Cosa significa fare il Festival of Italian Literature di Londra al tempo della Brexit

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    Dal 2019 cheFare è partner supporter di FILL, il Festival of Italian Literature di Londra. FILL oltre che essere uno dei più interessanti e originali tra i festival culturali è anche uno luogo sicuramente fondamentale dove poter discutere di letteratura italiana contemporanea là dove per letteratura contemporanea si possono intendere gli intrecci linguistici e culturali con l’Europa e il mondo e il relativo punto di vista di chi si esprime (ostinatamente verrebbe da dire) con una lingua decisamente periferica rispetto alle rivoluzioni culturali e tecnologiche oggi in atto.

    Tuttavia non sempre una lingua considerata magari minoritaria esprime concetti scontati, ma spesso proprio per questa sorta di inciampo è in grado di porgere il proprio sguardo oltre, proponendo visioni inedite e favorendo dibattiti con nuovi compagni di strada. Abbiamo incontrato a Londra Giorgia Tolfo, critica letteraria e co-fondatrice e coordinatrice di FILL e le abbiamo chiesto come è nato questo festival e cosa ci riserverà l’edizione 2019 (dal 2 al 3 novembre a Londra)

    Come e quando è nato FILL? Quali la necessità e l’urgenza colte?

    L’idea di FILL è nata in seguito ai risultati di Brexit, quando si è abbattuta su di noi la consapevolezza che non stavamo vivendo nella realtà che immaginavamo. In molti, italiani e non, ci siamo ritrovati a domandarci quali fossero i sintomi che avevano portato quel risultato e a queste domande si è accompagnato sempre più forte il bisogno di creare uno spazio in cui incentivare dibattiti e discussioni, in cui condividere idee e riflettere sul passato più recente, il presente e il futuro che ci aspetta.

    ph. Misaki Shimizu

    Giunto alla sua terza edizione, l’orizzonte di FILL si è ora allargato. Dall’urgenza di riflettere su tematiche come migrazione e democrazia in un contesto prevalentemente britannico post-referendum, il festival si pone ora, grazie alla presenza di intellettuali e attivisti internazionali, come uno spazio/laboratorio di riflessione su temi come i nuovi movimenti letterari, il ruolo della traduzione nei processi di cross-fertilizzazione culturale, i nuovi femminismi, il riscaldamento globale o l’impatto delle tecnologie digitali sulla società.

    Quanti siete e come vi siete incontrati? Come vi siete suddivisi i ruoli?

    Il festival è nato con una serie di incontri carbonari al bar di un cinema a Piccadilly Circus. Grazie a un’idea originale di Marco Mancassola che poi, insieme a Claudia Durastanti, ha creato le prime sinergie e connessioni, si è formato un gruppo di 5/6 persone (più consulenti e sostenitori) che ha gestito in maniera collettiva, pur con dei ruoli semi-definiti, le prime due edizioni del festival. Per la terza edizione del 2019, il coordinamento si deve principalmente a Marco Magini, me, Paolo Nelli e Marco Mancassola, sebbene il lavoro sia rimasto collettivo e basato, come sempre, su un team operativo ristretto e uno più largo di consulenti e volontari.

    Giorgia Tolfo, ph. copyright Sara Agutoli

    I ruoli sono abbastanza permeabili e questo è dovuto principalmente al fatto che il carattere indipendente del festival rende necessario condividere tutte le abilità a disposizione, oltre che affiancarlo ad altri lavori. La programmazione è l’aspetto più collettivo: durante l’anno si identificano tematiche di rilievo e attualità e si organizzano think tank per produrre liste di idee.

    ph. Luca Migliore

    I diversi interessi e professioni delle persone coinvolte – editor, traduttori, accademici, poeti, cineasti, agenti letterari, giornalisti – garantisce un apporto vario e diverso e conseguentemente anche l’ideazione di incontri inaspettati e per questo più stimolanti. Il fundraising, l’ospitalità, la comunicazione e gli aspetti più operativi del festival sono divisi invece in maniera più tradizionale e affidati a persone singole che li gestiscono col supporto del gruppo.

    ph. Luca Migliore

    Cosa significa in termini di tempo e relazioni organizzare un festival dedicato alla letteratura italiana a Londra?

