Sinergie naturali: di cosa hanno bisogno le comunità quando le luci si spengono?

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    Tre eventi, quattro persone con background, futuri e presenti diversi, una carovana mobile che mappa e si muove attraverso spazzi sottoutilizzati, abbandonati, nascosti e preservati nella città meneghina. Il collettivo curatoriale Sinergie Naturali nasce all’inizio del 2023. Seguirlo attraverso Milano significa costruire reti spontanee, lasciarsi sorprendere dalle preesistenze sociali e culturali della città.

    Giulia Bianchi, Francesca Bullo, Matilde Crucitti e Francesca De Chiara: le ho incontrate una sera nebbiosa ma calda. Ottobre: era l’inaugurazione della mostra collettiva Oodal. Pratiche di Relazioni Organiche, che le quattro avevano messo a punto in quel piccolo sotterraneo nascosto nel quartiere di Ortica che è Fondo Luogo. Post-opening, siamo andate a ballare al Parco della Lambretta. Li, a bordo di un laghetto artificiale, abbiamo parlato di luoghi, accessi, feticismi, relazioni e sinergie: quello che rimane quando a Milano si spengono le luci.

    Ci raccontate come è nato il progetto Sinergie Naturali?
    Per definirci usiamo una metafora che arriva dalla botanica. Ci siamo incontrate in un terreno fertile ma in un contesto casuale, un po’ come le piante a cui facciamo riferimento. Abbiamo background molto diversi: grafica della comunicazione, lettere, didattica dell’arte, ma siamo tutte cresciute a stretto contatto con realtà naturali e ci mancava questa vicinanza. Tuttavia, lo scopo di Sinergie Naturali non è soltanto quello di indagare il rapporto uomo-natura. Desideriamo proporre nuove modalità di dialogo e di fare artistico nel cuore delle comunità. E, in questo senso, seguiamo un paradigma vegetale. Come le piante si incastrano tra di loro in dei terreni fertili ma confusi e si radicano in maniera casuale l’una con l’altra, cosi anche noi abbiamo reso la diversità dell’”ecosistema Sinergie” il nostro punto di forza.

    Cosa vuol dire seguire un paradigma vegetale: nella curatela, nel fare mostre?
    Un paradigma vegetale applicato alla curatela è, anzitutto, un paradigma dialogico. Quelli della natura sono dialoghi, sinceri, diversi e inclusivi, dove l’inclusività e la volontà di partecipazione non sono accademicamente forzate ma casuali, proprio come quelle del terreno. Uno dei punti più importanti nel nostro lavoro curatoriale è quello di ricostruire una certa spontaneità che spesso manca nel fare artistico. Sentiamo il bisogno di fondare un dialogo onesto e autentico tra chi organizza e chi espone, di congegnare una trasparenza non forzata nelle modalità della logistica e dell’esposizione. Soprattutto, intessiamo un rapporto intensissimo con gli spazi espositivi dove – in quanto collettivo nomade – ci andiamo di volta in volta ad appoggiare.

    Sinergie Naturali. Dialoghi tra comunità e piante, a cura di Sinergie Naturali, domenica 2 aprile, Isola Pepe Verde, Milano

     

    Cascinet, Isola Pepe Verde, Fondo Luogo: gli spazi che avete attraversato con gli eventi di Sinergie sono particolarmente connotati e spesso pure largamente utilizzati dalle comunità dei diversi quartieri che vi ripongono richieste e desideri. Come vi situate da estranee in questi spazi già vissuti e abitati?
    I luoghi che abbiamo scelto nell’ultimo anno hanno tutti in comune il fatto che non sono solo spazi espositivi ma hanno più usi, destinazioni e funzioni. La scelta di spazi atipici è una preferenza produttiva. Vale a dire che l’inclusione dell’hinterland, del vicino di casa, del passante e di comunità che possono essere sapute, casuali, di giovani, di vecchi, di bambini che entrano per caso; comunità culturali, comunità queer sta al centro della nostra idea progettuale.

    Osservando i temi dei vostri eventi, un altro punto mi sembra quello di superare un discorso autoreferenziale sull’arte…
    Assolutamente si. A Isola Pepe Verde, per esempio, l’evento di una giornata Sinergie Naturali. Dialoghi tra comunità e piante si configurava come una piccola tavola rotonda temporanea, con ospiti ed eventi da diverse discipline. Insieme ai partecipanti, abbiamo cercato di capire quali fossero le sinergie visibili del mondo vegetale e come queste potessero essere messe a paradigma del vivere umano. Già dai primi momenti di progettazione, ci siamo rese conto che non sarebbe mai bastata l’arte da sola per un’attività che fosse inclusiva, sociale e soprattutto interessante per una comunità.

    Cosa bisogna tenere a mente quando nella progettazione culturale si lavora con comunità già esistenti?
    Come curatrici e artiste ci facciamo spesso portatrici di istanze che appartengono ad altri gruppi sociali e culturali, con il fatto però che altrettanto spesso quegli stessi gruppi non vengono inclusi o vengono inclusi fintamente nello spazio della mostra. Perciò, quando si lavora a contatto con comunità – che siano queste umane, vegetali, dell’arte o di non addetti ai lavori – bisogna ricordarsi che una proposta culturale non può prescindere dal loro interesse. E questo è tanto più importante quando si trattano temi di difficile comprensione per un pubblico generalista.

