Pubblichiamo un estratto, scritto da Bernard Stiegler, di “Pensare, curare. Riflessioni sul pensiero nell’epoca della post-verità“. Collana Culture radicali, Meltemi Editore, diretta dal gruppo di ricerca indipendente Ippolita. Traduzione di Rosella Corda. Ringraziamo l’autore, la casa editrice e il gruppo Ippolita per la disponibilità.
La post-verità del non-sapere assoluto
Informazione e post-verità
L’informazione, che fa la sua apparizione nel XIX secolo e suscita lo spavento del giovane Nietzsche, impone un nuovo metabolismo nel fare-corpo – e nel dis-fare-corpo – degli esorganismi sociali pre-industriali attorno ai nuovi esorganismi industriali attraverso la macchina, la ferrovia, il telegrafo e la stampa.
L’informazione, che regola il lavoro della macchina (e che sarà pensata da Wiener settant’anni dopo Nietzsche e venti anni dopo Musil come circuito di retroazione – feed-back loop – in riferimento al regolatore a circuito della macchina a vapore) controlla la distribuzione sia dei capitali (tramite i mercati della borsa, intrinsecamente legati al telegrafo e alla stampa), sia delle materie prime, delle merci, dei produttori e dei consumatori (attraverso le reti ferroviarie), così come la formazione dei mercati mediante la stampa scritta, supporto degli “annunci”, della “propaganda” e della “pubblicità” (con la quale il senso del pubblico cambia profondamente), che diventerà ben presto radiofonica, poi televisiva e terribilmente efficace, inquinando infine il world wide web, a cui le piattaforme attualmente si sostituiscono.
Bisogna cogliere questa informazione, anch’essa prima di tutto merce, su due registri: le informazioni come nuove news; le informazioni come segnali. Questi sono sempre più computazionali e formalizzati attraverso la teoria informatica, per cui, nel trattamento automatico dell’informazione, essa viene decomposta in segnali discretizzati, chiamati bit, ovvero “binary digits”. Questo trattamento è un calcolo algoritmico, eseguito sui dati che così costituiscono le informazioni formalizzate – dove i dati sono “fatti”.
L’emergenza dell’informazione così concepita, al contempo come merce e come formalismo computazionale – di cui la macchina astratta universale di Touring fornirà il quadro teorico – genera l’enorme trasformazione funzionale di quello che, come condizioni organologiche di iscrizione e di trasmissione di circuiti di transindividuazione, costituisce l’allestimento noetico attraverso cui gli esorganismi complessi, inferiori e superiori, producono la loro unità: il loro fare-corpo esosomaticamente.
Questa immensa trasformazione provoca un nuovo conflitto delle facoltà e delle funzioni, in cui i rapporti tra l’intuizione, l’intelletto, l’immaginazione e la ragione, per come li definiva Kant, risultano sconvolti – letteralmente disrupti [disruptés]. La post-verità è l’espressione sintomatica funzionalizzata (strumentalizzata e manipolata) di questo stato di fatto in cui i metabolismi esorganici disfunzionano massivamente, di cui si ha percezione, in tutta la tecnosfera, anche in termini di negazione, attendendo il proprio stato di diritto.
Che sia semplice, frutto di una individuazione psichica, o complesso, frutto di una individuazione collettiva (in cui l’individuo esorganico semplice costituisce una località psichica), ogni esorganismo è relativamente localizzato nella biosfera, su una scala qualunque, con la biosfera che è stata, fino al XX secolo, la scala massima: lo Sputnik e gli esorganismi della “conquista spaziale” proiettano allora la località vitale esorganica al di là della biosfera, facendo sì che questa divenga pienamente la tecnosfera.
Semplice o complesso, un esorganismo è un processo di individuazione continuamente in movimento, con questo moto esorganico, più o meno sensibile, che è il suo metabolismo, esposto a quei flussi di cui Nietzsche sperimenta l’accelerazione e l’intensificazione come spavento, dal momento che la tonalità affettiva della disposizione filosofica primaria se ne ritrova assolutamente e irreversibilmente toccata – come prescienza di quello che noi ora chiamiamo la disruption.
