Cosa sei disposto a fare per cinque dollari? La prototipazione rapida delle carriere su Fiverr

Oggi pubblichiamo un estratto da Entreprecariat. Siamo tutti imprenditori. Nessuno è al sicuro di Silvio Lorusso. È il primo di 4 estratti dallo stesso libro che pubblicheremo settimanalmente e sono dedicati a Fiverr e ai cosiddetti ‘gig’: piccoli lavori una tantum intorno ai quali sta fiorendo un intero sistema economico legato alle piattaforme digitali.  


«Il posto per le persone che condividono le cose che sono disposte a fare per 5 dollari». Fiverr.com si presentava così, nel 2010: incuriosendo e sfidando gli utenti. All’epoca si sarebbe potuto pensare a un esperimento sociale creato apposta per stimolare gli appetiti voyeuristici della rete. E invece, col passare di qualche anno, Fiverr è diventato il più grande mercato online dedicato ai servizi freelance sparsi sul globo. Il sito è ora tra i 100 più popolari negli Stati Uniti e tra i 200 più popolari al mondo. La piattaforma, fondata a Tel Aviv da Micha Kaufman e Shai Wininger, conta ulteriori uffici a New York, Chicago, Miami, e San Francisco e coordina quasi un milione di transazioni al mese.

Pubblichiamo, su concessione dell’autore, un estratto da Entreprecariat. Siamo tutti imprenditori. Nessuno è al sicuro di Silvio Lorusso (Krisis, 2018)

Oggi Fiverr ci accoglie con un invito al pragmatismo («Non limitarti a sognare, agisci») e ci propone servizi di freelancing per il il lean entrepreneur, l’imprenditore agile. Di quali servizi si tratta? Se riesci a immaginarlo probabilmente su Fiverr c’è. Hai bisogno di un grafico che realizzi il logo del tuo ristorante o di un programmatore che ne crei il sito? Sei stanco di giocare a Fortnite da solo? Vuoi incrementare i follower del tuo canale YouTube? E ancora: Vuoi che Gesù Cristo in persona faccia gli auguri alla tua migliore amica? La tua relazione sentimentale necessita di qualche seduta di counseling? Urge l’intervento di un cartomante? Fiverr è ciò che fa per te. Oltre a sezioni prevedibili come quelle dedicate al marketing o al montaggio video, ce n’è una intitolata «Fun & Lifestyle».

Qui ci si imbatte nei servizi più assurdi: dai numerosi imitatori di Morgan Freeman al ragazzo indiano che recita qualsiasi messaggio mentre indossa un costume da «uomo vegetale». Per non parlare della sezione riservata ai video virali… Qui le varie offerte, spesso introdotte da generiche immagini stock, fanno leva su una dose di micro-intrattenimento, simile a quello sdoganato tempo fa da Chatroulette: con pochi click ti puoi ritrovare faccia a faccia con uno sconosciuto che vive chissà dove e si rivolge proprio a te.

Il funzionamento di Fiverr è semplice: un seller pubblica un annuncio relativo a un gig (un lavoretto svolto una tantum), un buyer acquista il servizio, Fiverr trattiene il 20% del guadagno. Se il prezzo di un certo servizio è di cinque dollari (il minimo permesso dal sito), Fiverr ne ricava uno. Una piccola percentuale va inoltre a coprire i costi di commissione di PayPal.

Un sistema di valutazione e feedback, simile a quello di Amazon, aiuta i compratori a orientarsi nella scelta dei seller, i quali ottengono a loro volta dei badge relativi alle proprie prestazioni che fungono sia da garanzia che da accesso a una serie di benefici. Fiverr si premura – o almeno così sostiene – di dare una chance anche ai nuovi arrivati, i rising talents: l’algoritmo di ricerca è programmato in modo tale da opporsi a un network effect che accentrerebbe le commissioni nelle mani di pochi seller.

Per coloro che necessitano di servizi di alta qualità c’è Fiverr Pro, sezione del sito dedicata ai professionisti certificati. È così che Fiverr prova a risolvere l’annosa questione della validità delle pratiche non protette da un albo professionale, come ad esempio la grafica o il copywriting.

Produttivizzare i servizi

Fiverr è stata fondata a quattro mani eppure è Micha Kaufman, con alle spalle tre ulteriori startup e un passato da avvocato, a fare da agitatore per il sito in questione.

