Mondi possibili. La filosofia anticipa il futuro?

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    La filosofia contemporanea è una questione di vita in periferia. Siamo coscienti del nostro ruolo marginale e abbiamo capito che l’ecologia è molto più importante della nostra metafisica. Allora, in che modo possiamo organizzare il futuro?

    Torniamo al mistero della socialità di Homo Sapiens. Il nostro mondo è regolato e regolabile e segue un movimento che abbiamo definito «a stormo», che in fondo ci risulta ancora parzialmente oscuro. In questo continuo e perpetuo agire di tutti all’interno dello spazio comune, la filosofia si insinua come una voce che ci invita a fermarci e a riflettere. La pausa serve a interrompere qualcosa che spesso blocca la nostra libertà e la nostra creatività: la consuetudine.

    Oggi alle 19.00 da Verso, Leonardo Caffo presenta La vita di ogni giorno

    Per descrivere questo processo di arresto, Deleuze ha parlato di «differenza e ripetizione». Sulla scia del pensiero di Nietzsche, si trattava di concepire la differenza come un’affermazione pura e come un atto creativo per sospendere la prassi continua che la vita quotidiana ci impone: «tutte le identità non sono che simulate, prodotte come un effetto ottico, attraverso un gioco più profondo che è quello della differenza e della ripetizione».

    La differenza di Deleuze non ha niente a che vedere con il Think Different, lo slogan di Apple che ha sedotto molti di noi. La differenza è il manifesto della filosofia del futuro. Il nostro tempo è limitato, non sprechiamolo vivendo la vita di qualcun altro, vivendo un’esistenza che altri hanno scelto per noi, ma che non ci rappresenta e di cui non condividiamo le motivazioni. Fate della differenza un obiettivo quotidiano. Se guardate con attenzione questo nostro mondo, vi accorgerete che tutto è filosofico. E forse il fenomeno meno filosofico che vi troverete davanti potrebbe essere proprio un convegno di filosofia.

    La filosofia ha sempre avuto dei nemici, perché ci abitua a vivere fuori dai dogmi e dalle verità indiscusse. Ognuno di noi è in grado di formarsi le proprie opinioni addestrando la mente al pensiero critico. […]

    Sono questi i compiti del filosofo del futuro, che rifiuta la sagoma monolitica del presente per diventare un architetto della conoscenza.

    Il cambiamento ha bisogno di azioni esemplari e di teorie ben costruite. I pensieri sono azioni. Ciò vuol dire che siamo capaci di agire come pensiamo e viceversa. È questo il cuore della rivoluzione della filosofia del futuro. Per superare l’obsolescenza dell’antropocentrismo dobbiamo andare oltre il dualismo tra mente e corpo, che ha origine con il pensiero di Cartesio.

    Restituire al corpo la sua dignità significa rinunciare definitivamente alla pretesa superiorità metafisica dell’«uomo» nei confronti degli altri enti che popolano il nostro mondo. Argomentare che la mente non può esistere senza un corpo, però, non basta. Questa idea plurisecolare si è profondamente sedimentata nel nostro tessuto culturale. La teoria non è sufficiente. Possiamo compiere questa rivoluzione soltanto attraverso l’attività della prassi: siamo ciò che agiamo.

    Per dirlo con un aforisma, «i limiti del mio mondo sono i limiti delle mie azioni possibili». Naturalmente noi agiamo per mezzo di un corpo. Essere un corpo, occupare un punto dell’immensità dello spazio-tempo, avere un’estensione è la caratteristica che ci colloca in una posizione periferica dell’essere. L’essere è fatto di punti, noi siamo un punto. Punto.

    Il resto è confuso, diceva qualcuno. Ma il compito dell’umanità del futuro, quella che possiamo definire «postumana», è fare dei limiti una risorsa. La storia dell’umanità, pur non essendo la storia dell’essere, è la storia di un particolare tipo di essere che per la sua struttura interna evolve in modo molto rapido: balzi, accelerazioni, progresso morale e tecnologico. Proporre dei tentativi di lettura unitari non ha alcun senso. L’umanità globalizzata, purtroppo, è una falsa illusione, figlia del colonialismo occidentale e della digitalizzazione del mondo.

    Tuttavia, sono convinto che una tendenza comune a tutta l’umanità esista. E non credo di sbagliare se dico che questa caratteristica tutta umana è la filosofia. Ora è lecito porsi una domanda. Esiste una filosofia migliore di altre? La risposta è no.

    Ogni filosofia, ogni scuola, ogni corrente di pensiero, dall’antica Grecia di Platone alla Cina di Confucio, ha incarnato il ruolo di alternativa filosofia, perché ha aperto nuove strade possibili lungo il cammino dell’umanità. […]

    filosofia

    Pubblichiamo un estratto da Leonardo Caffo, La vita di ogni giorno (Einaudi)

    L’incapacità di accontentarsi di una risposta, l’ossessione nella ricerca delle alternative possibili, la normalizzazione dello scompenso psicologico che costantemente spinge la nostra mente altrove sono qualità inscritte nel nostro corredo genetico. Noi umani abbiamo bisogno di ripensare al nostro passato e di conservare una memoria per conquistare una capacità plastica nei confronti del futuro.

    Il tempo della filosofia è più vasto, coincide con l’eternità. Mentre le scienze particolari hanno lo scopo di migliorare la comprensione di un aspetto specifico della nostra vita, la filosofia serve a comprendere la vita in quanto tale. Noi umani cerchiamo incessantemente un senso che spieghi la nostra esistenza e quella del mondo.

    Anche se dovessimo scoprire che questo senso non esiste, capiremmo che la meta della nostra ricerca coincide con il suo stesso motore: la curiosità. La meraviglia nei confronti del mondo e il bisogno costante di sapere sono le nostre caratteristiche genetiche. La curiosità ci invita a cercare più alternative, ci spinge a percorrere più strade, ci impedisce di accontentarci di una sola risposta. È la curiosità che orienta il nostro viaggio evolutivo. […]

    Niente di più che l’arte di cercare. Il nostro compito è immenso perché, letteralmente, non ne vedremo mai i confini. E tutte le volte che crederemo di essere arrivati al traguardo, ricordiamoci che è un traguardo parziale: l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che ci sarà chi continuerà da dove noi abbiamo concluso. La nostra vita è una staffetta. […]

    L’umano è un corpo immenso e privo di limiti, e ognuno di noi è una parte di esso, è una cellula. Come ha scritto Artaud, «esci dal tuo corpo, tocca a noi occupare il tuo posto, tu lo occupi da troppo tempo, ecco». E il futuro, a questo punto, non sarà altro che una questione di prospettiva.

     

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