Contemporaneo è il tempo in cui viviamo.
Contemporaneo è quello che succede in questo momento. Contemporaneo è lo Zeitgeist. Contemporaneo è quello che a questo tempo conferisce un senso. Contemporaneo è anche, però, ciò che è inattuale, fuori dal corso di questo tempo, per progetto o per istinto. Contemporaneo è il sistema di alleanze che collabora – o cospira – per elaborare la nostra realtà. Contemporaneo è una cesura con quello che c’era prima, ovunque si voglia mettere un confine tra un prima e un dopo.
Contemporaneo è anche un settore, o meglio una concatenazione di settori. Contemporaneo sono il design, la musica, la moda, l’arte contemporanea, l’editoria, la ricerca, il performativo. Contemporaneo è ciò che definisce i gusti, le loro demarcazioni, le loro infallibili capacità di segnalare la distinzione sociale tra individui e gruppi. Contemporaneo è un campo di produzione, attraversato da linee di forza, attriti, attrattori, individui e organizzazioni.
Contemporaneo è un sistema. Contemporaneo sono gli artisti, i critici, i curatori, i collezionisti, i ricercatori, i musei, le gallerie, le case editrici, le università, le fondazioni, le case di produzione, i pubblici, le riviste.
Contemporaneo sono gli spazi indipendenti, gli spazi off, i project space.
Contemporaneo sono i nuovi centri culturali.
Per la seconda tappa de laGuida, il programma nazionale di cheFare con i nuovi centri culturali, abbiamo deciso di guardare ai mondi del Contemporaneo a Milano e in Lombardia. Nel 2021 – l’anno in cui lo scoppio della pandemia ha sconvolto tutto quello che credevamo di sapere sugli spazi, le persone e le relazioni – la prima tappa de laGuida è stata un festival dedicato ai nuovi centri culturali come luoghi della Partecipazione. Nel 2021 – l’anno in cui è divenuto chiaro che molti dei riferimenti che costruiscono il nostro orizzonte di senso sono andati in frantumi – la seconda tappa de laGuida è una ricerca, una serie di incontri con gli operatori ed un public program che si interroga sul rapporto tra i nuovi centri culturali e il Contemporaneo. Perché tutte e tutti siamo usciti dall’ultimo anno e mezzo straniti, inquieti e sconvolti in modi strani, laterali, difficili da definire. Perché oggi più che mai c’è uno scollamento tra la nostra esperienza quotidiana e la forme di elaborazione culturale che siamo in grado di produrre. Perché si è stravolto il rapporto tra produzione culturale, produzione di senso e territorio.
Milano e la Lombardia sono il campo di indagine perfetto per cercare di cogliere questa trasformazione. E’ un territorio che negli ultimi anni ha visto una crescita iperbolica di iniziative, organizzazioni e istituzioni che si occupano del Contemporaneo, attraendo persone, attenzioni, pubblici e risorse con un’intensità senza precedenti.
E ogni volta che i cambiamenti sono così rapidi, si tende a perdere la capacità di leggerne le contraddizioni e i chiaroscuri.
L’ulteriore salto di complessità portato dalla pandemia sta ponendo alle organizzazioni di base e alle istituzioni che si occupano del contemporaneo interrogativi inediti sulla sostenibilità delle forme culturali in un mondo così incerto.
Questa necessità di riformulazione si articola su due livelli, distinti e complementari. Da un lato, riguarda i modi con i quali gli attori del contemporaneo nascono e si sviluppano, le relazioni tra le istituzioni ufficiali e quelle indipendenti, i modelli di finanziamento, le reti esistenti e quelle potenziali. In altri termini, riguarda le politiche della cultura. Da un altro lato – invece – ha a che fare con la molteplicità delle forme di accesso, partecipazione, produzione e fruizione di cultura contemporanea per tutte e tutti, in particolare modo per coloro le cui condizioni di vita sono state colpite più duramente dalle conseguenze del Covid-19. In altri termini, riguarda i percorsi di democrazia culturale, di empowerment e di capacitazione individuale e collettiva attraverso la cultura.
laGuida nel Contemporaneo coinvolge operatori, direttori artistici, studiosi, attivisti e policy makers in una serie di interviste in profondità, tavoli di discussione ed incontri pubblici. Per provare a comprendere la natura del cambiamento in atto. Per capire quali nuove alleanze possono nascere tra istituzioni, nuovi centri culturali e abitanti. Per elaborare strategie culturali comuni che siano allo stesso tempo urgenti, divergenti, emergenti. Contemporanee.
Immagine di copertina di Samantha Gades su Unsplash