L’intelligenza artificiale è l’implicazione di una nuova forma di verità e realtà, ma dobbiamo considerare che spesso ignoriamo la verità/realtà della stessa idea di verità/realtà, e riteniamo altresì che questi termini siano sinonimi.
Bisogna fare chiarezza.
La realtà e la verità sono il prodotto di quella che potremmo chiamare ‘estetica della vittoria’, ovvero di quel particolare momento della storia in cui due conflitti mondiali furono rappresentati inizialmente per immagini (il primo), quindi da riprese (il secondo). Montaggi e sonificazioni prodotte dall’attività di una nuova macchina cinetelevisiva messa in piedi dall’OWI – Office of War Information- degli Stati Uniti d’America. Questo apparato consistette in un’eccezionale troupe di noti registi, sceneggiatori, musicisti di Hollywood – Capra, Huston, Brooks, Hitchcock, Wyler, Ford, Stevens – i quali ripresero, montarono e drammatizzarono in forma audiovisiva gli avvenimenti bellici. Ciò produsse il primo evento della storia di cui furono viste e condivise globalmente le disumanità. Questa narrazione da un lato inaugurò l’egemonia della cultura visiva verso quella scritta e letteraria, dall’altro condivise l’idea di una verità. L’evidenza delle immagini chiarì la questione della colpa, dove risiedesse il male e il bene. Questa egemonia audiovisiva fu resa possibile dall’allora giovane, ma rapidamente egemone, sistema dei mass media: cinema, radio e televisione. Caratterizzato dall’esprimersi di un produttore per ‘un’ pubblico di massa, e dai pochi canali emittenti che ne garantivano il controllo. Con l’avvento della neo-tv e quindi con il personal computer (1984) e il web (1989), si è verificata una moltiplicazione dei canali emittenti e degli schermi, small-medium-large screen, da qui la verità si è frantumata in migliaia di versioni differenti per migliaia di autori, possibili e reali, con i blogger, vlogger, influencer e oggi IA. Così naque il ‘fake’, che, percepito come una novità, invece era condizione normale nei secoli precendenti al XX secolo; in quanto mancando le condizioni per la sovranità di una verità, fosse o non fosse il Re, il Papa e/o un’altra autorità sovrana, nessuno poteva dire che che cosa fosse ‘vero in assoluto’.
Ma che cosa è la verità?
Possiamo definirla come il senso delle esperienze e delle relazioni all’interno di una data comunità culturale, ne consegue che ogni verità è relativa a un contesto socio-culturale ed è sempre e comunque una relazione retorica, e non c’entra nulla con la realtà che è il mondo delle cose come sono. Per capire questo concetto dobbiamo specificare la differenza tra Mondo e Terra. Ovvero l’essere umano attraverso l’Arte (e quindi la tecnica, il linguaggio e la memoria) è stato capace di generare un luogo virtuale che utilizza come simulatore e acceleratore evolutivo, uno spazio fatto di simboli e segni, ricordi e storie, questo spazio è il ‘Mondo’ che è la copia della ‘Terra’ ma non è la ‘Terra’ di cui è il simulacro appunto il ‘Mondo’. L’essere umano non si trova al vertice di una struttura gerarchica del vivente, ma la vita umana è inserita in differenti piani ecologici impegnata in un perenne processo di eterogenesi, ovvero in un continuo processo di risingolarizzazione e apertura a territori esistenziali nuovi.
Oggi siamo al valico di una frontiera strategica, ovvero con l’arrivo di Stable Diffusion, OpenAI Dall-E 2, Midjourney 5 stiamo generando un nuovo mondo, che si genera da sé. Che come detto, non è nulla di nuovo, anzi sembrerebbe essere la naturale ecologia dello sviluppo artistico-tecnico dell’umanità. Questi sistemi allenati con milioni e milioni di foto, consentono di generare immagini spesso indistinguibili da una foto vera partendo da testi (prompt) estremamente dettagliati.
Quindi con la fine del XX secolo siamo usciti dall’“estetica della vittoria” e il mondo si è riempito di nostalgici delle ideologie totalitarie, di eretici, di complottisti, e di credenti delle discipline, religioni e teorie più disparate.
