Nuove Pratiche: sulla strada per il paese dei festival

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    L’Italia è il paese dei festival. Ma è tutt’altro che il paese dei balocchi. Quest’anno il programma di Nuove Pratiche Fest – Il paese dei festival si potrebbe riassumere al tentativo di rendere conto della controversa convivenza, nell’immaginario condiviso, di questi due luoghi comuni.

    I festival culturali in Italia si contano ormai a migliaia, benché questa categoria sia capace di accogliere manifestazioni pubbliche di ogni tipo, dal rebranding della sagra tradizionale alla fiera del libro. Ma non ci spetta affrontare il piano ontologico delle definizioni se non quel tanto che basta per interrogarne le retoriche, cioè per chiedersi come mai questa parola piaccia tanto, quali significati veicoli, quali riferimenti richiami all’orecchio del pubblico.

    Vorremmo invece poter citare dei dati sulla diffusione del fenomeno, ma manca al momento uno studio generale, e l’OIFEC – Osservatorio Italiano Festival ed Eventi Culturali pare non abbia neppure un sito web. I dati sull’economia culturale e creativa in Italia sono invece più perspicui, anche grazie al rapporto 2017 Io sono Cultura di Fondazione Symbola – Unioncamere. I numeri confermano nel complesso che la cultura è “volano di sviluppo”, come si sente ripetere nei saluti istituzionali ad apertura dei lavori, cioè che negli anni della crisi i settori “creative-driven” hanno un andamento relativamente positivo.

    Quanto all’impatto territoriale dell’economia della cultura, è significativo ad esempio che 19 delle prime 20 province in cui si ha la maggiore incidenza delle imprese che afferiscono al sistema produttivo culturale e creativo siano al Nord. Allo stesso modo, sul piano del lavoro culturale, bisogna constatare che nel “core cultura” il lavoro autonomo si attesta al 57,2% contro il 18% del comparto “creative-driven”, e che le figure indipendenti raggiungono un notevolissimo 61,8% rispetto al 23% del resto dell’economia. Anche dal lato del lavoro subordinato, del resto, nel “core-cultura” si registra un’incidenza delle contrattualizzazioni a tempo determinato del 16,5%. Questi numeri indicano che intermittenza e precarietà del lavoro sono un elemento strutturale.

    Che ruolo hanno dunque i festival in questo quadro? Costituiscono davvero un fenomeno anticiclico? Sono realmente un dispositivo di innovazione sociale attraverso la cultura? Oppure si limitano a fotografare e riprodurre le dinamiche e i rapporti di forze vigenti, cioè hanno una funzione conservatrice? Nell’affrontare queste domande attraverso i workshop e gli incontri in cui si articola il programma di Nuove Pratiche Fest, ci concentreremo in particolare su alcune questioni a nostro avviso cruciali.

    E innanzitutto quella che perfino i discorsi più raffinati sulla determinazione degli indicatori sembrano aggirare, ovvero: quale cultura è quella dei festival culturali? I festival si presentano come laboratori di innovazione culturale per via della loro varietà di formati, e dell’interattività e della convivialità dei setting. Nel quadro delle politiche europee sono considerati uno strumento chiave dell’audience development in campo culturale. Ma, dal lato dell’offerta, chi sono i rappresentanti della cultura che intervengono ai festival? Qual è la composizione dei programmi in termini di genere, generazione, statuto? E per altro verso, se i festival sono una forma della cultura popolare, in che termini e a che costi avviene questa divulgazione, cioè come si determina l’equilibrio tra inclusività e accessibilità per un verso e banalizzazione e conformismo per altro verso?

    Altra questione chiave è quella delle retoriche della partecipazione. Qual è il reale livello di coinvolgimento dei pubblici? Quali sono le pratiche innovative in termini di reali processi partecipativi, di co-creazione, di creazione di comunità?

    Leitmotiv di Nuove Pratiche, il tema del lavoro anche quest’anno avrà una posizione centrale. Ci chiederemo cioè quale sia la cultura del lavoro dei festival culturali e quali elementi innovativi presenti rispetto al quadro generale del lavoro nel comparto cultura, provando a delineare un bilancio di elementi come la forte presenza dei volontari, le dinamiche della stagionalità, le ricadute positive sull’economia turistica e sul marketing dei territori. Ancora, ci chiederemo se e in che modo i festival possano funzionare anche come laboratori di “altre economie” basate sulla condivisione. E, infine, come e con quali strumenti affrontare la questione della sostenibilità dei festival, in un quadro in cui le strategie di fundraising sembrano poter contare sempre meno sul sostegno pubblico.

    È intorno a questioni come queste che cercheremo di fare il punto dalla nostra prospettiva eccentrica, da Sud, da piccolo festival culturale indipendente nato per condividere  con gli operatori culturali del sud riflessioni, domande aperte e possibili soluzioni alle problematiche di chi sceglie il lavoro culturale.


    Nuove Pratiche Fest è un progetto di CLAC e Pescevolante a cura di Cristina Alga e Andrea Libero Carbone. L’edizione 2018 è realizzata con il contributo dell’Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo/Sicilia Film Commission nell’ambito del programma Sensi Contemporanei – APQ “Lo sviluppo dell’Industria Audiovisiva nel Mezzogiorno”  e del Goethe Institut Palermo. È un Evento satellite Artlab 2018 nel quadro (ma senza il sostegno) di Palermo Capitale italiana della cultura 2018.

    Note