    FILL richiede un lavoro costante, che si svolge ormai quasi tutto l’anno. Se l’aspetto operativo si intensifica tra marzo e novembre, la programmazione richiede da parte di tutti un’attenzione regolare ai movimenti culturali, ai dibattiti contemporanei e alle pubblicazioni più recenti, tanto in Italia quanto al di fuori. Benché ad ogni edizione le partnerships aumentino, è spesso difficile riuscire a far dialogare entità italiane ed europee con quelle di stanza a Londra. I

    ph. Luca Migliore

    l risultato è che ci si trova spesso a lavorare su binari paralleli che si incontrano poco. Però si incontrano e l’aumentato interesse da parte degli istituti di cultura delle varie nazioni europee, così come quello di festival letterari italiani o scuole di scrittura per FILL ne è la prova. D’altra parte era proprio la missione di FILL quella di creare un ponte tra la comunità intellettuale italiana e quella europea ed internazionale. E senz’altro da questo punto di vista si vedono ottimi risultati.

    Cosa propone l’edizione 2019?

    L’edizione 2019 è particolarmente ambiziosa. Mentre il primo anno il focus principale era su Brexit e il secondo sul dilagare dei populismi, quest’anno il fil rouge che serpeggia tra i vari incontri è quello della “rottura”. O, più precisamente, la volontà e possibilità di rottura. Quelle che presentiamo sono riflessioni su micro e macro rotture, realizzate, mancate o possibili: c’è la caduta degli dei (Maradona), il tema del bivio come momento di scelta (emergenza climatica), lo spirito carnevalesco che può ribaltare lo status quo (le proteste contro regimi antidemocratici), la ricerca di vita oltre la vita, l’algoritmo che si inceppa, ci sono creature selvagge e indomabili.

    ph. Luca Migliore

    Ci troviamo in un momento storico di oppressione, dove l’agency individuale sembra ridursi a scapito dell’emergere di una collettività acritica. Quello su cui vorremmo interrogarci, attraverso gli incontri proposti, è come si possa reagire a questa situazione, come si possa ripensare una collettività capace di agire e pensare, come si possa rompere il sistema e riportare cultura e responsabilità sociale al centro della nostra riflessione politica e sociale quotidiana.

    Quali gli eventi di cui andate più orgogliose per il 2019? E quali vi hanno stupito in passato sorprendendovi?

    Gli eventi che presentiamo sono tutti di alto spessore. Tra questi forse quelli più ambiziosi sono il dibattito sul futuro della democrazia con Ece Temelkuran, il panel Digital Testimonies sul ruolo della moderazione (automatica e non) nei social media e l’impatto di questa nei casi di violazione dei diritti umani, il dialogo tra Rachel Cusk e Edoardo Albinati sulle nuove forme in cui la soggettività si manifesta nei romanzi, ma anche l’incontro sulla violenza giovanile tra Gary Younge e Agostino Ferrente, o quello sulle vite dei lavoratori migranti tra il sindacalista Aboubakar Soumahoro e Daniel Trilling.

    ph. Luca Migliore

    Ci sono poi grandissime aspettativa per gli eventi più performativi, come la stand-up comedy su Brexit di Francesco de Carlo, o la performance-reading poetica di Loredana Lipperini e Rebecca Tamàs.

    Per quanto riguarda le edizioni passate, invece, ogni evento è stata una sorpresa in sé. Penso ad esempio all’emozione di vedere Ali Smith in dialogo con Walter Siti, o Mathias Enard con Nicola Lagioia, così come agli sguardi attenti e partecipi del pubblico durante l’incontro col gruppo di Forensic Oceanography. Oppure ricordo la lunga fila di giovani in attesa che Zerocalcare autografasse loro una copia del graphic novel che si erano portati da casa che ci costrinse a tenere aperte le porte del teatro oltre l’orario prestabilito.

    Ma, forse, quello che ricordo con più emozione è lo spirito che si è creato ad ogni edizione nei corridoi e negli spazi del Coronet Theatre: vedere il pubblico che all’uscita dei panel si incontrava per scambiarsi opinioni, percepire il manifestarsi di un senso di comunità transgenerazionale e transnazionale e rendersi conto che la cultura, per quanto bistrattata, ha ancora il potere di risollevare gli spiriti e di unire nei momenti in cui è messa più a rischio. È stata questa emozione che ci ha permesso di continuare a mettere il cuore in questo progetto nonostante le difficoltà dei tempi a trovare fondi e tempo.

