Negare l’esistenza amministrativa

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    Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Lavoro Culturale clicca il pulsante in basso per leggere il testo completo.

    Venerdì 9 aprile 2021, un insieme variegato di movimenti, associazioni, persone che vivono all’interno di occupazioni, esponenti del mondo istituzionale e ricercatrici/ori ha dato vita a Roma, in Piazza Bocca della verità, a una conferenza stampa denominata “Batti il 5”. Scopo dell’iniziativa era criticare l’art. 5 del Decreto n. 47, il cosiddetto “Piano casa”, voluto nel 2014 da un governo “bipartisan”, guidato da Matteo Renzi, e firmato da Maurizio Lupi, allora ministro dei trasporti e delle infrastrutture. L’evento del 9 è parte di un percorso di elaborazione collettiva più ampio, che ha coinvolto finora anche altre realtà e persone e ha prodotto un documento che si focalizza sul contesto romano per poi allargare il discorso all’intero territorio statale.

    Al centro delle rivendicazioni e delle posizioni che la mobilitazione sta esprimendo si trova l’idea che la negazione della residenza rappresenti una strategia di azione politica orientata a disciplinare e marginalizzare ulteriormente persone che si trovano già in condizioni socio-economiche svantaggiate. Una strategia che, in un contesto pandemico come quello attuale, provoca effetti ancora più significativi e drammatici.

    Note

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