La fiducia nella scienza è in crisi. Oggi molti, politici compresi, mettono in dubbio i risultati della ricerca scientifica. Allo stesso tempo istituzioni e riviste scientifiche manifestano la loro preoccupazione per la crescente sfiducia del pubblico nei confronti della scienza. I risultati della ricerca scientifica permeano le nostre vite quotidiane e le rendono più confortevoli, e allora com’è possibile che la scienza provochi atteggiamenti così negativi in una parte così consistente della popolazione? Capire perché tante persone non si fidano più della scienza ci può portare a capire che cosa c’è da fare affinché la gente prenda sul serio la scienza.
Secondo molti ricercatori l’ideologia politica è la principale responsabile dello scetticismo nei confronti della scienza. Il sociologo Gordon Gauchat ha mostrato in che modo è cresciuta la sfiducia nella scienza tra i conservatori americani, un trend partito negli anni Settanta. Altre ricerche condotte da psicologi sociali hanno confermato che il negazionismo sul cambiamento climatico è una posizione assunta da chi si colloca politicamente più a destra. Ma dietro lo scetticismo scientifico non c’è soltanto un’ideologia politica.
Nella stessa ricerca, dopo aver sottolineato gli effetti dell’ideologia politica sugli atteggiamenti nei confronti del cambiamento scientifico, si osserva che la posizione politica non è sempre così strettamente legata allo scetticismo su altri temi scientifici controversi. Gli studi dello scienziato cognitivo Stephan Lewandowsky, così come le ricerche condotte dallo psicologo Sidney Scott, hanno osservato l’assenza di una relazione tra l’ideologia politica e l’atteggiamento nei confronti degli OGM. Levandovsky non ha trovato nessuna chiara relazione neanche tra l’essere conservatori in politica e l’essere scettici sui vaccini.
Quindi dietro lo scetticismo scientifico c’è qualcosa di più del conservatorismo politico. Ma che cosa? È importante mappare sistematicamente quali fattori contribuiscono e quali no alle posizioni antiscientifiche e alla sfiducia nella scienza, questo ci aiuterà a trovare spiegazioni più precise sul perché sempre più persone rifiutano la nozione di cambiamento climatico provocato dall’uomo, o credono che mangiare OGM sia pericoloso, o che i vaccini provochino l’autismo.
Di recente ho pubblicato, insieme a dei miei colleghi, una serie di studi sulla fiducia e la sfiducia nella scienza. Uno dei risultati fondamentali che abbiamo raggiunto è che è cruciale distinguere tra le varie forme di scetticismo. Noi non siamo stati certo i primi a studiare le conseguenze delle ideologie politiche, ma abbiamo notato due importanti lacune in letteratura. Innanzitutto è stato curiosamente sottovalutato il ruolo della religione come antesignano dello scetticismo scientifico, forse perché le ideologie politiche si sono prese tutta la scena. Manca poi nella ricerca attuale un’indagine sistematica sulle varie forme di scetticismo affiancata a rilevazioni più generali sulla fiducia nella scienza. Abbiamo cercato di correggere entrambe le sviste.
La gente può non credere alla scienza o non fidarsi degli scienziati per ragioni differenti, riguardo a uno specifico risultato di una singola disciplina (per esempio: «Il cambiamento climatico non c’è, ma credo nell’evoluzione») o riguardo alla scienza in generale («La scienza è solo un’opinione tra tante»). Abbiamo identificato quattro principali indicatori dell’accettazione o del rifiuto della scienza: ideologia politica; religiosità; convinzioni morali; competenze. Queste variabili tendono a influenzarsi tra loro – in alcuni casi notevolmente – e questo può provocare una certa confusione. Per esempio, una relazione tra conservatorismo politico e fiducia nella scienza potrebbe essere causata in realtà da un’altra variabile, la religiosità per esempio. Quando non si misurano tutti gli indicatori simultaneamente è difficile valutare correttamente qual è il loro valore.
Quindi abbiamo indagato l’eterogeneità della sfiducia nella scienza in un campione di partecipanti nordamericani (seguirà uno studio sulla sfiducia nella scienza in Europa e non solo). Abbiamo sottoposto ai partecipanti affermazioni sul cambiamento climatico (per esempio: “Le emissioni di CO2 provocate dall’uomo causano il cambiamento climatico”), sugli Ogm, (“Il cibo Ogm è frutto di una tecnologia sicura e affidabile”), sui vaccini (“Credo che i vaccini abbiano effetti collaterali negativi più pesanti dei benefici sui bambini”). I partecipanti potevano indicare un grado di approvazione o disapprovazione con queste affermazioni. Abbiamo misurato anche la fiducia generale nella scienza dei partecipanti e incluso un quesito su quanti soldi pubblici avrebbero investito in scienza, rispetto ad altri settori. Abbiamo valutato l’impatto dell’ideologia politica, della religiosità, della moralità e della conoscenza scientifica (…) sulle risposte dei partecipanti.
Nella maggior parte dei casi l’ideologia politica non gioca un ruolo significativo. La sola forma di sfiducia nella scienza che era più sostenuta dai conservatori era – non c’è da sorprendersi – il negazionismo del cambiamento climatico. Ma che dire delle altre forme di sfiducia? O della sfiducia nella scienza in generale?
Lo scetticismo sugli Ogm non era collegato a ideologie politiche o credenze religiose, ma alle conoscenze scientifiche: le persone con risultati peggiori nei test di conoscenza scientifica erano le più dubbiose sulla sicurezza del cibo Ogm. Anche per l’antivaccinismo non abbiamo riscontrato relazioni con l’ideologia politica, ma era più forte tra le persone religiose, con una particolare relazione sulle preoccupazioni morali di chi riteneva che i vaccini fossero contro natura.
Andando oltre la sfiducia in casi specifici, che cosa abbiamo notato invece sulla fiducia nella scienza in generale e sulla volontà di sostenere la ricerca? I risultati sono stati abbastanza chiari: la fiducia nella scienza è più bassa tra le persone religiose. In particolare, l’ortodossia religiosa era un forte indicatore dell’assenza di fede nella scienza, e gli osservanti erano anche i meno propensi a sostenere investimenti di denaro pubblico nella ricerca. L’ideologia politica invece non era una variabile così influente.
Da questo studio ci sono un paio di lezioni sull’attuale crisi di fiducia che affligge la scienza. La sfiducia nella scienza è varia.
Non riguarda la politica – a meno che non si parli di cambiamento climatico. In più questi risultati suggeriscono che il problema della sfiducia nella scienza non si risolve con l’aumento della conoscenza scientifica. L’impatto dell’alfabetizzazione scientifica sulla fiducia nella scienza non era rilevante (escluso il caso degli Ogm). Alcune persone rifiutano di accettare determinati risultati scientifici, questo accade per svariate ragioni. Se l’obiettivo è combattere la sfiducia nella scienza e aumentare la fiducia, riconoscere che ci possono essere diverse forme di scetticismo è un buon punto di partenza.
Immagine di copertina: ph. Jesse Orrico da Unsplash