Endless Residency. Un osservatorio sulla mobilità artistica

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    Pubblichiamo un’anticipazione al volume Endless Residency. Un osservatorio sulla mobilità artistica di Caterina Angelucci e Giulio Verago in uscita a settembre (© 2023 Postmedia Srl – book design: Alessandra Mancini). Ringraziamo gli autori per la disponibilità.

    Questo volume rappresenta la prima restituzione di Endless Residency, ricerca sulla mobilità artistica in forma di osservatorio, avviato da Giulio Verago e Silvia Conta per Viafarini nel luglio del 2021. Nello stesso anno Giulio Verago è assegnatario del grant di ricerca curatoriale Italian Council X edizione e la curatrice Caterina Angelucci entra a far parte del gruppo di ricerca nell’ambito della sua tesi per l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, seguita dai docenti Francesco Tedeschi ed Elena di Raddo.

    Il volume parte da una ricognizione storica del fenomeno della mobilità e della residenzialità nelle arti visive, per soffermarsi poi sulla specificità del fenomeno nel panorama italiano dalla fine degli anni Novanta a oggi, alla luce di interviste e occasioni di scambio con i diversi attori del sistema italiano. Sono poi introdotti gli strumenti di ricerca attivati dall’osservatorio, con una particolare attenzione ai tavoli di approfondimento co-curati con artisti e operatori culturali.

    Endless Residency nasce anche per dare spazio alla restituzione di quei materiali di ricerca che solitamente non trovano adeguata visibilità nella restituzione finale di un’esperienza di residenza. A titolo d’esempio, si presentano alcune delle ricerche in forma di “dispacci”, frutto di un dialogo avuto con gli artisti durante i relativi periodi di permanenza.

    Il volume si chiude con una proposta di dizionario, una scelta maturata attraverso il dialogo con Benedetta Di Loreto e Rosa Ciacci di qwatz, piattaforma per l’arte contemporanea. I partecipanti ai tavoli di approfondimento sono stati invitati a scrivere un contributo originale scegliendo di adottare una parola chiave sulla base della loro esperienza umana e professionale legata al tema della mobilità artistica. Grazie al dialogo con Annika Pettini questo invito è stato successivamente esteso anche ad alcuni curatori della scena emergente italiana, nella consapevolezza che solo da un mosaico di voci plurali si può pensare di restituire, seppur parzialmente, un panorama di indirizzi in costante evoluzione. Infine è utile offrire in questa introduzione qualche esempio dei tentativi di definizione del concetto di residenza artistica e delle sue finalità, fatta salva la natura complessa del fenomeno e delle oscillazioni del perimetro operativo nel supporto delle arti visive.

    Come osservato da Res Artis, la più autorevole rete internazionale dedicata alle residenze, le pratiche di residenzialità si stanno rapidamente espandendo a livello globale, seguendo i ritmi dell’innovazione frenetica di oggi. Per questo, la definizione di “residenza artistica” dovrebbe rimanere aperta e sempre reattiva a nuovi sviluppi, contesti e tempi. Tuttavia, è utile riconoscere alcuni principi fondamentali che conferiscono validità a qualsiasi modello. Prima di tutto una residenza offre tempo, spazio e risorse che possano facilitare il processo creativo grazie a sperimentazione, scambio e dialogo. Infatti, una residenza che si possa definire tale non va mai in un’unica direzione, è un patto di responsabilità reciproca che coinvolge artista e organizzatore-curatore, oltre che, di riflesso, la comunità e il contesto ospitante. Dunque, le esperienze di residenza sono cruciali per l’ecosistema artistico in quanto catalizzatori di processi che investono i vari aspetti del sistema arte più generalmente inteso: collegando il locale al globale, innescano meccanismi di interazione tra diverse discipline artistiche e settori non artistici, diventando strumenti di politica e diplomazia culturale (soft power) oltre che di comprensione interculturale. Tutti elementi essenziali per uno sviluppo professionale e personale.

