Supermente: siamo solo all’inizio
Tra migliaia di anni, quando gli storici riesamineranno il passato, il nostro tempo antico, qui, all’inizio del terzo millennio, sarà considerato un momento spettacolare. Questo è il tempo in cui per la prima volta gli abitanti del pianeta si sono connessi uno con l’altro in una cosa molto grande. Più tardi, questa cosa molto grande diventerà ancora più grande, ma tu e io siamo vivi nel momento in cui si è destata. Le persone del futuro ci invidieranno, desiderando di aver potuto assistere alla nascita cui noi abbiamo assistito. È in questi anni che gli esseri umani hanno iniziato ad animare oggetti inerti con minuscoli frammenti di intelligenza, intessendoli in un cloud di intelligenze meccaniche e collegando poi miliardi delle loro stesse menti a questa singola supermente. […]
L’Inizio è un processo secolare, e il suo incedere è banale. I suoi grandi database e le sue estese comunicazioni sono noiosi. Alcuni aspetti di questa mente mondiale sono derubricati a sciocchezze o temuti. C’è davvero molto da temere perché non esiste un singolo aspetto della cultura – o natura – umana che sia lasciato intatto da questo impulso sincopato. Tuttavia, poiché siamo parte di qualcosa che ha iniziato a operare a un livello più alto, il profilo di questa cosa molto grande che emerge è oscuro. Tutto quello che sappiamo è che, fin dall’inizio, ha messo in crisi l’ordine costituito. È lecito aspettarsi una feroce rappresaglia.
Come possiamo chiamare questo capolavoro molto grande? È più vivo di una macchina? Al suo interno, si stanno celando rapidamente, con uno strato di connettività perenne che è prossimo a collegare direttamente i loro cervelli uno con l’altro, 7 miliardi di esseri umani, che presto arriveranno a 9.
Cento anni fa, Herbert G. Wells immaginò questa cosa grande come il cervello del mondo. Teilhard de Chardin l’ha definita noosfera, la sfera del pensiero. Alcuni la chiamano mente globale, altri la paragonano a un superorganismo globale, dal momento che include miliardi di neuroni di silicio. Per semplice comodità e per farla breve, chiamerò questo strato planetario Holos. Nell’Holos includo l’intelligenza collettiva di tutti gli esseri umani sommata al comportamento collettivo di tutte le macchine, più l’intelligenza della natura, più qualsiasi comportamento che emerga da tutto questo. Tutto questo equivale all’Holos.
Le dimensioni di ciò che stiamo diventando sono semplicemente difficili da assimilare. È la cosa più grande che abbiamo mai fatto. Prendiamo solo l’hardware, per esempio. Oggi ci sono 4 miliardi di telefoni cellulari e 2 miliardi di computer collegati senza soluzione di continuità in una corteccia in tutto il mondo. A questi bisogna aggiungere tutti i miliardi di chip periferici e dispositivi affiliati, dalle telecamere alle vetture ai satelliti. Già nel 2015, un totale di 15 miliardi di dispositivi sono stati cablati in un grande circuito.
Ognuno di questi stessi dispositivi contiene da 1 a 4 miliardi di transistor, quindi in totale l’Holos opera con un sestilione di transistor (10 con 21 zeri). I transistor possono essere considerati come i neuroni in un cervello. Il cervello umano conta circa 86 miliardi di neuroni, ossia un trilione di volte meno dell’Holos.
In termini di grandezza, l’Holos già supera significativamente i nostri cervelli quanto a complessità. E il nostro cervello non raddoppia le proprie dimensioni ogni pochi anni. La mente dell’Holos sì.
Oggi, l’hardware dell’Holos agisce come un grande computer virtuale composto da tanti chip di computer quanti transistor ci sono in un computer. Le funzioni di massimo livello di questo computer virtuale funzionano approssimativamente alla stessa velocità di un pc di prima generazione.
Gestisce un milione di e-mail e un milione di messaggi al secondo, il che significa, in sostanza, che l’Holos attualmente funziona a un megahertz. Il suo spazio di archiviazione esterna totale è di circa 600 esabyte. In un secondo, 10 terabit percorrono i nervi della sua colonna vertebrale. Ha un sistema immunitario robusto, rimuove lo spam dalle sue linee principali e reindirizza i danni in una sorta di autoguarigione.
Chi scriverà il codice che rende questo sistema globale utile e produttivo? Noi. Quando navighiamo in Internet o pubblichiamo un oggetto per i nostri amici, pensiamo di stare solo perdendo tempo, ma ogni volta che facciamo clic su un collegamento rafforziamo un nodo da qualche parte nella mente dell’Holos, programmandola nel momento stesso in cui ne facciamo uso.
Pensate ai 100 miliardi di volte al giorno in cui gli esseri umani fanno clic su una pagina Web come a un modo per insegnare all’Holos cosa pensiamo sia importante. Ogni volta che forgiamo un legame tra le parole, trasmettiamo un’idea.
Questa è la nuova piattaforma su cui le nostre vite proseguiranno. Internazionale quanto a portata. Sempre accesa. Secondo i tassi attuali dell’adozione tecnologica, stimo che entro il 2025 ogni essere vivente, cioè il 100 per cento degli abitanti del pianeta, avrà accesso a questa piattaforma attraverso un dispositivo quasi gratuito. Ognuno sarà su di esso. O in esso. O, semplicemente, ognuno sarà l’Holos.
