I divenenti. Due libri e un documentario per progettare la lettura nel futuro

Finalmente. Sono usciti in queste settimane due libri che consentono di cominciare a ragionare in modo completamente diverso sui comportamenti di lettura, in particolare dei più giovani, guardando ad essi in modo prospettico, lasciando emergere tutte le criticità delle attività di educazione alla lettura per come le conosciamo e intravedendone le potenzialità in futuro.

Si tratta di Cervelli anfibi, orecchie e digitale, l’ultimo libro di Giovanni Solimine pubblicato da Aras Edizioni –  sottotitolo fondamentale Esercizi di lettura futura – e di Il futuro del leggere. Giovani e lettura, una storia contemporanea a cura di Angelo Piero Cappello (con i contributi di Piero Dorfles, Marco Gambaro, Luciano Lanna, Andrea Lombardinilo, Lella Mazzoli, Francesco Sacchetti, Marino Sinibaldi, Niccolò Sirleto) pubblicato da Castelvecchi1Segnalo un episodio di Timbuctu – Un posto dove parlare del mondo, con i libri di Marino Sinibaldi su questo: https://www.ilpost.it/episodes/ep-71-ragazzi-che-leggono-o-no/?utm_source=brevo&utm_campaign=FGCult23%20%20Ringraziamenti&utm_medium=email.

Quest’ultimo è l’esito di una interessante ricerca sulle abitudini di lettura della Generazione Z2Dal punto di vista metodologico una ricerca quantitativa che ha previsto la somministrazione di un questionario strutturato online su un campione di 2.000 ragazzi e ragazze tra 14 e 19 anni volto a indagare le piattaforme e i dispositivi on screen su cui avviene la lettura; i momenti e luoghi di lettura; il tipo di contenuti letti; da chi ricevono i suggerimenti su cosa e dove leggere; le abitudini di lettura di format on-screen; le principali motivazioni di lettura; i principali effetti della lettura sul lettore; i modelli fruitivi e il gradimento per tipo di contenuto e piattaforma. A questa è seguita la parte a mio avviso più interessante, una ricerca qualitativa che ha previsto la realizzazione di 10 focus group i cui partecipanti sono ragazze e ragazzi frequentanti le classi III delle scuole secondarie di primo grado di 6 regioni italiane: Campania, Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana, Piemonte. Nel libro ne parla Francesco Sacchetti nel suo saggio Il lavoro di ricerca sui giovani lettori. La metodologia., a partire dal presupposto che i giovani oggi leggono più dei loro coetanei delle generazioni passate, anche se su formati e con modi diversi e che, dunque, rappresentare i comportamenti di lettura di testi considerando i soli formati “tradizionali” (libri, riviste, ecc.) risulta oggi limitante perché esclude altre occasioni di lettura rese possibili dal digitale (storie e commenti su social network, blog, forum, ecc.). Per esempio estremamente interessante è la sottolineature sul ruolo dei testi delle canzoni intese come storie al pari dei racconti brevi. Io personalmente non ci avevo mai pensato bene finora e mi sono ricordata che nel 2016 il Nobel per la Letteratura è stato assegnato a Bob Dylan.

Quella che leggerete qui è una sorta di doppia recensione ma prima di andare avanti, vorrei abbandonare subito l’etichetta Generazione Z, che personalmente non amo, a favore di una espressione mutuata da Futura, un’inchiesta collettiva in forma di documentario svolta da Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher che ha avuto lo scopo di esplorare l’idea di futuro di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 20 anni incontrati nel corso di un lungo viaggio attraverso l’Italia. Lo stesso pubblico sotto osservazione della ricerca.

Sono i divenenti.

Il film si muove nel medesimo orizzonte di Comizi d’amore di Pasolini e io suggerisco di associarne la visione alla lettura dei due libri che qui commento.

Chi si occupa di partecipazione culturale, biblioteche, editoria, in generale di lettura potrà sperimentare a mio avviso una piccola immersione nel futuro attraverso questa bibliografia minima. Perché?

