Come la paranoia del “decoro” sta rovinando le più belle città italiane

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Da ragazzino abitavo non molto lontano dal Vaticano, di sera certe volte mi capitava di passeggiare per Piazza San Pietro, non c’era quasi nessuno, era bello sotto il cielo stellato cercare i fuochi del colonnato, quei punti da cui l’abbraccio di colonne si concentra prospetticamente e i fasci di marmo si raccolgono in singole unità. Si sentiva lo scroscio delle fontane, e attorno all’obelisco mi piaceva cercare i dettagli in marmi verdi e rossi, che hanno dei piccoli richiami sulla facciata della basilica.

A volte quando facevo sega mi dicevo che era più istruttivo fare un giro per la città, ricordo benissimo un giorno in cui invece di andare a scuola mi sedetti all’ombra del colonnato a leggere Le operette morali, del resto c’era da far passare cinque ore. Sono ricordi di sensazioni perdute, irrecuperabili, e non solo perché non avrò più sedici anni, ma perché dopo l’11 settembre in Piazza San Pietro non ci si può più entrare, la piazza è stata sottratta alla città con l’installazione, lungo tutto il colonnato, di tornelli con tanto di metal-detector: entrarci di notte poi è diventato del tutto impossibile. Tra i gate d’ingresso, l’assenza di persone e l’assurdo, enorme schermo installato sotto il Palazzo Apostolico, quel posto somiglia ormai un po’ più all’hangar di ingresso della Morte Nera, e sempre meno a una piazza.