    Nella pubblicazione curata dal gruppo di lavoro dell’Unione Europea “Policy Handbook on Artists’ Residencies” pubblicato nel 2016 nell’ambito del piano dell’Agenda Europea per la Cultura 2011- 2014, viene proposta la seguente definizione, frutto di un approccio volutamente pragmatico per cogliere un aspetto costante di un concetto per sua natura aperto e fluido:

    “Le residenze per artisti forniscono agli artisti e ad altri professionisti della creatività tempo, spazio e risorse per lavorare, individualmente o collettivamente, sulle aree della loro pratica che richiedono un livello di maggiore riflessione o concentrazione”.

    E si aggiunge “le residenze per artisti offrono in genere alloggio, assistenza artistica, supporto alla produzione e/o strutture per la presentazione. Sempre più spesso, le residenze sono tematiche e gli artisti in residenza lavorano con altri artisti, scienziati e professionisti provenienti da altri ambiti disciplinari e/o lavorano all’interno di comunità definite su temi specifici”1Policy Handbook on Artists’ Residencies, Work Plan for Culture 2011-2014, report della ricerca condotta da OMC Working Group on Artists’ Residencies, European Agenda for Culture, pp 9-10, dicembre 2014.

    Nel regolamento adottato nel 2021 che delinea il piano strategico del programma Europa creativa (2021-2027) si ribadisce che “la mobilità oltre frontiera degli artisti e degli operatori culturali nell’ambito della sezione Cultura può contribuire a collegare meglio i settori culturali e creativi nell’Unione e a renderli più forti e sostenibili poiché consente di velocizzare lo sviluppo delle competenze e la curva di apprendimento all’interno dei settori culturali e creativi, migliorare la consapevolezza interculturale e favorire la co-creazione, la coproduzione, la circolazione e la diffusione delle opere a livello transazionale”2Mobilità degli artisti e dei professionisti della cultura, https://culture.ec.europa.eu/ it/culture-in-the-eu/mobility-of-artists-and- cultural-professional.

    Nello studio commissionato dalla Commissione Cultura ed Educazione del Parlamento Europeo nel 2018 “Research for CULT Committee – Mobility of artists and culture professionals: towards a European policy framework” si ricorda che “La mobilità è una condizione sociale ed economica degli artisti e dei professionisti della cultura e, allo stesso tempo, un vettore di sviluppo sociale ed economico. Tuttavia, la mobilità nei settori culturali e creativi si trova ad affrontare una serie di questioni che devono essere approfondite a livello europeo e nazionale”3C. Daubeuf, T. Pletosu, P. Kern, A. Le Gall (a cura di) Mobility of artists and culture professionals: towards a European policy framework, report della ricerca per CULT Committee – Parlamento Europeo, abtract, pag.3, settembre 2018.

    Alcune delle questioni aperte emergono dalla pubblicazione “The Situation of Artists and Cultural Workers and the post-COVID-19 Cultural Recovery in the European Union” nel quale si ricorda fra l’altro che “la coesistenza in Europa di molteplici definizioni di “artista” e di quadri normativi di riferimento in conflitto tra loro ostacola un riconoscimento unificato dello status lavorativo degli artisti” e che “diversi fattori spiegano la precarietà degli artisti: gli artisti e gli operatori culturali hanno modelli di lavoro atipici. Tra questi, la natura non standard delle loro condizioni di lavoro, del loro status e del loro reddito, l’imprevedibilità del prodotto finale del lavoro artistico e della sua ricezione, il fatto che la creazione artistica sia ad alta intensità di tempo e di lavoro, i modelli di business guidati dall’eccellenza artistica e da altri valori sociali piuttosto che da obiettivi di mercato, e la propensione alla mobilità transfrontaliera (che include situazioni atipiche che non sono facilmente traducibili in categorie preesistenti associate ai visti, alla protezione sociale o alla tassazione)”4Damaso Mafalda (a cura di), The Situation of Artists and Cultural Workers and the post-COVID-19 Cultural Recovery in the European Union, raccomandazioni politiche alla ricerca per CULT Committee – Parlamento Europeo, Key-findings, pag.1, marzo 2021.