  • Il film Futura presenta molto chiaramente chi sono i divenenti con tutte le loro difficoltà e complessità. L’espressione tra l’altro mi piace moltissimo perché esprime la transizione, la trasformazione e abolisce la staticità che è un tratto che non appartiene assolutamente ai giovani, anche per quanto riguarda la lettura.
  • L’indagine promossa dal Cepell presentata nel libro Il futuro del leggere fornisce una serie di dati che ci aiutano a comprendere più in profondità di quanto non sia stato possibile fino ad ora i comportamenti e tutti i significati che alla lettura i ragazzi più giovani associano.
  • Cervelli anfibi, orecchie e digitale di Giovanni Solimine è una potente chiave interpretativa di tutto questo.

L’evoluzione della nostra specie passa per la lettura

Dunque partiamo da una prima questione. Chi sono i divenenti? «Sono coloro che non sono più bambini ma che non sono ancora adulti, coloro che sono impegnati nell’arduo compito del diventare adulti, una sorta di creature soprannaturali. Cosa diventeranno?»

È proprio questa la domanda che deve guidarci. È difficilissimo rispondere, non lo riescono a capire e a immaginare neanche loro. Futura ci trasmette tutta la precarietà dell’esistenza che questi ragazzi sentono come un problema molto concreto di cui nessuno parla mai. Si parla sempre troppo di pensioni, dicono. La sensazione è di essere in fondo alla lista delle priorità e di essere vittime dei limiti degli adulti. C’è un senso di solitudine opprimente che deriva dalla consapevolezza che la società si sta involvendo verso un individualismo esasperato anche se si sta sempre insieme sui social. Parole loro.

Di questo tipo di problema e del ruolo che le attrezzature culturali possono avere avevo già detto qualcosa qui (https://che-fare.com/almanacco/cultura/biblioteche-servizi-culturali-benessere-giovani/)

Perché la lettura va inserita in questo scenario più ampio, non considerandola una pratica fine a se stessa ma fortemente in connessione con ciò che accade nella vita quotidiana?

Come ci ricorda molto bene Giorgio Zanchini nella Prefazione al libro di Solimine: essa ha a che vedere con l’evoluzione della nostra specie, agendo fortemente sui nostri stessi modelli mentali (p. 6). Su questo chi volesse approfondire la questione di cosa accade nel nostro cervello all’atto di leggere c’è una importante incursione da fare nelle neuroscienze per mano da Marianne Wolf3Maryanne Wolf, Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge, Vita e Pensiero, 2012; Ead., Lettore, vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale, Vita e Pensiero, 2018; Cfr. Maryanne Wolf, Mirit Barzillai, L’importanza della lettura profonda. Che cosa servirà alla prossima generazione per leggere in modo riflessivo, sia su carta che online?, in «Biblioteche oggi Trends», 1 (2015), n.2. https://doi.org/10.3302/2421-3810-201502-034-1..

La tecnologia della mente umana ha bisogno di spazi e tempi precisi quando è in azione di fronte a un testo, dice Solimine (p. 37). Il nodo fondamentale è essenzialmente questo.

Per capire a fondo cosa significa questa affermazione, la questione dalla quale bisogna partire è l’acqua nella quale i divenenti stanno nuotando: il mezzo è il messaggio. Marshall McLuhan è riferimento fondamentale in entrambi i libri4Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, con prefazione di Peppino Ortoleva, postfazione di Paola Pallavicini, traduzione di Ettore Capriolo, Milano, Il Saggiatore, 2023. La prima edizione è del 1964..

Il digitale «non è tanto una tecnologia tra le altre ma, semmai, l’ambiente cognitivo e comunicativo in cui agisce l’umanità contemporanea nella sua quotidianità» ci ricorda Luciano Lanna nel suo saggio Nuovi lettori crescono. Il diritto a leggere e il ruolo della scuola (p. 26) nel volume Il futuro del leggere. «Siamo talmente immersi nella rete che a volte abbiamo la sensazione che certe applicazioni esistano da sempre, rischiando di perdere la memoria della nostra vita precedente», dice Solimine in Cervelli anfibi.

