Informarsi in 5 mosse e senza facebook

Siete pronti ad affrontare l’ultimo mese e mezzo di campagne elettorale? A leggere ogni giorno una miriade di dichiarazioni e smentite, sondaggi e rilevazioni, aperture e chiusure, promesse elettorali che non stanno né in cielo né in terra, polemiche e contropolemiche; e tutto questo mentre nel mondo avvengono cose ben più importanti? Se la risposta è “no”, allora vi conviene stare alla larga per un po’ dalle testate online tradizionali e anche dai giornali di carta, che in questo periodo dedicano decine e decine di pagine alla sola politica interna, rinchiudendoci con la forza nel piccolo recinto italiano.

Non solo: se siete tra quelli che usano Facebook principalmente allo scopo di trovare articoli interessanti da leggere, sappiate che anche questo rimedio per sfuggire alla mediocrità dell’informazione tradizionale italiana sta per venire meno. A Mark Zuckerberg non interessa continuare a soddisfare i vostri desideri e d’ora in avanti darà sempre maggiore priorità ai cosiddetti “contenuti personali”. Vale a dire che su Facebook vedrete soprattutto le foto delle vacanze di amici e parenti e leggerete ancora più spesso le imperdibili opinioni politiche dei vostri colleghi di lavoro. Fantastico, vero? Dev’essere per questo che, subito dopo aver dato notizia dell’aggiornamento, il titolo di Facebook è sceso in borsa: gli stessi azionisti si sono immaginati un social network pieno di auguri di buon compleanno e foto dei nipotini e hanno deciso che forse era meglio vendere.

E allora, se Facebook non ci dà più la possibilità di trovare contenuti interessanti, e visto che i giornali italiani non rappresentano certo il non plus ultra dell’informazione internazionale, come si può sviluppare una dieta informativa sana e approfondita sfruttando solo ed esclusivamente il web? In Italia è pieno di riviste di qualità, tra le quali troviamo (senza alcuna pretesa di completezza, andando a memoria e sperando di non far arrabbiare nessuno) testate generaliste come Il Post, incentrate soprattutto sull’approfondimento politico come Gli Stati Generali, focalizzate su società e cultura come Rivista Studio o Il Tascabile, di approfondimento sportivo come L’Ultimo Uomo o Rivista Undici, di scienza e tecnologia come Motherboard o (più classicamente) Le Scienze, di riflessione sul mondo dell’informazione e non solo come Valigia Blu (per non parlare del vastissimo panorama anglofono). Il problema è semmai quello di riuscire a stare dietro a questa mole di contenuti senza sprecare troppo tempo. Per riuscire nell’impresa, i passi da compiere sono cinque (più uno); e per quanto inizialmente impegnativi, sono comunque meno frustranti che scrollare Facebook all’infinito nella speranza che compaia qualcosa di interessante o aggiornare la homepage di Repubblica.it trovandoci sempre e solo l’ultima dichiarazione di Salvini.

Passo numero 1: le newsletter

Sembrava uno strumento del passato, e invece sono ormai anni che si parla del loro ritorno. La ragione è semplice ed è ben riassunta da Dan Oshinky, da poco diventato direttore delle newsletter del New Yorker: “Le email sono un po’ il nostro soggiorno. È uno spazio personale in cui facciamo entrare gli amici, i colleghi che ci piacciono e un paio di brand di cui ci fidiamo davvero”. Il punto è proprio quest’ultimo: non ha senso iscriversi a decine di newsletter, perché finiremmo col cestinarle senza nemmeno aprirle. Ha invece senso iscriversi a due/tre newsletter delle nostre testate di approfondimento preferite e scorrererle con calma quando arrivano, sapendo che al loro interno troveremo solo i link agli articoli più importanti. Le newsletter, comunque, si stanno evolvendo: alla classica selezione quotidiana si stanno affiancando newsletter tematiche (il New York Times ha fatto scuola), newsletter personalizzate e newsletter settimanali in cui viene riportato il meglio della produzione.