    IMPRONTE SONORE, workshop con l’artista Ilona Särkkö e il produttore musicale Stefano Puddinghinu, a cura di Sinergie Naturali. Presso Uovo Cosmico Festival

     

    A questo punto, viene spontaneo chiedervi che impatto comunitario hanno avuto, secondo voi, gli eventi di Sinergie? Cosa cambia tra l’accogliere il pubblico in un giardino e aprirgli le porte di una galleria privata?
    Cambia tutto. Solo in luoghi polifunzionali come quelli che abbiamo scelto, intenzioni e interazioni riescono a sovrapporsi in maniera così fruttuosa. Da Isola Pepe Verde, per esempio, prima dell’evento i volontari che gestiscono il giardino ci avevano avvisato che probabilmente sarebbero passati dei bambini per delle feste di compleanno o delle persone a giocare. Inserirsi in uno spazio che è così largamente vissuto implica che tu debba rispettarne le preesistenze. Non puoi di certo vietare l’ingresso al pubblico, imporre una destinazione univoca legata al tuo evento o contingentare gli ingressi. Anche da Fondo Luogo, che ha mantenuto le porte sempre aperte durate i sette giorni di Oodal abbiamo scoperto come le persone si comporterebbero di fronte a un laboratorio o una performance artistica se non ci fossero tutte quelle costrizioni comportamentali date dall’architettura degli opening. Al pubblico sfuggivano delle reazioni spontanee, non indirizzate da informazioni propedeutiche o promozionali sulla mostra in corso.

    I vostri eventi sono ricchi di workshop e momenti interattivi che richiedono di permanere a lungo nello spazio espositivo. Questo immagino spinga il pubblico a mettersi comodo, a oziare, a riposare in mostra. Nel caso di Isola Pepe Verde a vivere l’evento un po’ come una domenica al parco, per esempio. Direste che l’ozio è una delle chiavi di accesso alla spontaneità che ricercate?
    Ozio non è molto nelle nostre corde come definizione, ma il sostare nello spazio è sicuramente molto importante. Fa parte del lavoro e serve a creare degli spazi inclusivi, non in senso banalizzante. Inclusivi per noi vuol dire degli spazi che siano piacevoli, comodi e pronti ad accogliere tante cose contemporaneamente. Un evento, in fondo, è la creazione di una comunità che, quando le luci si spengono, si va a smontare ma fa permanere qualcosa di sé. E tutti, da chi gestisce a chi partecipa a un evento culturale, dovrebbero sentirsi a proprio agio nello spazio espositivo. Questa è la parte più sinergica, più naturale per come la intendiamo noi. La natura è, in effetti, in primis il luogo dove ti senti a tuo agio, nel posto giusto, per dei fattori che non sapresti neanche definire.

    Vi pongo un’ultima questione, che è difficile da definire anche per me. Il lavoro di un progetto sociale e culturale, secondo voi, viene intaccato se non c’è permanenza. Potrebbe essere controproducente il fatto che le comunità che costruire si smontano e si rimontano, senza avere uno spazio di riferimento?
    A Milano e, in generale, nel panorama culturale italiano c’è un’incessante ricerca dello spazio fisso, dove esporre, esporsi e offrire progetti. Meglio, poi, se questo è uno spazio periferico rispetto a un “centro” ideale delle città. Si sceglie un luogo e da lì si sviluppano progetti diversificati; il pubblico partecipa perché conosce lo spazio piuttosto che le attività. Chiaramente anche questa è una modalità legittima, ma noi stiamo ragionando nel senso opposto. Ossia, nel progetto di Sinergie, è il luogo ogni volta diverso, con le sue peculiarità, che diventa la miccia ispiratrice per progettare le attività in sé. Luogo e costruzione dell’evento non possono essere separate. Spazio e contenuti sono interdipendenti anche quando non desiderano esserlo. Seguirci attraverso Milano significa scoprire e attivare delle sinergie che già esistono tra i luoghi e tra le persone, viaggiare anche con le intenzioni, di volta in volta. Come raccontare dei luoghi o delle comunità lontane con il nostro linguaggio che rimane inevitabilmente quello da cui arriviamo? Cosa possiamo dire? Con che parola possiamo parlare? Forse già fare rete, far incontrare tante piccole realtà atomizzate e sparse per la città rompe dei meccanismi sociali da nastro isolante. Forse non è la durata dell’evento ma la permanenza delle intenzioni di chi vi partecipa a fare la differenza.

    OODAL, Pratiche di relazioni organiche, a cura di Sinergie Naturali, 7-13 ottobre 2023. Fondo Luogo, Milano. In occasione della XIX Giornata internazionale del contemporaneo, promossa da AMACI (Associazione dei Musei dell’Arte Contemporanea Italiani)

     

    Dove si sposterà quest’anno Sinergie Naturali?
    Al momento, stiamo lavorando a un workshop di una giornata che si terrà ad Aprile, in collaborazione con Società Umanitaria e NABA – Nuova Accademia di Belle Arti. Con Abitare la trama vorremmo riragionare e mettere in discussione la definizione di casa, comunemente intesa come luogo chiuso, isolato, privatizzato e immutabile. Consideriamo anche la casa un ecosistema naturale, un luogo futuribile, prono alla trasformazione, che si modifica in base alle relazioni che riusciamo a intessere al suo interno. Pertanto, insieme ai partecipanti, progetteremo nuovi modelli abitativi – di casa, spazio, abitazione – per far sì che anche l’ecologia e l’architettura possano nuovamente seguire desideri e necessità comunitarie.

     

    Immagine di copertina: Sinergie Naturali. Dialoghi tra comunità e piante, a cura di Sinergie Naturali, domenica 2 aprile, Isola Pepe Verde, Milano

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