Questo grande sistema globale non sarà un’utopia. A tre decenni da ora, le barriere regionali continueranno a esistere in questo cloud. Alcune parti saranno protette da firewall, censurate, privatizzate. I monopoli aziendali controlleranno alcuni aspetti dell’infrastruttura, anche se simili monopoli in Internet sono fragili ed effimeri, soggetti a sostituzioni improvvise da parte dei concorrenti. Anche se l’accesso minimo sarà universale, la larghezza di banda sarà distribuita in modo iniquo e concentrata nelle aree urbane. I ricchi avranno un accesso premium. In breve, l’allocazione delle risorse rispecchierà il resto della vita. Ma ciò è decisivo e trasformativo, e anche l’ultimo di noi ne farà parte.
Ora, all’Inizio, questa maglia imperfetta copre 51 miliardi di ettari, raggiunge 15 miliardi di macchine, impegna 4 miliardi di menti umane in tempo reale, consuma il 5 per cento dell’elettricità del pianeta, corre a velocità inumana, traccia la metà delle nostre ore diurne ed è il canale in cui scorre la maggior parte dei nostri flussi di denaro. Il livello di organizzazione è un gradino più su rispetto alle cose più grandi che abbiamo fatto finora: le città.
Questo salto di livello ricorda ad alcuni fisici una transizione di fase, l’intervallo discontinuo tra gli stati di una molecola – fra ghiaccio e acqua, o acqua e vapore. La differenza di temperatura o di pressione che separa due fasi è quasi trascurabile, ma la riorganizzazione fondamentale al passaggio della soglia fa sì che il materiale si comporti in un modo completamente nuovo.
L’acqua è sicuramente uno stato diverso rispetto al ghiaccio. […]
In questo nuovo regime, le vecchie forze culturali, come l’autorità e l’uniformità centralizzate, diminuiscono, mentre nuove forze, – accedere, condividere, tracciare – dominano le nostre istituzioni e la nostra vita privata.
Mentre la nuova fase si stabilizza, queste forze continueranno a intensificarsi. La condivisione, anche se eccessiva per alcuni, è solo l’inizio. Il passaggio dalla proprietà all’accesso è appena iniziato. I flussi sono ancora ridotti. Anche se ci sembra di essere già troppo tracciati, lo saremo migliaia di volte di più nei prossimi decenni. Ognuna di queste funzioni sarà accelerata da una cognitivizzazione di alta qualità, appena nata, che farà sembrare stupide le cose più intelligenti che facciamo oggi.
Nulla di tutto ciò è definitivo. Queste transizioni sono solo il primo passo in un processo, un processo in divenire. È un Inizio. […]
Questa immagine di un superorganismo emergente ricorda ad alcuni scienziati il concetto di «singolarità». Una «singolarità» è un termine preso in prestito dalla fisica per descrivere una frontiera oltre la quale non si può sapere nulla.
Ce ne sono due versioni nella cultura popolare: una singolarità in senso forte e una singolarità in senso debole. La prima accezione prevede un futuro condotto dal trionfo di una superintelligenza. Quando creiamo un’intelligenza artificiale capace di rendere più intelligente di se stessa un’altra intelligenza, la prima può in teoria produrre generazioni di intelligenze artificiali sempre più intelligenti.
In effetti, l’intelligenza artificiale si lancerà in una cascata in accelerazione infinita, di modo che ogni generazione più intelligente evolverà più velocemente di quella precedente, finché all’improvviso le intelligenze artificiali diventeranno così intelligenti da risolvere tutti i problemi esistenti con una saggezza simile a quella divina, lasciandosi alle spalle noi esseri umani.
Si chiama singolarità perché è al di là di ciò che possiamo percepire. Alcuni la chiamano la nostra «ultima invenzione». Per vari motivi, penso che questo scenario sia improbabile.
Una singolarità in senso debole è più probabile. In questo scenario futuro, l’intelligenza artificiale non è così intelligente da schiacciarci (come le versioni malefiche degli esseri umani intelligenti). Piuttosto, l’intelligenza artificiale, i robot, il filtraggio, il tracciamento e tutte le tecnologie convergono – esseri umani più macchine –, e insieme ci spostiamo verso una complessa interdipendenza.
A questo livello, molti fenomeni si verificano su una scala maggiore rispetto a quanto avviene nella nostra vita attuale e con un’intensità maggiore di quanta ne possiamo percepire – che è il segno di una singolarità. È un nuovo regime in cui le nostre creazioni ci rendono migliori, ma anche in cui non possiamo vivere senza ciò che abbiamo creato. Se abbiamo vissuto nel ghiaccio rigido, questo è liquido – un nuovo passaggio di stato.
Questo cambiamento di fase è già iniziato. Stiamo marciando inesorabilmente verso la salda connessione di tutti gli esseri umani e di tutte le macchine in una matrice globale. Questa matrice non è un artefatto, ma un processo.
Il nostro nuovo supernetwork è un’ondata di cambiamento che sforna costantemente nuovi modi di soddisfare i nostri bisogni e desideri. I prodotti, i marchi e le aziende che ci circondano da trent’anni sono completamente imprevedibili. I particolari a quel tempo dipendevano dall’incrocio di opportunità individuali e fortuna. Ma la direzione generale di questo processo su larga scala è chiara e inconfondibile. Nei prossimi trent’anni l’Holos continuerà a dirigersi nella stessa direzione in cui si è mosso negli ultimi trenta: verso un maggiore fluire, condividere, tracciare, accedere, interagire, visualizzare, rimescolare, filltrare, cognitivizzare, interrogare e divenire. In questo momento, siamo all’Inizio. L’Inizio, ovviamente, è solo l’inizio.
Pubblichiamo un estratto da L’inevitabile (Il Saggiatore) di Kevin Kelly