    Cosa manca ancora a FILL? E cosa sognate per FILL?

    FILL è un festival indipendente cha ha a cuore una missione culturale. Essendo nato proprio in risposta ad un bisogno di condividere idee, visioni e opinioni, per noi è importante mantenere la libertà di proporre un programma stimolante, vivo e non determinato da richieste di promozione commerciale. Questo a volte non aiuta nella fase di ricerca dei fondi, nonostante ogni anno sempre più realtà si stiano dimostrando disponibili ad aiutarci, come gli istituti di cultura, scuole di scrittura, imprese interessate a fare investimenti sostenibili, università o associazioni.

    ph. Luca Migliore

    Il sogno sarebbe quello di poter trasformare FILL in una realtà autonoma con un suo staff permanente e retribuito che si possa impegnare in maniera costante al lavoro di promozione culturale, crescita della rete di partnerships, comunicazione e creazione di eventi. In questo senso vanno “Extra FILL”, una serie di eventi speciali al di fuori dei due giorni del festival su cui abbiamo già iniziato a lavorare e, se i fondi lo permetteranno, una serie di podcasts di cross-pollinazione culturale.

    Credete che FILL possa essere un modello esportabile?

    Il modello è sicuramente esportabile e ci sono vari gruppi in fermento. Negli ultimi due anni si sono già creati, anche se con formati leggermente diversi, altri piccoli festival di letteratura italiana all’estero, tra questi Boston, Monaco, Bordeaux e quest’anno un piccolo evento a Edinburgo. Mi giungono voci di altre cellule in fibrillazione altrove, ma è troppo presto per rivelarle. Quel che è interessante è che tra questi festival si sta creando una ricca rete di scambio di esperienze e contatti che potrebbe preludere, se fondi e sinergie lo permetteranno, a futuri progetti di più ampio respiro.

    ph. Luca Migliore

    Come sta la letteratura italiana contemporanea? E cosa significa scrivere a Londra, nel mondo, in italiano?

    Dal nostro osservatorio delocalizzato abbiamo una visione dello stato della letteratura italiana forse diversa da quella che si ha dall’interno. Da un lato si percepisce una certa arretratezza nei confronti di certi discorsi ormai ampiamente diffusi nel mondo anglofono, mi limito a nominare il riscaldamento globale che finalmente sta arrivando al centro del dibattito o la riflessione su gender/genre e gender e traduzione, ma anche una riflessione sul ruolo dell’intelligenza artificiale tanto nei confronti dell’automatizzazione del lavoro quanto nelle questioni etiche. Dall’altro appare estremamente sana, tanto che il mondo editoriale inglese (e anglofono in senso ampio) sembra interessarsene sempre più.

    ph. Luca Migliore

    Come è vista la nostra letteratura dagli inglesi? Dal pubblico come dagli autori

    È difficile comprendere la natura dell’interesse del pubblico inglese nei confronti della nostra letteratura, sicuramente da un lato negli ultimi anni c’è un’attenzione maggiore per la letteratura in traduzione (i cui numeri rimangono però ancora molto bassi rispetto alla dominanza della letteratura anglofona), dall’altro il successo di alcuni romanzi italiani (naturalmente mi riferisco ad Elena Ferrante, ma anche Varvello e altri) ha dato una spinta propulsiva alla nostra letteratura nazionale.

    Purtroppo talvolta l’interesse per la letteratura italiana sembra più associabile a un gusto per l’esotismo che a un reale interesse per i contenuti. Eppure ci sono momenti in cui in maniera felice si risvegliano interessi imprevedibili per certi nostri testi, autori o autrici, come è il caso ad esempio dell’enorme successo che ha riscontrato Natalia Ginzburg nell’ultimo anno.

    ph. Luca Migliopre

    E come stanno gli italiani a Londra al tempo di Brexit?

    La domanda che mi aspettavo è cosa pensate accadrà il 31 Ottobre? Avrei risposto: se venite a FILL lo scopriamo tutti assieme (nda. Le date di FILL sono 1-3 Novembre).

    Note