Samuel Butler, nell’ottavo capitolo di Life and Habit (1878), sostiene che “un pollo è il modo in cui un uovo fa un altro uovo”. Parafrasando questa affermazione apparentemente paradossale, Edward Ashford Lee, nel suo libro The Coevolution: The Entwined Futures of Humans and Machines (MIT Press, 2020), si pone una questione ancora più controintuitiva, ovvero se “un essere umano è il modo in cui un computer fa un altro computer”.
Edward A. Lee, professore emerito in Ingegneria Elettrica e Informatica presso l’Università della California (Berkeley), sviluppa questa intuizione elaborando una posizione teorica che si distingue, da una parte, dalla visione più apocalittica, propugnata in modi diversi da Vernor Vinge, Ray Kurzweil, Nick Bostrom e Max Tegmark, e, dall’altra parte, da quella definita come “creazionismo digitale” di Daniel Dennett. Quest’ultimo, infatti, è, nel panorama del pensiero contemporaneo, il massimo alfiere e assertore della teoria dei memi di Richard Dawkins, ritenendo che l’evoluzione culturale umana segua meccanismi di selezione analoghi a quelli dell’evoluzione biologica.