L’Italia svuotata

Un viaggio tra le insostenibili diseguaglianze tra i centri e le periferie del “Belpaese”.

In L’Italia Vuota, viaggio nelle aree interne (Laterza, 2022), Filippo Tantillo esplora la parte dimenticata del paese, quella delle aree interne, definite in base alla distanza dai servizi essenziali, quelle dunque uscite sconfitte nella competizione con le città, dove le politiche di investimento hanno concentrato la ricchezza. Ma dalle città, che succhiano più risorse di quante ne redistribuiscano al territorio circostante, questa ricchezza non è ‘gocciolata’ a tutti, e una gran parte del Paese è stata lasciata indietro. Il diario di viaggio di Tantillo, che è stato coordinatore scientifico per la Strategia nazionale aree interne (Snai), si snoda attraverso questa “Italia vuota”, che in verità costituisce il 60% della penisola, facendo emergere i dettagli del paesaggio, i desideri e le difficoltà, i conflitti, le energie e i progetti in corso, per “dare più valore all’intelligenza delle persone che la abitano”. Oggi queste aree, che includono le periferie urbane, sono destinatarie di politiche di tipo compensativo. Ma è il paradigma che va cambiato perché “la crescita delle diseguaglianze sociali e territoriali sta raggiungendo un livello insostenibile per un sistema democratico”, si legge nell’introduzione al libro.

L’inversione del paradigma, allora, inizia nel racconto. Il libro restituisce una dimensione concreta e specifica a luoghi abituati all’oblio oppure a subire sguardi e narrazioni astratte, scollegate dalla realtà, che si impongono dall’alto e finiscono per plasmarli. Contro l’imposizione di un immaginario finto, e per uscire dall’eterno presente delle politiche istituzionali che parlano di “rilancio” dei territori – ma i luoghi non hanno bisogno di essere “rilanciati”, semmai di essere conosciuti – il racconto restituisce spessore alla realtà, uno spessore anche storico. “Fare politica è fare cultura, intervenire sul pensiero, sui modi di ragionare, e viceversa” mi racconta Tantillo.

“Se oggi guardiamo alle aree interne vediamo solo dei puntini, dei paesini spopolati qua e là” spiega Tantillo. “Ma un tempo i paesi erano connessi in sistemi economici policentrici”. Per questo i paesi non vanno considerati singolarmente: “lo spopolamento ha reso soli i paesi, ma fino a un secolo fa esistevano relazioni economiche, urbanistiche, sociali e culturali molto intense tra questi centri”.

 

Foto di Annie Spratt su Unsplash