Verso molteplici dichiarazioni d’interdipendenza
Il fossile non è solo il combustibile dello “sviluppo” e della modernità, ma è stato il combustibile di un apparato simbolico, di un modello cosmologico e di una specifica idea di umano: un modo di immaginare il mondo come “natura”, un campo separato “là fuori”, a disposizione, e la rimozione delle relazioni e interdipendenze con nonumani. Non saper leggere più la nostra dipendenza e limiti nei contesti ecologici rende impensabile la crisi climatica, proprio perché sembra di non trovare significati condivisi, e quindi anche pratiche di cambiamento, in un mondo che cambia a partire dagli attori del vivente. È un grande ribaltamento di prospettiva rispetto alle culture del fossile che ben denota la trasmutazione di valori e il senso di disorientamento: uno spaesamento che si presenta socialmente traumatico con i processi di diniego annessi. Ma nell’emergenza climatica, emerge anche qualcosa di vitale: scopriamo, dopo la sbornia e onnipotenza del fossile, di essere interdipendenti a legami di co-fragilità e co-dipendenza nel vivente.
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