Queste osservazioni insieme mi hanno fatto molto riflettere: mi chiedo se  non sia il fatto che noi adulti una memoria la abbiamo a farci percepire il digitale per differenza come qualcosa di “frammentato” e, dunque, che per i divenenti – che la memoria del prima non la possono avere – il digitale questa caratteristica della frammentarietà non la abbia affatto5Per comprendere pienamente il concetto di “frammentato” rimando al volume di Gino Roncaglia, L’ età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale, Roma-Bari, Laterza, 2020..

I mondi multimediali che noi adulti consideriamo come separati e non integrati, per i divenenti sono un tutt’uno e, infatti, vi si muovono fluidamente: tra di essi, dentro di essi, con essi. Il digitale – da intendersi come contenuti e strumenti insieme – per i divenenti è come una coperta variopinta, tutta intera ma fatta di diverse tipologie di tessuto. Per i divenenti risulta un patchwork6Faccio riferimento a Lella Mazzoli, Il patchwork mediale. Comunicazione e informazione fra media tradizionali e media digitali, Milano, Franco Angeli, 2017. La chiave interpretativa del patchwork dai media può essere applicato tranquillamente alla lettura., ovvero un continuum di contenuti e strumenti assemblati a partire dalle proprie esigenze, gusti e motivazioni.

I divenenti amano e scelgono contenuti differenti e soprattutto spazi e strumenti differenti. Tempi differenti. Se sentono di non avere tempo fanno in un modo, se non vogliono perdere tempo fanno in un altro, quando vogliono dedicarsi del tempo in un altro ancora. Esattamente come gli adulti ma con parametri completamente diversi.

L’indagine Il futuro del leggere porta quasi a concludere che per i divenenti tutto è lettura: «pare che leggano tutto, e tutto possa essere oggetto del leggere», dicono Lella Mazzoli e Francesco Sacchetti nel loro saggio I contenuti della lettura tra carta e digitale (p. 91). L’indagine evidenza, in sintesi, la potenza degli strumenti del digitale, tutti per la lettura.

Ma attenzione, secondo nodo concettuale fondamentale, i contenuti vengono filtrati dai dispositivi e sono questi a condizionare la tipologia di lettura possibile. Tornano alla mente le parole di Solimine, il primo nodo: la tecnologia della mente umana ha bisogno di spazi e tempi precisi quando è in azione di fronte a un testo.

Spazio, che vuole dire? I ragazzi che hanno partecipato alla ricerca hanno messo in evidenza che sentono il piccolo schermo dello smartphone non adatto alla lettura di contenuti di studio o in generale alla lettura di testi lunghi e che sono le caratteristiche finische del dispositivo, la sua affordance, a rendere quasi inevitabile la fruizione di testi brevi e meno articolati (i testi delle canzoni per esempio). L’esclusivo utilizzo dello smartphone, dunque, come unico dispositivo di accesso ai contenuti digitali potrebbe portare a un impoverimento in termini di contenuti, poiché il rischio è quello di essere meno esposti a contenuti più articolati. Tramite smartphone si consolida l’abitudine a leggere brevemente e velocemente.

Io a questo collegherei anche un altro tema, terzo nodo concettuale, che è quello delle occasioni della lettura che il nostro ritmo di vita fa sì che siano poche e comunque brevi, anche quelle.

Tutto questo porta a riflettere sul fatto che più dispositivi sono accessibili ai divenenti (anche in termini di dimensioni dello schermo) più varietà di comportamenti e pratiche di lettura possono emergere perché con la varietà e l’ampiezza dei supporti si dilatano anche i tempi della lettura.

Spazio, tempo, memoria, attenzione, emozioni della lettura

La dimensione dello spazio dello schermo è così banalmente connessa a una seconda, quella del tempo. Ogni dispositivo è da leggersi come un “cronotopo” che rende possibile un tipo di lettura e non un’altra. Ovvero ogni dispositivo consente una diversa gestione dell’attenzione durante la lettura e anche un diverso controllo delle emozioni.

