Come si fa smart schooling se non si ha internet a casa?
L’anno scorso ho scritto un articolo per una pubblicazione legata all’innovazione ed al ruolo del manager della complessità all’interno dei processi di sviluppo sostenibile. Ad un certo punto ho parlato della corsa all’iper-digitalizzazione high tech in Africa e di come questa strategia potrebbe rivelarsi fallimentare. Scrivevo questo:
“La tecnologia e la condivisione di essa è fondamentale, senza nessun dubbio, e la creatività africana nel campo dell’intelligenza artificiale andrà sicuramente alimentata e supportata economicamente. Il problema però è che quando l’innovazione diventa una corsa all’high tech e all’intelligenza artificiale può rischiare di diventare un limite allo sviluppo sostenibile del continente africano, agevolandone le élite e creandone dipendenza nelle vite delle persone più povere. In questo enorme continente, che fa enorme gola ai grandi investitori internazionali ed alle multinazionali, la “cyber-colonizzazione” potrebbe rivelarsi davvero devastante, aumentando quella già enorme forbice di diseguaglianza tra i vari stati sociali”
Negli ultimi giorni il sistema educativo e scolastico si è attivato con una velocità incredibile
Si magari vi sembrerà strano mettere in relazione in continente africano con quello che sta succedendo in Italia, riguardo la digitalizzazione dell’educazione e lo smart schooling, durante la crisi del COVID-19. La verità è che stiamo parlando dello stesso processo, ovvero quella sfrenata e spesso poco lucida corsa al raggiungimento della soluzione più high tech per combattere il problema, in questo momento il problema è quello della sospensione delle lezioni fino al 3 aprile. Negli ultimi giorni il sistema educativo e scolastico si è attivato con una velocità incredibile, con molta energia e volontà, per riuscire a poter offrire lezioni online ai propri studenti cercando di perdere il minor tempo possibile.
Adesso da alcune settimane le lezioni si fanno online e si usano tutte le piattaforme per la comunicazione digitale possibili presenti sul mercato, i professori chiedono agli studenti di accendere le proprie webcam e gli studenti accendono il microfono solo quando devono intervenire. Solo pochi giorni fa, il MIUR ha fornito delle disposizioni per supportare i docenti nella formazione a distanza. Le piattaforme che suggerisce sono tra quelle più usate nel mondo: è il caso di Google Education che attraverso la piattaforma Classroom permette di assegnare compiti, dialogare con gli studenti e fare dei test oppure Office 365 Education di Microsoft.
L’Istat fotografa la situazione dell’Italia: un quarto delle famiglie è senza accesso a Internet, più di una famiglia su due non ce l’ha perché non sa usarlo
Molti amici professori mi stanno informando che sono rimasti felicemente stupiti del corretto comportamento dei ragazzi nelle nuove “aule digitali” e che vedono in loro un grande impegno, ma allo stesso tempo mi dicono che molti dei loro studenti spesso sono impossibilitati a seguire le lezioni, alcuni non possono proprio, perché non in possesso di un personal computer. A Sesto San Giovanni, sono arrivate le maestre porta a porta per tutti gli studenti che non hanno un PC e non possono seguire le lezioni a distanza.
È vero che tutte le piattaforme per la comunicazione digitale possono essere scaricate su smartphone e tablet e così i teenager possono essere in grado di seguire le lezioni, ma se pensiamo agli studenti delle scuole primarie, che hanno una fascia di età compresa tra i 5 e gli 11 anni circa, capiamo bene che la mancanza di un personal computer crea un blocco alla partenza che non permette a quest’ultimi di stare all’interno dell’aula digitale al pari dei loro amici e compagni.
Alcuni numeri sull’accesso alla rete in Italia. L’Istat fotografa così la situazione dell’Italia, evidenziando come ancora un quarto delle famiglie sia ancora senza accesso a Internet, più di una famiglia su due non ce l’ha perché non sa usarlo. Tra le famiglie resta un forte divario digitale da ricondurre soprattutto a fattori generazionali e culturali: le più connesse sono quelle in cui è presente almeno un minore, le meno connesse sono quelle con soltanto ultrasessantacinquenni.
