Quanto vale l’immagine dei beni culturali?

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    La recente osservazione mossa dalla Corte dei conti al ministero della Cultura – in seguito all’introduzione di un nuovo tariffario per la concessione d’uso delle riproduzioni dei beni culturali degli istituti statali – ha riacceso il dibattito sul libero riuso delle immagini di opere d’arte in pubblico dominio.

    La questione, che può sembrare limitata agli addetti ai lavori, ha risvolti economici rilevanti, considerato che il patrimonio culturale è uno degli asset più strategici del nostro paese e la sua digitalizzazione può offrire interessanti opportunità per lo sviluppo sociale, culturale ed economico.

    La riproduzione dei beni culturali pubblici è infatti regolamentata dal Codice dei beni culturali e del paesaggio che, negli articoli 107 e 108, prevede limitazioni al loro riuso. Per quanto negli anni, con la diffusione del web e dei social media, vi siano state modifiche volte a una liberalizzazione nell’uso delle immagini per scopi non commerciali, qualsiasi altro utilizzo è invece rimasto vincolato a un’autorizzazione e all’eventuale pagamento di un canone gestito dalle istituzioni culturali che custodiscono le collezioni. L’impostazione è stata confermata anche nel recente Piano nazionale di digitalizzazione (Pnd), che fa parte di un pacchetto più ampio di investimenti del Pnrr Cultura, rivolto proprio alla digitalizzazione e disseminazione del patrimonio culturale.

     

    Immagine di copertina di Markus Spiske su Unsplash

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