Le forme e gli oggetti che ci portiamo dietro nonostante il progresso

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    Una caratteristica fondamentale dell’interfaccia grafica dei moderni sistemi operativi e software per computer è la presenza delle icone: piccole immagini associate a determinate funzioni. Di solito rappresentano in forma stilizzata oggetti un tempo più familiari di quanto lo siano ora: il floppy disk dell’icona che permette di salvare i file, per esempio. La relazione più o meno chiara che certi oggetti mostrano, sul piano estetico, con oggetti noti di altri tempi o di altri contesti è spesso definita “scheumorfica”, secondo un gergo diffuso in anni recenti soprattutto tra esperti di tecnologia, web designer e progettisti di software, ma che ha origini più lontane nel tempo.

    La parola “scheumorfismo” – che deriva dal greco skeuos, “strumento, recipiente”, e morphḗ, “forma” – indica in generale un qualsiasi oggetto che per forma, aspetto o dettagli ornamentali richiami un altro oggetto, familiare in un’altra epoca o in un altro contesto. Un esempio di scheumorfismo sono le luci elettriche in plastica o altro materiale, ma fatte a forma di candela di cera. Oppure i copricerchioni delle auto che riproducono i raggi di una ruota, che è una forma non necessaria (e infatti ne esistono anche di altro tipo).

    Foto di Fernando Lavin su Unsplash

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