Passo numero 2: newsletter curate

Questa è un’evoluzione più recente e che ha ottimi esempi anche in Italia. Dal momento che i migliori contenuti non escono mai su una sola testata, da qualche tempo hanno iniziato a proliferare newsletter curate da giornalisti professionisti che selezionano quelli che secondo loro sono i migliori articoli apparsi sul web nel corso della settimana. È un format che ha anche delle declinazioni generaliste (com’è il caso, in Italia, di Slow News/Flow), ma che si presta molto bene alle newsletter tematiche, che sviscerano un argomento solo. Gli esempi si sprecano: in Italia è celebre il caso di Da Costa a Costa, newsletter sulla politica USA per lungo tempo curata dal vicedirettore de Il Post; mentre è da poco nata Medusa, che si occupa di antropocene e cambiamenti climatici; la MIT Tech Review, andando all’estero, ha da poco inaugurato la Chain Letter, che si focalizza solo ed esclusivamente sul mondo blockchain, rilanciando articoli delle testate più prestigiose. Alcune di queste newsletter, che possono anche essere a pagamento, sono invece un ibrido con una rivista vera e propria, come può essere il caso, sempre in Italia, di Wolf e negli Stati Uniti di Stratechery di Ben Thompson, entrambe focalizzate sul mondo dei media e dell’innovazione.

Passo numero 3: Flipboard o Feedly

Flipboard non è certo una novità: è una piattaforma che si occupa di aggregare gli articoli che appaiono sulle varie testate dandovi la possibilità di creare una rivista personalizzata (o di seguire quelle altrui). Per quanto sia meno evoluto, io ho sempre preferito utilizzare Feedly, a mio parere più semplice e intuitivo. All’interno della piattaforma, ho creato tre sezioni relative alle mie passioni; dopodiché ho inserito all’interno di ognuna di queste le testate specializzate che preferisco. Ogni volta che ho voglia di leggere di un certo argomento, non devo fare altro che aprire la sezione, per esempio, “innovazione” e sono sicuro di trovare le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti in materia. Per me, è uno strumento eccezionale.

Passo numero 4: le liste su Twitter

La disintermediazione è una delle parole d’ordine del web. E ovviamente vale anche per i media, dove la firma del giornalista, in alcuni casi, diventa più importante delle testate su cui scrive. Da questo punto di vista, Twitter rimane un passo avanti a tutti gli altri, consentendo di seguire le nostre firme preferite, le loro opinioni, polemiche, battute e articoli in maniera molto più semplice e immediata di Facebook. Per esempio, personalmente mi piace molto leggere Evgenij Morozov, che scrive ogni tanto sul Guardian, ogni tanto sul New York Times, ogni tanto qua e là. Non solo: è una miniera senza fondo di spunti e polemiche (con le quali non sempre sono d’accordo, ovviamente). E quindi l’ho inserito in una lista di Twitter dove ho accorpato le mie firme preferite, italiane e non, in modo da non perdere i loro tweet e le loro condivisioni nel mare magnum di Twitter. Le liste, ovviamente, sono ottime anche per essere sfruttate tematicamente.

Passo numero 5: Pocket

Se siete arrivati fino a qui, avete un problema: gestire la mole immensa di contenuti che state per ricevere via mail, via Flipboard/Feedly, via Twitter. La reazione classica che si ha davanti a un approfondimento interessante è spesso la seguente: “Ok, questo lo leggo dopo”. Con il risultato che l’articolo in questione finisce nel dimenticatoio. Per risolvere il problema, c’è Pocket: una piattaforma sulla quale potete salvare tutti gli articoli che avete intenzione di leggere (anche offline), etichettarli in base all’argomento (se volete) e condividerli con le persone con cui siete in contatto su Pocket (che ha un aspetto social che potrebbe tornare molto utile, ora che Facebook ha deciso di ridurre lo spazio dedicato ai contenuti). Basta non farsi prendere dall’ansia quando ci si rende conto che la lista di longform salvati non la si può smaltire nemmeno in un anno.

Ultimo passo: il TG della sera

In tutto questo, come potete però assicurarvi di essere sempre sul pezzo, di conoscere le ultime polemiche social, le breaking news, le dichiarazioni che scateneranno un putiferio? Semplice, non potete. O meglio, potrete scoprire (quasi) tutto aspettando che scattino le venti e si accendano i proiettori negli studi dei telegiornali. D’altra parte, l’ansia di conoscere le cose nel momento stesso in cui stanno accadendo è una novità degli ultimi anni. Possiamo anche lasciarcela alle spalle.