Qui entra in gioco la “pazienza cognitiva”, ovvero quel tempo che dedichiamo per entrare davvero all’interno dei contenuti della lettura, con una modalità di lettura profonda che ha conseguenze e ricadute enormi non solo sulla lettura ma più in generale sulla società, sulla dimensione del nostro vivere comunitario. Leggere sin da bambini e da ragazzi con una buona attenzione al testo, lasciando che le emozioni prodotte dalla lettura profonda invadano il sentire del lettore, stimola l’empatia, perché quelle emozioni provate consentono di conoscere e di entrare in relazione con la vita e l’interiorità degli altri. A questo è dedicato in Il futuro del leggere il saggio di Francesco Sacchetti, Emozioni e motivazioni nella lettura.

La biblioteca per esempio deve fare i conti con il fatto che la postura classica dell’atto di leggere può confliggere con il ritmo frenetico al quale siamo abituati, lo ricorda Solimine (p.88). Chi volesse fare una piccola deviazione potrebbe leggere qui.

La centralità del tema del tempo per i ragazzi non a caso è messa in evidenza anche dallo psicanalista Massimo Ammanniti nel raccontare i cambiamenti psicologi e sociali che hanno caratterizzato i giovanissimi negli ultimi anni in un suo bellissimo saggio dal titolo Adolescenti senza tempo7Massimo Ammanniti, Adolescenti senza tempo, Milano, Raffaello Cortina, 2018..

Dunque, provando a sintetizzare, anche integrando riflessioni emerse da ricerche seguite molto da vicino negli ultimi anni8Mi riferisco alle ricerche di Beatrice Eleuteri sulle motivazioni della lettura negli adolescenti. Cfr. Beatrice Eleuteri, Ars lectorica. Perché gli adolescenti leggono; prefazione di Chiara Faggiolani, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2021. (Premio Giorgio De Gregori 2020). .

  1. Nel rapporto che i divenenti hanno con la lettura è importante tenere presente alcune questioni: cronotopo (spazio-tempo), attenzione, memoria, pazienza, emozioni. Sono tutte fortemente intrecciate.
  2. Il cronotopo che caratterizza l’affordance di ogni dispositivo di lettura determina un certo tipo di attenzione ma anche la forza delle emozioni che attraverso la lettura passano;
  3. A condizionare la percezione del tempo della lettura, come di tutto, sono proprio le emozioni: «alcune emozioni possono influenzare il modo in cui elaboriamo le informazioni che si stanno leggendo: ad esempio le emozioni positive possono portare a una maggiore elaborazione delle informazioni e a una migliore comprensione del testo, mentre le emozioni negative come la paura o il disgusto possono portare a una minore elaborazione delle informazioni e a una comprensione qualitativamente inferiore», lo dice Sacchetti a p. 144.
  4. Un evento che ci emoziona genera più ricordi, per questo ripercorrendolo con la mente ci sembra più lungo (pensiamo a una importante storia d’amore, a un bel viaggio ecc.). Dunque una componente fondamentale è la memoria. Le esperienze che i  ragazzi hanno raccontato nei focus group mettono in evidenza  come per esempio il formato cartaceo sia un elemento di distinzione e di riattivazione della memoria di quella narrazione, ma anche della propria vita nel momento in cui quello specifico libro è stato letto. A distanza di tempo, di anni, vedere quel libro sullo scaffale riattiva il pensiero di se stessi intenti nella lettura(p. 145).
  5. Se proviamo a riflettere sul nostro tempo quando il fatto a cui pensiamo è già trascorso entra in gioco la memoria, ma se facciamo questo esercizio mentre stiamo ancora svolgendo la nostra azione allora entra in gioco l’attenzione.  Su questo incide la densità temporale, ovvero la simultaneità delle azioni, l’illusione di essere multitasking. Torniamo al cronotopo e al nodo concettuale numero uno di Solimine: la tecnologia della mente umana ha bisogno di spazi e tempi precisi quando è in azione di fronte a un testo
  6. La “pazienza cognitiva” della lettura è importantissima in tal senso: essa, intrinsecamente  collegata al riconoscere il valore del tempo, fa sì che la lettura possa compiere quasi un miracolo: sospende il tempo, elimina alcuni degli elementi che ne condizionano la percezione in modo negativo e ci proietta in avanti.

