzionale e restituisca la parola a singoli e gruppi che non si identificano più nei tradizionali organismi di intermediazione (partiti, sindacati), potenziando le strutture locali per affrontare le sfide territoriali e globali e mettendo i giovani al centro del rinnovamento e del ripristino delle loro città. Il livello di base di questa ricostruzione del paradigma democratico è senza dubbio quello dei Comuni. Per effetto del principio di sussidiarietà, che assegna la responsabilità delle scelte e delle soluzioni dei problemi alle istituzioni più prossime ai cittadini, la restituzione del “diritto/dovere all’agire politico” non potrà che essere impostata sulla rinnovata apertura delle case comunali, entro le quali dovrà essere discusso e definito un nuovo modello di partecipazione.

    Una sperimentazione cofinanziata dal sottoprogramma European Youth Together (EYT) del programma ERASMUS+, nell’ambito dell’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura. Il progetto è iniziato  nel mese di maggio del 2021 con l’obiettivo di coinvolgere, connettere e responsabilizzare i giovani europei a svolgere un ruolo più attivo nella loro comunità di riferimento, attraverso un approccio innovativo con le autorità locali. Si concluderà, dopo due anni esatti, con la presentazione degli esiti del percorso sperimentale prevista il 27 aprile a Monza, presso il Binario 7 . Sei i paesi europei coinvolti: Italia capofila con Consorzio Comunità Brianza, Germania con la ONG Youth Power, Slovacchia con il consiglio nazionale dei giovani, la Finlandia con il partito dei giovani verdi, la Polonia con la fondazione Sempre a Frente, la Grecia con l’Istituto di ricerca IRTEA.

    YSD segue i metodi di progettazione dei servizi applicati al settore pubblico.  L’azione è stata co- progettata con Joshua Harvey, esperto nel campo del design, della strategia e dell’innovazione con organizzazioni internazionali, imprese sociali, ONU e governi. Joshua Harvey è stato coordinatore scientifico di tutta l’iniziativa e trainer degli youth workers.

    L’approccio YSD si ispira al programma UPSHIFT ideato dall’UNICEF: un programma di apprendimento sperimentale per l’innovazione sociale finalizzato ad aiutare i giovani in situazione di vulnerabilità. Si è deciso di declinare il programma perché potesse accogliere al meglio le specificità del progetto, applicando il policy design a partire dalla dimensione urbana e dal lavoro con le pubbliche amministrazioni. L’esigenza principale era quella di costruire un modello capace di favorire la dimensione europea, a partire dal mutuo scambio tra i diversi paesi, e al contempo far emergere e valorizzare le specificità dei diversi contesti d’azione. Per riuscire in questo intento è stata mobilitata e coinvolta Azzurra Spirito, esperta nella costruzione di strategie per l’Innovazione Trasformativa.

    Il progetto YSD è iniziato con una fase di ricerca in tutti i paesi partner, mirata ad indagare il coinvolgimento dei giovani al processo decisionale locale. Questa indagine ha in effetti evidenziato la scarsità di partecipazione dei giovani alla vita politica. Sono state interessate le amministrazioni comunali di 6 paesi partner- l’Ambito di Desio per l’Italia – e la ricerca si è sviluppata attraverso focus groups e interviste a funzionari politici e stakeholders locali. Il punto di debolezza emerso in tutti i paesi è univoco: i giovani si rispecchiano sempre meno nelle istituzioni, le quali palesano una difficoltà evidente a comunicare con loro e tantomeno a co-progettare in maniera sistematica e formalizzata azioni e progetti che li riguardano.

    Successivamente alla fase di ricerca e mappatura di progetti sinergici, uno dei primi step è stato aprire la “Call for Young Service Designers” con l’obiettivo di trovare ragazzi e ragazze interessati a intraprendere il percorso di formazione sulla progettazione di servizi e a partecipare alle numerose attività del progetto, compresi gli incontri di scambio con gli altri giovani europei e gli “Youth Public Innovation labs”, spazi di discussione con i funzionari e assessori dei comuni. La call è stata diffusa attraverso molteplici canali e social media; allo stesso tempo si sono tenuti eventi grass root per diffondere l’iniziativa e raccogliere le adesioni. In Italia, un ruolo fondamentale è stato svolto dagli Istituti scolastici superiori, con molti insegnanti che hanno supportato con generosità l’iniziativa. Negli altri paesi il ruolo degli youth council e delle associazioni giovanili è stato ugualmente importante.

