In un modo o nell’altro sono immagini che abbiamo visto tutti. Sono quelle dell’arrivo in Italia delle prime dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, spezzettate in vari video reperibili on line. Nell’economia di quanto la pandemia ci ha costretto e ci costringe a vivere, queste sono immagini a cui spetterebbe un ruolo di primaria importanza. Perché segnano, o almeno dovrebbero segnare, un punto di svolta nella lunga vicenda di questi mesi. Rappresentano l’arrivo della cavalleria, il momento in cui il segno della trama si rovescia e l’intreccio si avvia verso lo scioglimento e la conclusione. Ci si aspetterebbe festeggiamenti e grida di giubilo, ma così non è stato, queste immagini sono state accolte soprattutto da dubbi e polemiche.
Trasportarle con un furgone, via terra, era davvero il modo migliore per fare arrivare le dosi del vaccino nel nostro paese? Ed era davvero necessario spettacolarizzarne l’arrivo con quella che in molti hanno definito una mossa di propaganda o una comunicazione da regime? Domande come queste mi spingono a pensare che di fronte all’invisibilità della minaccia, si cerchi a tutti i costi un’immagine per dare senso a ciò che stiamo vivendo. Ma perché, allora, tutto finisce per risultare ridicolo, non all’altezza della situazione?