Trascrizione del mio intervento durante la tavola rotonda di Domus Academy, dal titolo “Design for Complexity: Plural Perspectives on Systems Ambiguity” con Allison Rowe, Georgina Voss e Matt Webb. La tavola rotonda si è svolta il 18 aprile 2024.
Ciao, oggi vorrei parlare contro la complessità, estendendo alcuni degli argomenti che ho sviluppato nel mio ultimo libro, intitolato What Design Can’t Do.
Il nostro mondo è complesso, giusto? Quindi, come si può parlare contro qualcosa che semplicemente è? Partiamo da un’immagine molto tangibile della complessità (nello specifico, della complessità disorganizzata) di Warren Weaver, pioniere della teoria della comunicazione: “un grande tavolo da biliardo con milioni di palline che rotolano sulla sua superficie, scontrandosi tra loro e con le sponde laterali”. Questo è il livello di molteplicità di cui parliamo quando parliamo di complessità (come esempi di vita reale, Weaver cita una grande rete di centrali telefoniche e una compagnia di assicurazioni sulla vita).
Ora, trovo l’immagine del tavolo da biliardo bella e semplice, ma anche praticamente inutilizzabile, a meno che tu non sia un fisico o un matematico. Pochissime persone lavorano a quel livello di complessità, e sicuramente non la maggior parte dei designer. Da qui il mio scetticismo nei confronti dell’idea di complessità così come è attualmente utilizzata nel design.
Ho iniziato a interessarmene solo quando ho iniziato a notare che, non la complessità, ma il discorso stesso sulla complessità stava diventando, nel campo del design, una pratica culturale a sé stante. Come dice Guy Julier, “è diventata un’ortodossia parlare della crescente complessità del design nel nostro ‘mondo complesso'”.
Inoltre, l’idea che la complessità stia crescendo nella nostra società è in realtà insostenibile. Nel suo articolo virale (e batterico) “Design Thinking is Kind of Like Syphilis”, Lee Vinsel si chiede: “Cosa significa questa affermazione? Complesso in che senso? Sempre più complesso rispetto a quale metrica? Ho posto questa domanda a molti storici di professione, e loro credono che questa affermazione di crescente complessità sia insostenibile”.
Theodor Adorno sarebbe stato d’accordo, poiché una volta affermò che “la società, ingiustamente rimproverata per la sua complessità, è diventata di fatto troppo trasparente”.
Immagine di copertina di Pierre Bamin su Unsplash