Social forum dell’abitare, in movimento per il diritto alla casa
Il diritto alla casa e il problema crescente della precarietà abitativa nel nostro paese sono sulla bocca di tutte e tutti, ne parlano ormai da tempo i media mainstream, si moltiplicano le iniziative culturali di discussione pubblica, soprattutto nelle città ad alta tensione abitativa più colpite da over tourism e caro affitti, si registra un incremento degli studi scientifici di urbanistica e i rapporti di settore commissionati dentro e fuori le università. Sono triplicati i think tank, le fondazioni e gli ordini professionali che si esprimono sul tema, nel bel mezzo del dibattito su come affrontare la crisi.
Del resto, grande attenzione è stata riservata, negli ultimi due anni, alla relazione tra diritto allo studio e questione abitativa, per via dello sperpero dei fondi del PNRR stanziati con l’housing student prevalentemente nelle mani dei grandi operatori privati a sovvenzionare studentati esclusivi e alberghi di lusso con stanze inaccessibili a prezzi di mercato. Questo sopruso ha suscitato una grande indignazione negli studenti che a partire da Milano si sono mobilitati in tutta Italia contro il caro affitti. Attraverso la nascita del movimento delle “tende in piazza” hanno occupato cortili, chiostri di università e accademie per rivendicare il diritto alla casa come uno degli elementi su cui si basa il diritto allo studio.
Da allora si sono sollevate altre voci: quelle di inquilini, amministratori locali ed operatori sociali che reclamano politiche pubbliche e una regia sociale per la città da parte delle istituzioni nella pianificazione finanziaria e urbanistica. Le organizzazioni studentesche sono state le prime a denunciare il carattere generale dell’emergenza abitativa come questione strutturale che coinvolge sempre più persone, ma oggi è evidente che oltre agli studenti fuorisede sono colpiti i precari, i lavoratori poveri, i freelance, le famiglie a medio e a basso reddito (migranti e non), gli inoccupati e i pensionati.
Per farci un’idea su quanto sia profondo il fenomeno è sufficiente scorrere pochi dati che riguardano l’offerta abitativa nel nostro paese. In Italia la percentuale di edilizia residenziale pubblica (ERP) risulta residuale rispetto alle altre opportunità abitative offerte dal mercato privato, tanto che si attesta al 3,8% Il 7% di questo patrimonio risulta ancora sfitto, nonostante le liste d’attesa contino più di 650 mila domande per la casa popolare, per un totale di 1,2 milioni di nuclei familiari. Se è vero che la maggioranza degli abitanti in Italia è proprietaria di casa (70,8%), è soprattutto all’interno della percentuale degli inquilini in affitto che si colloca la maggior parte dei soggetti fragili e in precarietà abitativa, il 68% dei quali è rappresentato da famiglie di recente costituzione, con almeno un membro del nucleo migrante. Gli stessi soggetti sono anche tra i più esposti agli sfratti: i dati pubblicati dal Viminale pochi giorni fa attestano a 39.373 il numero dei provvedimenti eseguiti nel 2023, di cui l’80% per morosità. Mentre le richieste di esecuzione sono 73.800.
Questo fenomeno assume una connotazione generazionale, perché riguarda moltissimi under 35, Millennials e Gen Z che non dispongono delle garanzie sociali sufficienti (per reddito o qualità dei contratti di lavoro) per comprare casa. Si trovano costretti a rivolgersi al mercato degli affitti e a scontrarsi con il rincaro dei canoni, soprattutto in città attrattive come Milano e Roma, in cui la domanda di alloggi accessibili è aumentata a fronte di una contrazione sensibile dell’offerta privata dovuta all’elevato numero di sfitti e al cambio di destinazione d’uso di molte case convertite in locazioni turistiche.
Quest’anno a Bologna dal 18 al 20 aprile si è tenuta la prima assemblea nazionale del Social Forum dell’Abitare, un’unione di forze sociali inedita costituita da cooperative sociali, sindacati inquilini, reti politiche metropolitane, collettivi, organizzazioni studentesche, sindacati dei lavoratori, movimenti urbani, amministratori locali, ricercatori universitari, centri sociali, cooperative di abitanti, funzionari pubblici, spazi autogestiti, associazioni ambientaliste e no profit, che hanno deciso di mettersi insieme contro la precarietà abitativa. Una comunità allargata che, radunatasi in convergenza per il diritto alla casa e alla città, si riconosce nelle medesime urgenze e priorità. Una coalizione di forze intenzionata ad innescare un fervido dibattito politico e a stimolare un’azione incisiva, coordinata e collettiva.