Educare alla lettura: come si fa?

Gli stimoli ricevuti da questo percorso di riflessione, che qui ho tentato forse confusamente di riassumere, portano a inquadrare la priorità: l’educazione alla lettura che dobbiamo cominciare a progettare a partire da una riflessione attenta sulla formazione dei formatori.

Da Futura emerge in tantissimi passaggi la nostra inadeguatezza di adulti rispetto a tante difficoltà dei divenenti. Credo questo valga anche per la lettura.

I divenenti – emerge molto bene dall’indagine – sono estremamente consapevoli che la combinazione di video, musica, commenti audio e testi li spinge a leggere di più. Gli adulti per esemepio per tanto tempo hanno pensato il contrario. Questa consapevolezza è maggiormente pronunciata tra i 16-19enni e meno tra i 14-15enni che considerano la multimedialità con maggiore indifferenza perché sono cresciuti in un contesto in cui questa combinazione è sempre stata più presente e, dunque, più naturale.

Questo dato, che leggerei come un driver per coinvolgere i giovani nella lettura, dovrebbe farci riflettere sulla necessità che gli operatori tradizionalmente deputati all’educazione alla lettura – insegnanti, bibliotecari, ecc.- smettano di considerarla solo nella sua forma tradizionale relativa alla lettura di testi e la interpretino in una visione sistemica con gli altri media. Quale potrebbe essere il rischio altrimenti?  «Va evitato – dice Solimine nel suo libro – che il saldo tra le abilità che possiamo acquisire e quelle che rischiamo di perdere risulti negativo, e che la lettura venga archiviata come una forma di apprendimento legata a un passato che non ci può appartenere più, estraneo all’orizzonte della nostra vita contemporanea» (p. 83).

Dunque, alla fine, in un tentativo di sintesi complicatissimo e forse inutile direi che le cose da ricordare sono: 1) parlando di lettura va definitivamente superata la contrapposizione fra analogico e digitale; 2) nel digitale tutto è lettura e per questa tutti i sensi possono essere implicati; 3) nel digitale l’attitudine alla lettura si mescola con la voglia di raccontare e scardina lo stereotipo secondo il quale i divenenti sono passivi e pigri (vedi fanfiction); 4) ogni dispositivo consente una diversa gestione dell’attenzione durante la lettura e dunque impatta in modo diverso su emozioni e memoria; 5) le specificità di ogni strumento vanno considerate rispetto al cronotopo spazio-tempo che incide sul contenuto fruibile e ancora una volta sulle emozioni generate.

Queste considerazioni hanno molto a che vedere con il concetto di sostenibilità del sistema editoriale9Rimando a Sandro Cecchi, Giulia De Giovanni, Federica De Matteo, Chiara Faggiolani, Definire la sostenibilità editoriale: Un’indagine esplorativa sull’editoria indipendente in Italia, «Sistema Editoria» 1 (2023), n.1, https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/sistemaeditoria/article/view/2121 del quale i processi di educazione alla lettura sono una componente fondamentale.

Essi devono essere finalizzati a creare una “doppia competenza”, quella che Solimine chiama il cervello anfibio: capace di cumulare le competenze sapendosi orientare con naturalezza e uguale padronanza in condizioni ambientali diverse utilizzando l’approccio più utile di volta in volta. Gli adulti possono ancora svolgere un ruolo fondamentale in questa attività? Sì ma solo se proveranno a dimenticare come hanno fatto loro, se smetteranno di ragionare per differenza  e si immergeranno con entusiasmo in questa nuova acqua con tanta voglia di imparare.

 

Immagine di copertina: ph. Lobacheva Ina da Unsplash