    La formazione si è sviluppata su due livelli:

    1 livello “Formazione ai formatori” dedicata ai 18 youth workers facenti parte delle varie organizzazioni partner. Il corso durato circa 20 ore è stato coordinato e tenuto da Joshua Harvey.

    2 livello Programma di capacity building dedicato ai ragazzi tra i 16 e i 21 anni.  Le organizzazioni partner hanno realizzato il programma di capacity building nella loro lingua locale, ispirandosi alla formazione UPSHIFT e rispettando l’ordine delle varie fasi previste dalla metodologia. La formazione è stata tenuta dagli youth workers in modalità blended ed è stata erogata in tutti i paesi nello stesso periodo temporale. Il processo formativo ha previsto una fase di individuazione di un problema, considerato nelle sue cause e conseguenze, seguita da una fase di ricerca sul campo primaria e secondaria nella quale si sono svolti interviste e sopralluoghi negli spazi che si era scelto di rivitalizzare, e da una fase di progettazione del servizio, comprensiva della realizzazione di un “prototipo”.

    A conclusione della formazione, è stato organizzato, in Polonia, un evento europeo di scambio tra i giovani partecipanti provenienti da tutti i paesi. Durante l’evento, durato 4 giorni, ogni gruppo ha presentato i servizi e le soluzioni ideate nel proprio contesto nazionale. I giovani YSD hanno ragionato insieme sulle sfide globali, scambiandosi opinioni e utilizzando strumenti del service design come la stakeholder map, l’empathy map, la costruzione di personas, la journey map.. con la supervisione del coordinatore scientifico di progetto: Joshua Harvey e mio.

    Tornati da questa arricchente esperienza europea, che ha dato forma piena e strutturata alla parola chiave della strategia europea “Connect”, si sono realizzati gli Youth public Innovation Lab,  laboratori di discussione tra Young Service Designers e pubbliche amministrazioni. Gli incontri, realizzati presso la sede dei Comuni, hanno visto i giovani partecipanti proporre soluzioni a specifiche problematiche individuate sul territorio e rispondenti agli youth goals della strategia europea: goal 3) Consentire e garantire l’inclusione di tutti i giovani; Goal 10) Europa verde e sostenibile- realizzare una società in cui tutti i giovani siano attivi dal punto di vista ambientale.

    Sono stati momenti di scambio fondamentali, con generazioni a confronto, in cui gli esponenti delle amministrazioni e i ragazzi hanno concorso a disegnare il servizio che volevano proporre: i ragazzi e le ragazze hanno parlato in pubblico delle loro idee, si sono confrontati e anche le persone più timide hanno trovato il loro spazio di espressione, potenziando soft skills e problem solving.

    A conclusione degli incontri sviluppati su scala locale in tutti i paesi coinvolti, i giovani europei hanno avuto un’altra occasione di scambio in Finlandia cui ha partecipato anche il coordinatore scientifico di YSD per realizzare una formazione intitolata “Lean Experimentation” utile a preparare i ragazzi all’ultima fase del progetto: testare i servizi co-progettati con il Comune sul territorio.

    In questo momento, i giovani service designers, stanno predisponendo diverse iniziative per raccogliere i feedback dalla comunità locale in merito alle iniziative ideate.

    In Italia, gli Young Service Designers hanno lavorato con i comuni di Desio, Muggiò e Nova milanese (Ambito di Desio MB) con la collaborazione e supporto dei project manager di Consorzio Comunità Brianza e Youth workers per YSD: Elisa Chiesa, Carlotta Figini, Rachele Meda e degli youth workers Giulia Mancigotti e Michele di Paola della cooperativa sociale Spazio Giovani.