Questo assieme al pullulare di nuove immagini indistinguibili da quelle vere: le immagini di Trump arrestato prima che venisse realmente arrestato, del Papa con un piumino bianco, dei funerali di Berlusconi con la bara d’oro, non fanno che testimoniare che oggi il verosimile prodotto dalle IA è del tutto indistiguibile e che è nato un immaginario non chiaramente identificabile, tutto diventa fiction (d’altronde cosa sono le religioni se non delle antichissime fiction?). E’ quindi l’epoca del fake, la cosa non è reale, ma ha un effetto vero, esattamente come tutto il mondo culturale, filosofico, politico, economico che l’essere umano ha realizzato nella sua storia (ricordate la breve spiegazione sul vero e reale di poche righe sopra?). Come scrivo nel mio ultimo libro: “qualsiasi evento traumatico è reale in quanto evento, ma immaginario in quanto traumatico; nel senso che non c’è trauma se l’immaginazione del soggetto non accorda a ciò che accade un certo significato.” (Monico, Invulnerabile, Heraion, 2023)
Il punto è che il reale non esiste, in quanto per la specie umana, che è una specie narrativa – ovvero che inventa storie su se stessa e ci crede -, non è possibile specificarlo. E per generare una narrativa utilizziamo l’immaginazione, una caratteristica di cui paradossalmente la nostra scuola dell’obbligo ci lascia del tutto analfabeti. Oggi nel XXI secolo dobbiamo diventare consapevoli che non è importante sapere che cosa sia reale, e cosa sia vero non è più la domanda che invece diventa: a che cosa la mia immaginazione e intenzione mi portano a credere? Ecco questi sistemi di Intelligenza Artificiale, nel loro formidabile funzionamento, recuperano degli ambiti storicamente fondamentali per noi esseri umani: l’immaginazione, l’intenzione e il credo.
Oggi grazie alle formidabili potenze dell’IA chiunque può creare immagini visualizzando tutto quello che vuole e coinvolgendo chi vuole (a parte solo il presidente cinese) e in qualsiasi stile, poiché si possono generare immagini nello stile di qualsiasi artista. Adesso è semplicemente così, ma si vede chiaramente dal sistema di funzionamento di Chat GPT, Bing, Sidney, che il punto di atterraggio dell’intelligenza artificiale sta nel fatto che ha bisogno di tutti i dati, le immagini, le frasi dell’Internet per funzionare, quindi per farlo bisogna che tutti siamo connessi e identificabili.
Questa necessità tecnica porterà necessariamente a eliminare la possibilità di anonimato su Internet, ciò porrà immediatamente una spada di Damocle sulle teste di tutti i dissidenti che non sono d’accordo con l’eventuale narrazione o ortodossia convenzionale. Qualsiasi dissenso espresso sarà quindi collegato a un ID digitale ufficiale, alla carta di credito, ecc. e così avverrà un controllo a mezzo di censure pubbliche, dossieraggio, limitazioni di vario tipo.
In breve, il sistema produce necessariamente questo effetto, perché per funzionare deve avere il controllo totale della narrazione e della profilazione, e quindi tutti avranno timore di esprimere il proprio dissenso, e da qui si riformulerà la sovranità di un’idea di verità e realtà. Questa potrebbe essere la “soluzione finale” con cui salvare il potere dei sistemi tradizionali e reprimere una volta per tutte le opinioni divergenti ed eterodosse che saranno etichettate come “disinformazione minacciosa”, con l’assurda definizione isterica e subculturale di ‘complotto’, con l’altrettanto inaccettabile idea del factchecking, e una serie di altre etichette a caratteri cubitali che darà il potere di schiacciare qualsiasi dissenso.
E sarà un punto di non ritorno.
Per chi conosce la storia è facile pensare, appunto immaginare, che sia simile a quello che hanno fatto le religioni monoteiste con il controllo sulle narrazioni. A un certo punto apparve nelle regioni marginali dell’Impero una nuova narrativa che produsse una singolare dività monoteista. Con l’AI quello che apparirà sarà un nuovo monopolio dell’immaginario (di cui ripeto per colpa dei programmi educativi siamo del tutto analfabeti) e ciò permetterà l’ascesa di un tecnodio nella semplicissima forma di uno Stato puramente funzionale; un sistema sociale e governativo senza pregiudizi e senza contenuti emotivi. È l’idea che la società possa essere gestita dal pensiero delle macchine per “salvare gli esseri umani da se stessi” e dalle loro fragilità.
Oggi l’immaginazione sta diventando onnipotente proprio perché, in quanto analfabeti, stiamo demandando la produzione di queste stessa immaginazione alle macchine. Le quali macchine paradossalmente hanno una capacità e potenza immaginativa molto superiore a quella umana.
Se ci sono dei benefici, lo dirà la storia. Ci sono stati benefici con l’avvento del cristianesimo? E’ stato l’avvento del cristianesimo una singolarità? Sono belle domande.
La vera questione è se ci devono essere dei limiti, e la mia risposta è che l’idea di limite rappresenta il recupero di un’antica tradizione culturale, dalla Grecia passando per l’antica Cina e l’Islam medievale, antiche esperienze di pensiero che ci testimoniano come l’immaginazione umana ha la sua potenza proprio nel limite.
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