    Tra le sfide future poste alla produzione e circuitazione del lavoro artistico spicca anche quella posta dall’Intelligenza Artificiale. Nel report “The Use of Artificial Intelligence in the Cultural and Creative Sectors” del 2020 si ricorda che “l’uso dell’IA per i contenuti dei media solleva questioni relative alla diversità culturale e linguistica. Sono necessarie politiche e misure pubbliche per prevenire la discriminazione nelle piattaforme di distribuzione basate sull’IA” e della necessità di “sostenere un ambiente ricco per l’AI-Art, con conseguente sviluppo di un discorso critico sulla tecnologia e l’AI da parte del pubblico, che dovrebbe essere sostenuto a lungo termine”5Baptiste Caramieux (a cura di), The Use of Artificial Intelligence in the Cultural and Creative Sectors, report della ricerca per CULT Committee – Parlamento Europeo, Key-findings, pag.1, maggio 2020.

    Negli ultimi tre anni ci sono state numerose occasioni di riflessione e approfondimento partecipato.

    I formati alternativi di residenza in risposta alla pandemia sono stati al centro del dibattito la della conferenza digitale organizzata dal network internazionale Res Artis con SAC Gallery di Bangkok a settembre 2021, dove ci si è interrogati sulle ipotesi future proiettate nel decennio appena inaugurato.

    Altro tema affrontato è l’ottimizzazione nello sfruttamento delle risorse e il difficile percorso verso la sostenibilità ambientale del viaggio e la riduzione del suo impatto ambientale. La promessa di proseguire il confronto nella conferenza programmata per settembre 2022 in Ucraina presso la piattaforma Izolyatsia a Kiev sotto il tema “Come abitare l’instabilità?” si sarebbe rivelato drammaticamente profetico quanto irrealizzabile.

    L’edizione 2021 del Simposio online Rethinking Residencies, organizzato dal network di sedici programmi di residenza con base a New York, si è aperto con una ricostruzione storica che ha ricordato l’importanza degli anni Novanta nella definizione del paradigma di mobilità per come lo conosciamo oggi, toccando

    il tema del cambio nel community engagement e nelle alleanze civiche dopo la pandemia e ribadendo l’importanza dei valori condivisi tra residenze artistiche e movimenti socio politici.

    Nel versante italiano sono purtroppo mancate occasioni di riflessione condivisa tra gli attori del contemporaneo dopo l’edizione 2020 del Forum dell’Arte  Contemporanea italiana, che ha dato ampio spazio al dibattito sul concetto della cultura come bene comune e sulle strategie per il supporto della ricerca degli artisti

    e degli operatori indipendenti. Quest’ultima urgenza è stata al centro anche delle riflessioni di AWI Artist Workers Italia i cui lavori, inaugurati a maggio 2020, hanno portato alla realizzazione della prima indagine di settore nelle arti visive e di azioni di interlocuzione istituzionale sia con attori locali come Regione Lombardia, che nazionali, sempre in vista di un riconoscimento formale dell’artista visivo e dellз art worker come interlocutore meritevole di tutele specifiche.

    Simili rivendicazioni caratterizzano anche le sessioni di lavoro del neonato network STARE che consocia diverse realtà attive nella mobilità per artisti visivi e curatori. Il network è ancora in fase di ampliamento e nasce per aumentare la visibilità e le possibilità di sinergie tra gli operatori del settore, anche nell’applicazione a fondi di ricerca e bandi a evidenza pubblica.

    Chiude questa rapida istantanea il programma della conferenza programmata da Res Artis a settembre 2023 a Londra, centrato sulle strategie per superare il divario di opportunità in uno scenario fragile e frammentato, dove le disparità sembrano moltiplicarsi tra ambizioni globali e urgenze locali. Centrali i temi della diversità, dell’accessibilità e dell’inclusione, con focus significativi su artisti con disabilità e sulla salute mentale degli operatori del settore. Il tema della co-creazione è declinato nella logica di smantellamento delle gerarchie per favorire un riequilibrio generale del sistema.

    Queste premesse ci sembrano utili per ribadire che non esiste dibattito sulla mobilità artistica in Italia senza una riflessione sul ruolo del Paese nell’orizzonte europeo, uno scenario in cui tutti gli attori, non importa quanto grandi o piccoli, storici o emergenti, sono chiamati a contribuire.

    La pubblicazione non è un compendio ma l’istantanea di un momento storico carico di contraddizioni, un invito a innescare occasioni partecipate per approfondire un tema chiave della produzione culturale contemporanea.

     

    In copertina: Riccardo Arena, Extempore D.M. Ellero Diagram, 2012

    Note