Dagli orti di Cascinet all’Ortica parte la rigenerazione di Milano

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La prima domenica di ottobre, insieme a Gianmaria Sforza, designer e produttore di vini naturali, arrivo a Cascinet, nota anche come Cascina Sant’Ambrogio, a un passo dal Parco Forlanini e anzi parte del suo sistema. Dal medioevo le sue mura hanno ospitato monache in fuga dal Barbarossa, contadini, famiglie, partigiani, e dal 2012 è diventata la sede dell’Associazione di Promozione Sociale CasciNet, fondata da un gruppo di giovani che ne ha fatto un luogo di fortissima trasformazione sociale e ambientale, di produzione agricola e di comunità.

Un enorme fico popolato di bambini che fanno i pazzi sotto le sue fronde è la prima cosa che incontro. Poi un giardino-orto alla berlinese, con le balle di fieno su cui si adagiano decine di persone a bere e a prendere il sole in mezzo a cucurbitacee, agli ultimi pomodori e alle insalate diffuse. E poi il cortile della cascina, con il bar ancora aperto e i tavoli con le panche, chi mangia e chi conversa godendosi i metri cubi di aria libera.

Niente a che vedere con i finti posti pseudosostenibili del centro col prato finto, però: Cascinet è un luogo dove ci si rilassa facendo, guardando, imparando. Non ci sono solo i già esperti, ma frotte di giovani di ogni genere spinti da curiosità per un diverso genere di saperi, di pensieri, di modi di vita. «Vengo qua da quando ho fatto richiesta di un orto» dice Martina Merlini, artista di origine bolognese «un po’ mi mancava la sensazione di stare nel verde, nella campagna, ma soprattutto mi piace moltissimo imparare a fare crescere gli ortaggi, faccio esperimenti, scambio dense informazioni con dei vicini di orto, capisco cose che non sapevo».