Tre giorni di incontri, inaugurati all’Arci Ritmo Lento con un’assemblea sull’abitare a Bologna. Il Social Forum è entrato poi nel vivo la mattina del giorno dopo allo spazio DAS (Dispositivi Arti Sperimentali), con la presentazione del percorso nazionale e l’esposizione sintetica del documento introduttivo, consultabile nelle 19 tesi del Social Forum dell’Abitare concepite come linee guida ad ispirazione del processo costituente. Sono seguiti poi i saluti istituzionali della vicesindaca del Comune di Bologna, Emily Clancy, e un panel di esperti che da diversi punti di vista hanno contribuito ad offrire molti spunti di dibattito e una panoramica critica sull’abitare come questione sociale che riguarda, direttamente e indirettamente, ampie fasce del sistema italiano, in assenza di politiche pubbliche adeguate.
Nel pomeriggio si sono tenuti i tavoli di lavoro su tre diversi ambiti dell’abitare: dimensione territoriale, politiche nazionali e modelli di sperimentazione sociale. I lavori si sono poi conclusi con un momento di convivialità e un aperitivo di autofinanziamento a sostegno dell’occupazione abitativa di Via Carracci, un’esperienza di abitare comunitario che in quei giorni rischiava lo sgombero. E’ il caso di segnalare qui che a luglio il Comune di Bologna ha annunciato la volontà di trasformare Via Carracci in un residence per famiglie, aprendo un bando su quel complesso di case, per dare la possibilità ai 111 inquilini, attualmente ospitati – e tuttora occupanti – di prendervi parte.
Il terzo giorno, dopo il resoconto dei tre tavoli, si è tenuta la sessione plenaria. La discussione finale ha dimostrato la volontà da parte dell’assemblea di avviare dei gruppi di lavoro su tematiche specifiche, allo scopo di costruire campagne di comunicazione in grado di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto alla casa. Per questo il Social Forum dell’Abitare ha deciso di: promuovere dei momenti di approfondimento nell’ambito di social forum locali; di adottare un’agenda condivisa di iniziative per cercare di favorire convergenze e nuove connessioni con altre comunità politiche; la proclamazione di una settimana di mobilitazione per il mese di ottobre.
Nella discussione finale, come nei tavoli, è emersa tutta la vocazione plurale di questo movimento, congiunta ad una straordinaria varietà di contenuti e di esperienze. Questo primo appuntamento ha raccolto la presenza di più di 300 organizzazioni, provenienti da diverse regioni italiane, con una netta prevalenza delle aree urbane di centro-nord. La grande partecipazione è stata confermata anche nelle assemblee nazionali successive, dove centinaia di persone si sono collegate online per discutere i prossimi passaggi, l’ultima si è tenuta il 14 ottobre. Sotto questo auspicio sono stati avviati due gruppi di lavoro operativi, che si sono aggiunti al gruppo comunicazione e al gruppo di approfondimento scientifico già esistenti: il gruppo campagne e dei territori.
Il gruppo campagne prova a sviluppare due filoni tematici strategici:
- il recupero delle case vuote, dagli spazi dismessi allo sfitto pubblico e privato, ispirata alla campagna torinese “vuoti a rendere”;
- la regolamentazione degli affitti turistici con la campagna Alta Tensione Abitativa, promossa da Ocio – Osservatorio civico di Venezia.
Questi temi rappresentano un’opportunità per sviluppare un pensiero critico più generale sulle politiche abitative e la legislazione delnostro paese, a partire da proposte concrete come un nuovo piano per l’edilizia pubblica, la riforma dell’edilizia sociale e la regolamentazione delle locazioni turistiche. Il Social Forum dell’Abitare ha appena presentato la campagna “Vuoti” con una settimana di azioni condivise e coordinate.
Il gruppo territori parte dalla necessità di stimolare un confronto tra i vari nodi locali del Social Forum dell’Abitare con lo scopo di facilitare la creazione di legami reciproci e la condivisione di contatti, strumenti e competenze tecniche per arricchire il ventaglio di proposte che emergono dall’ambito di discussione nazionale. Dal gruppo territori è nata la proposta della promozione di due appuntamenti locali come le giornate culturali e di scambio tra movimenti civici, con “Milano, ci stiamo?” promosso da Abitare in Via Padova e la rete milanese Chiediamo Casa a Mosso per il 17 e 19 ottobre proprio in concomitanza con il Forum della Rigenerazione Urbana del Comune di Milano, a cui si pone come un’alternativa, e il Social Forum dell’Abitare di Genova, previsto il 7 e 8 novembre.
L’aria che si respira nelle assemblee e nelle iniziative indette da questo movimento, nella complessità di tutte le sue articolazioni, è segnata dalla consapevolezza di condividere un orizzonte comune, mosso da un sentimento diffuso e dalla necessità di stare tutti insieme. A maggior ragione in questo momento storico, in cui gli spazi di democrazia e di libertà di espressione sembrano materialmente restringersi di fronte ai provvedimenti repressivi del governo Meloni. Per questo il Social Forum dell’Abitare sa che per affrontare la questione abitativa in tutta la sua concretezza occorrono pragmatismo e lungimiranza, sapendo che il movimento si farà strada solo se sarà capace di lottare e di rappresentare un’alternativa reale.
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