Ogni processo di individuazione esosomatica complessa costituisce un dispositivo ritenzionale complesso, a sua volta composto da sotto-dispositivi ritenzionali che mettono in relazione esorganismi semplici (degli individui psichici), e che attraversano flussi più o meno rapidi e intensi. Le località esorganiche più o meno complesse, in seno a cui si individuano gli esorganismi semplici, sono dispositivi che si concatenano intrecciando relazioni di transindividuazione. Tali relazioni concatenate costituiscono obbligazioni più o meno strette e più o meno coscientizzabili e formalizzabili. Questo “più o meno” evolve considerabilmente nel corso della storia del processo di esosomatizzazione della biosfera, conducendo all’Entropocene della tecnosfera.
A seconda che ci si trovi in una foresta, in aperta campagna, in un villaggio, in un borgo, in un piccolo paese, in una grande città, in una metropoli, in una megalopoli; a seconda che si viva nel Neolitico, nell’età degli imperi idraulici, nella remota antichità africana, medio-orientale, cinese, indiana, tra gli antichi greci, ebrei, romani, nella storia europea monoteista che diventa occidentale, all’epoca di Haussmanm e del Bonheur des dames, o nell’assenza di epoca dei centri commerciali o dei post-centri commerciali dove emerge la Metropoli del Grand Paris: si ha a che fare con delle fatture molto diverse di circuiti di transindividuazione, intrecciati tra gli individui esosomatici e i gruppi esosomatici.
Questi circuiti si stabiliscono sulla base delle relazioni di “solidarietà organica” indotte dall’esosomatizzazione, che Durkheim analizza e considera parlando della divisione del lavoro, ma senza vedere la questione dell’esosomatizzazione stessa. Le relazioni in questa solidarietà che noi chiameremo funzionale, piuttosto che organica – poiché esse sono esorganiche –, sono surcodificate dai collettivi esosomatici attraverso istituzioni che simbolizzano queste relazioni, dalla tribù all’Assemblea nazionale, passando per le Chiese, le corporazioni, i sistemi accademici, ecc.
Questi organi istituzionali di simbolizzazione della transindividuazione, essi stessi collegati ai sistemi sociali nel senso di Luhmann e di Gille, sono corto-circuitati dalla disruption, che rimpiazza i processi di transindividuazione generati da questi organi con processi di transdividuazione, che fanno emergere “qualità senza uomini”, per esempio come “big data”, e che liquidano le individuazioni psichiche e quelle collettive – e quindi il loro potere di produrre biforcazioni negantropiche altamente improbabili, e ogni volta insperate.
A far sì che un esorganismo sia un esorganismo, è che esso sia capace di: o, come esorganismo semplice, di iscriversi su circuiti di transindividuazione che lo precedano, generati da esorganismi complessi a cui appartiene in quanto esorganismo semplice e capace, iscrivendosi su questi circuiti, di iscrivervi nuovi circuiti per biforcazioni; oppure, in quanto esorganismo complesso, di costituire l’unità dei circuiti di transindividuazione generati dagli esorganismi semplici che esso co-ordina localmente e temporaneamente.
Per costituire un meta-esorganismo ipercomplesso tecnosferico, che satura la biosfera e distrugge queste potenzialità altamente improbabili, ovvero incalcolabili, l’Entropocene è diventato strutturalmente antropico, raggiungendo così un limite estremo, che definisce la sua escatologia al contempo generata e dissimulata dai circuiti di “transdividuazione”.
[…] Questa escatologia è la realtà effettiva della proletarizzazione generalizzata, come denoetizzazione totalizzante, in cui emerge l’estremo malumore nel sentimento della fine da cui deriva la post-verità come dis-credito di ogni finalità, ovvero di ogni causa finale o formale, rimpiazzata da correlazioni di medie che portano all’ipertrofia della causa efficiente: il capitalismo puramente computazionale esercita una egemonia assoluta sulla causa materiale attraverso il controllo dei criteri di selezione delle possibilità esosomatiche nuove, come calcolo delle medie e generazione di “qualità senza uomini”, che sono la “realtà effettiva” di questa efficienza – il cui costo è letteralmente esorbitante.
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