Gli spazi creativi che hanno definito l’arte: un’indagine

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    Sebbene oggi questo tema sia in parte superato, grazie all’esistenza delle più disparate residenze d’artista e a co-working per creativi di ogni genere, il bisogno di uno spazio intimo nel quale dare liberare la propria immaginazione è stato oggetto di una lunga narrazione sotterranea, che solo in parte si rifà al mondo della storia dell’arte. Lo spiega bene il libro di James Hall, Lo studio d’artista. Una storia culturale, pubblicato in Italia quest’anno da Einaudi. Secondo il critico la storia dello spazio nel quale pittori, scultori e scrittori agiscono appare come il frutto di uno strano mélange, insieme semantico e letterario, nel quale si definisce la vera storia della creazione occidentale: una storia in continuo movimento dove ambienti interiori ed esteriori si legano in maniera indissolubile. Per l’autore, difatti, “il luogo di lavoro dell’artista è un’entità permeabile e mutevole che ha una relazione simbiotica con le botteghe degli artigiani, le celle dei monaci, gli studi degli eruditi e altri spazi interni ed esterni” come, per esempio, le mura dei palazzi, giardini e paesaggi naturali, sino alle caverne nelle quali nascono le prime prove grafiche a opera dell’uomo.

    Antenato dell’odierno museo – dal greco mouseion, luogo delle muse – lo studio era una sorta di tempio, un luogo sacro nel quale una volta varcata la soglia si poteva accedere a uno speciale esercizio dello spirito fatto di studio e creazione radicati nella più ascetica solitudine. Secondo la storica dell’arte Adalgisa Lugli – curatrice di una mostra importante dedicata alle Wunderkammer nella 42° Biennale di Venezia del 1986 a tema arte e scienza – è in questo frangente dell’età moderna che i due termini si sovrappongono per definire un habitat speciale “nel quale lo studioso, ripercorrendo metodi già sperimentati in ambito ecclesiastico nella cella monastica, ricrea intorno a sé, sulle quattro pareti, un microcosmo che è la proiezione di un magistero intellettuale, del raccogliersi nello studio e nella meditazione”.

    Immagine di copertina di Gabriella Clare Marino su Unsplash

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