    I nostri YSDs si sono suddivisi durante la fase sperimentale in 3 macro-gruppi, che hanno operato sui seguenti obiettivi:

    • Zero discriminazioni e benessere scolastico: gruppo nato per contrastare, con attività sul territorio all’interno della biblioteca di Desio, i discorsi d’odio e le notizie false. È stato predisposto anche un servizio teso a creare uno spazio aggregativo per il “Benessere mentale teso a contrastare lo stress scolastico” in cui organizzare diverse attività e dibattiti per soli giovani fino ai 25 anni;
    • Spazi Verdi: questo gruppo di YSDs partecipa alla rigenerazione di uno spazio urbano pubblico organizzando eventi di sensibilizzazione su temi ambientali e di mobilità sostenibile. I destinatari di questa iniziativa sono i cittadini locali; l’obiettivo principale è quello di rilanciare le reti territoriali delle organizzazioni della società civile mettendo al centro un parco pubblico poco vissuto a Muggiò seppur circondato da diversi plessi scolastici;
    • Zero Sprechi: il gruppo che vuole sensibilizzare la comunità di Nova Milanese con vari eventi sul tema dello zero spreco e del riuso in ottica di economia circolare. Questo gruppo partecipa sia alla pianificazione che all’animazione di un’area periferica della città in fase di ristrutturazione, organizzando eventi di sensibilizzazione ambientale.

    In generale anche negli altri paesi è emersa con particolare frequenza la necessità di costituire degli spazi aggregativi di prossimità, fisici e online , in cui si possa discutere di temi importanti e di tempo libero ed in cui ci si possa sentire accettati ed inclusi.

    Con questa iniziativa, abbiamo sostenuto i giovani (16-21 anni) attraverso un rafforzamento delle competenze civiche, offrendo l’opportunità di sperimentare una reale partecipazione al processo decisionale locale per ripensare le loro città e gli spazi pubblici, ideando servizi che creino con il tempo valore per la comunità.

    Come risultati tangibili, il progetto ha ottenuto i seguenti esiti:

    • 18 youth workers in totale in 6 Paesi dell’UE (IT, EL, SK, DE, FI, PL) formati sulla metodologia UPSHIFT;
    • 120 giovani che hanno acquisito competenze di service design con una formazione di 40 ore condotta dagli youth workers e coordinatrice di progetto;
    • 12 Youth public Innovation Lab- laboratori pubblici di innovazione a livello locale tra giovani partecipanti e funzionari e politici locali;
    • 7 servizi testati con una fase pilota nei paesi partner co-progettati dai Young Service Designers e politici/funzionari locali;
    • Coinvolgimento di circa 18 funzionari pubblici delle città che sostengono gli YSD;

    YSD può infine essere definito come un riuscito intervento mirato a provocare un’inversione di tendenza rispetto alla disgregazione e frammentazione delle politiche dirette ai giovani e spesso caratterizzate da concezioni non più attuali di welfare, che diventa praticabile  adottando strumenti che ravvivino e rivitalizzino  la partecipazione democratica in logica “bottom up”, stimolando a livello di policy la creazione di infrastrutture permanenti di dibattito e co-progettazione tra amministrazioni  e  giovani. Un risultato immediato e concreto è stato sicuramente quello di trasmettere ai ragazzi la consapevolezza che è sempre più necessario  instaurare una comunicazione diretta con i politici, gli amministratori, i decisori; si possono presentare delle proposte e si può co-progettare tra pari e insieme alle istituzioni, perché questo è un diritto. Si è provato ad indebolire, in particolare in alcuni paesi partner, il muro che si innalza tra le istituzioni e i giovani.  Ma siamo solo all’inizio del percorso.

    Tutto il percorso si è sviluppato alla luce del Green Deal Europeo e quindi della programmata transizione verde e digitale le cui scelte strategiche e decisioni operative impatteranno proprio sulla generazione Z, che deve impiantarsi al centro del dibattito ed essere messa nelle condizioni di esprimere i propri contributi e fare la sua parte.

    Perché il cambio di paradigma che ci aspetta non sarà realizzabile se non riusciremo a costruire delle comunità più resilienti, consapevoli e adatte a escogitare, edificare e sostenere una giusta transizione.

     

    Foto di Scott Webb da Pexels.

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