Altro fattore discriminante, il titolo di studio. Più di una famiglia su due non ha Internet perché non sa utilizzarlo (il 58,2% delle famiglie senza accesso ad Internet) e più di un quinto (21%) non lo considera uno strumento utile e interessante. Permangono inoltre divari sociali nell’uso del web: in un contesto di persone sempre più connesse (il 68,5% delle persone con più di 6 anni; il 52,1% lo fa giornalmente), l’uso del web resta più frequente tra i 15-24enni (oltre 94%), ma va rilevata la forte crescita degli utenti 65-74enni (da 30,8% a 39,3%); a livello geografico permane un forte squilibrio tra Nord e Sud, isole comprese (72,3% contro 62,2%)
Per quanto riguarda la dotazione di device, mobili e fissi, collegati e non, nell’ultimo anno si ha che (tab di seguito):
- aumentano i computer mobili, che nel 2018 sono quattordici milioni e 600.000, e crescono anche le famiglie che ne hanno almeno uno, che sono il 48,4% del totale;
- rimane fermo a cinque milioni e 700.000 il numero di computer fissi presenti nelle case degli italiani, ma si riduce la quota di famiglie che ne possiede almeno uno (era il 22,1% del totale nel 2017, è il 21,6% nel 2018);
Ecco che torniamo al primo paragrafo che scrissi parlando di Africa e diseguaglianza creata dalla digitalizzazione. In Italia abbiamo cercato di sopperire ad un problema rischiando di creare nuova diseguaglianza, forse non avevamo altra scelta, forse era l’unica cosa da fare per permettere agli studenti di non dover finire l’anno scolastico ad agosto, per garantire il giusto processo scolastico annuale e tornare pronti a settembre quando il COVID-19 sarà solo un brutto ricordo.
Lo smart schooling si inserisce in un momento di obbligatorietà dello smart working
Ma la scuola tornerà quella di prima? Non voglio discutere assolutamente i provvedimenti presi in tema di digitalizzazione della scuola in queste settimane di caos e paura, ma intendo sottolineare che se non investiamo tempo, energie e passione nell’analizzare l’infrastruttura digitale del nostro paese non potremo garantire una educazione digitale uguale per tutti.
Non dobbiamo farci ingolosire da questa gara verso la ricerca della miglior soluzione high tech senza prima pensare a quanti bambini non hanno accesso agli strumenti che dovrebbero garantire l’educazione attraverso lo smart schoolig, si perché dopo il COVID-19 il mondo non sarà più lo stesso e lo stato di crisi ci avrà portato a studiare nuove forme di apprendimento e lavoro basate sulla digitalizzazione.
Inoltre, lo smart schooling si inserisce in un momento di obbligatorietà dello smart working. Anche i dipendenti (ed in questo caso anche genitori) abituati a lavorare da remoto, stanno riscontrando una difficoltà dovuta all’isolamento per così tanti giorni continuativi confermando che lo smart working obbligatorio genera demotivazione e scarso input creativo.
Questo porta ad una sempre più difficile convivenza digitale tra figli e genitori, dove quest’ultimi si trovano anche nella condizione di dover aiutare i propri figli a fare i compiti e studiare le nuove materie. Ecco perché in queste condizioni resta davvero complicato conciliare il lavoro agile con la formazione a distanza se quest’ultima non è strutturata al meglio, soprattutto per quelle famiglie che hanno più di due figli studenti delle scuole primarie.
La digitalizzazione scolastica è una vetta da scalare con le migliori attrezzature
Paragonerei il raggiungimento della piena digitalizzazione scolastica alla scalata di una delle montagne più alte del mondo. Lo scalatore vuole arrivare a mettere la propria bandiera sulla cima più alta, ma prima di farlo dovrà studiare nei minimi dettagli il processo di preparazione che gli permetterà di piantare quella bandiera, dovrà assicurarsi di controllare tutta la strumentazione necessaria come moschettoni, corda, imbragatura, scarponi adeguati, freni e rinvii. Tutto deve essere a norma e pienamente funzionante. Ecco per riuscire a portare lo smart schooling all’interno delle case italiane dovremo anche noi creare politiche e agevolazioni per migliorare, ed in alcuni casi creare da zero, la struttura e portare strumenti necessari e basilari sulle scrivanie dei nostri studenti.
La digitalizzazione scolastica è una vetta da scalare con le migliori attrezzature. Non dobbiamo rischiare di guardare al futuro perdendo di vista il presente e le difficoltà infrastrutturali da affrontare. Non creiamo ulteriori divisioni e diseguaglianze mettendo su un secondo piano l’aspetto sociale rispetto a quello tecnologico. Non esiste futuro se non rispondiamo ai bisogni sociali dei cittadini e degli studenti.
Ci sono ancora molte famiglie che non possiedono gli strumenti per garantire l’istruzione digitale ai propri figli, quei figli che potranno essere il futuro più roseo della nostra nazione. Non dimentichiamoci di loro, non possiamo permettercelo.