Dagli psicofarmaci agli psichedelici. Inchiesta sulla salute mentale degli italiani

Pubblichiamo un estratto da Il fronte psichico. Inchiesta sulla salute mentale degli italiani (Nottetempo). Ringraziamo l’editore per la disponibilità.

La nostra mente è un titolo in crescita non solo sul mercato elettorale. È inserita in ragnatele di contrattazioni che si contraggono e si espandono, estendendo i loro fili nella nostra vita, fino all’armadietto del bagno.

Da piccola ero convinta che in America dessero a tutti i bambini il Prozac prima di andare a scuola. A tutti, indistintamente e senza un preciso perché. Erano gli anni Novanta; naturalmente non sapevo che cosa facesse il Prozac, ma immaginavo i miei coetanei seduti al tavolo della cucina a fare colazione e ingollare pillole tra una cucchiaiata e l’altra di Coco Pops. In qualche modo la televisione, i discorsi degli adulti, i titoli dei giornali che circolavano per casa e che iniziavo appena a decifrare, avevano emanato quest’idea, che io avevo poi montato con immagini prese in prestito da film e serie televisive e trasformato in verità. Ho compreso solo adesso che forse stavo assorbendo la lunga ondata culturale dell’affermazione sul mercato dei farmaci antidepressivi ssri (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors), gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, diffusissimi in Italia ancora oggi.

L’immagine che mi ero costruita dei bambini americani che fanno colazione con le pillole misteriose mi viene in mente ogni volta che sento parlare di psicofarmaci. L’argomento è uno di quelli per i quali ancora non si sa bene come ci si deve comportare quando una persona ce ne parla apertamente, avvolto com’è da strati di pregiudizi, reticenze, false notizie. Per capire la strada che fanno questi farmaci fino al nostro armadietto è necessario partire dai numeri.

Quanti sarebbero i potenziali consumatori del mercato delle terapie, in generale, per la salute mentale? Nel mondo, secondo i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e presi da uno studio del 2019, ci sarebbero circa 970 milioni di persone che vivono con un disturbo mentale, una ogni otto abitanti del pianeta. L’intero mercato globale della salute mentale nel 2020 valeva 383,32 miliardi di dollari e si stima che raggiunga i 537,97 miliardi nel 2030, con una crescita del 3,5%. Il dato è della Allied Market Research, una società che conduce ricerche di mercato, e risulta sostanzialmente confermato – milione più, milione meno – da una società analoga, la Prophecy Market Insights.

Scendendo nel dettaglio, e guardando solo alle vendite degli psicofarmaci, conviene tenere conto di cinque dei disturbi più diffusi a livello mondiale: depressione, ansia, disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (conosciuto con l’acronimo adhd), schizofrenia e disturbo bipolare. Secondo le previsioni di iqvia, una multinazionale che fornisce servizi di consulenza e analisi dei dati alle imprese del settore farmaceutico, questi cinque disturbi insieme nel 2020 hanno portato a vendite per circa 38,6 miliardi di dollari. Per avere un’idea di come si evolverà nel prossimo futuro il mercato degli psicofarmaci, si deve considerare il bilanciamento di due fattori: da una parte il lancio di nuovi prodotti e dall’altra la perdita del brevetto e quindi l’apertura ai farmaci generici che contengono lo stesso principio attivo. Il risultato della combinazione di queste due forze sarebbe negativo (dal punto di vista delle case farmaceutiche) per ansia, adhd e disturbo bipolare, e positivo per depressione e schizofrenia. I prezzi dei farmaci per questi ultimi due disturbi potrebbero aumentare, grazie all’arrivo di nuovi prodotti.

Nel caso dei farmaci contro l’ansia, gli esperti sostengono che le perdite dovute alla caduta dei brevetti saranno compensate dall’aumento del numero dei pazienti.

Da solo, il mercato globale della depressione, secondo iqvia, tra il 2015 e il 2020 si è contratto dello 0,8%, soprattutto per la perdita di brevetti, ma l’arrivo di nuovi prodotti promette un rialzo dei prezzi e un aumento del 3% nel giro di questo decennio, con un valore che passerebbe dai 9,9 miliardi di dollari del 2020 a oltre 13,3 miliardi nel 2030. Un’altra stima, realizzata dalla Global Market Insights, riporta valori ancora più elevati: nel 2020 il mercato degli antidepressivi avrebbe superato i 13,5 miliardi di dollari e l’aspettativa di crescita tra il 2021 e il 2027 sarebbe di oltre il 7,2%, arrivando ai 22 miliardi di dollari.

Delle nuove terapie viste finora, alcune sono ristrette a sottogruppi di pazienti, come le donne con una diagnosi di depressione post-partum per le quali negli Stati Uniti dal 2019 è possibile somministrare via endovena il brexanolone, commercializzato con il nome Zulresso dalla Sage Therapeutics. Un altro esempio, di cui parleremo meglio più avanti, è lo spray nasale a base di esketamina, venduto con il nome Spravato dalla Janssen in alcuni paesi, Italia inclusa, e destinato solo ai pazienti con depressione farmaco-resistente.

Una delle scommesse per chi fa farmaci è quindi trovare nuovi prodotti contro la depressione che siano acquistabili da gruppi sempre più estesi di consumatori.

“Nuovi approcci sono disperatamente necessari”, conclude iqvia, “e, in quanto tali, ci si aspetta che il mercato reagisca favorevolmente ai nuovi prodotti. La domanda per nuovi e più efficaci antidepressivi, accompagnata a un’aspettativa di prezzi più alti, porterà a una crescita del valore nel mercato della depressione per i prossimi dieci anni”.

Tra gli elementi che spingeranno la crescita del settore delle terapie per la salute mentale – tutte, non solo quelle farmacologiche – ne ritroviamo una ricorrente: la consapevolezza. L’ondata di interesse nei confronti della salute mentale da parte di cittadini, aziende e governi, anche in Europa e in Italia, apre le porte a nuove occasioni per il mercato delle cure e muove masse di denaro. È possibile che la forza combinata di una maggiore attenzione pubblica al tema e di un’azione di marketing più intensa da parte delle case produttrici porti ad aumentare i consumi anche quando non c’è un effettivo aumento dell’incidenza dei disturbi? Così, a naso, sembra probabile, anche se non è facile avere certezze. Uno dei problemi, quando si parla di salute mentale, è proprio capire se quest’azione combinata di awareness e marketing possa far aumentare la percezione che si ha di sé come soggetti con un disturbo da curare. Ciò che rende interessante l’osservazione dei movimenti del mercato delle terapie è proprio che esso potrebbe contribuire insieme ad altri elementi, per esempio gli impegni dei governi in questo campo, a influenzare e plasmare anche la nostra idea di malattia e di cura.

 

Immagine di copertina di Jr Korpa su Unsplash