Come spiega Carmel DeAmicis sul sito Pando, il fatto che Kaufman abbia contribuito a creare un mercato online che delocalizza il lavoro freelance è perfettamente in linea con il suo passato imprenditoriale.

Munito di un’idea relativa a un prodotto di sicurezza digitale, l’avvocato – che «non sapeva programmare, ma aveva una vision» – si imbattè in un sito russo che proponeva un prodotto simile a quello che aveva in mente.

Di lì a poco Kaufman aveva fondato la sua prima startup con un individuo mai incontrato di persona, e così è stato fino a quando l’azienda è stata venduta.

Successivamente, furono due trend paralleli ad attirare l’attenzione di Wininger e Kaufman, attuale CEO di Fiverr: l’incremento del lavoro autonomo e l’aumento della disoccupazione. A poca distanza dal 2008, gli effetti di una crisi apparentemente cronica erano chiari agli occhi di tutti.

Per i due imprenditori attivi in Israele, paese che ambiva a diventare una startup nation, era evidente che c’era un’opportunità da cogliere. In un’intervista per Yahoo del 2012, Kaufman dichiarava che Fiverr non era stato pensato soltanto per connettere gli individui che già offrono un servizio, bensì come un’occasione per creare nuove forme di occupazione.

Dato che all’epoca Fiverr ospitava soltanto servizi dal costo di cinque dollari, non sorprende la reazione di Eric Pfeiffer, l’intervistatore, che, pur sollevando qualche dubbio rispetto alla sostenibilità economica del lavoro su Fiverr, notava come il sito sfatasse il mito secondo cui gli statunitensi non siano disposti a lavorare per bassi salari.

Non appena reso pubblico, Fiverr ha generato una risposta immediata sia da parte della stampa che degli utenti: decine di testate, tra cui CNN e Fox News, hanno pubblicizzato il sito elencando i modi più strani di «guadagnare 5 verdoni».

Tuttavia, i primi a essere sorpresi dalla quantità e varietà dei servizi sono stati i suoi stessi creatori. Ma perché proprio cinque dollari? Benché tale vincolo sia ormai scomparso, l’idea innovativa di Fiverr è tutta lì. La scelta di un prezzo fisso per ogni tipo di servizio era motivata da un preciso obiettivo: far sì che ingaggiare un freelancer fosse facile e immediato come effettuare un acquisto su eBay, evitando una seccante trafila di preventivi e negoziazioni.

In altre parole, il fine era quello di «produttivizzare i servizi». Il vincolo serviva proprio a questo: il freelancer sveglio avrebbe atomizzato le sue prestazioni in scaglioni da 5 dollari (Kaufman parla di «affettare il proprio talento»), moltiplicandoli se necessario per commesse più impegnative.

Da parte sua il cliente, attratto dall’accessibilità del prezzo («il costo di un frappuccino»), non avrebbe esitato a rischiare la modica somma su Fiverr. Completa il tutto la messa a punto di una vera e propria sintassi sopravvissuta fino ad oggi. Ogni gig è introdotto infatti da una formula che sembra quasi una riga di codice: I will X for X dollars.

L’idea ha funzionato: già nel 2012 la piattaforma poteva contare più di 600.000 gig. La produttivizzazione dei servizi è inoltre ciò che distingue Fiverr dai numerosi mercati concorrenti basati su tariffe orarie come Upwork, Outsourcely o Freelancers.com.

Una volta raggiunta una certa stabilità (anche grazie a 110 milioni di dollari di finanziamento ottenuti nel corso di diversi round) il limite dei cinque dollari è stato eliminato, lasciando però una traccia nel nome del sito. A questo punto Kaufman ha cominciato a definire microimprenditori gli utenti attivi su Fiverr, celebrando al tempo stesso l’accesso illimitato alla manodopera reso possibile dal web.

L’amministratore delegato ha dunque respinto la necessità di un’imprenditoria locale abbracciando pienamente una visione fluida, globalista e apolide del mercato del lavoro in cui l’assenza di friction e l’immediatezza la fanno da padrone. «Abbiamo trasformato il mercato del lavoro in un e-commerce», dichiara Kaufman su TechCrunch, ben contento di occultare il famigerato esercito di riserva dietro al prezzo fisso di una merce, con buona pace di Karl Marx.

Il testo continua la settimana prossima con il secondo estratto su Fiverr da da Entreprecariat. Siamo tutti imprenditori. Nessuno è al sicuro di Silvio Lorusso.
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