Visioni in Movimento, il bando che fa camminare per chilometri e imparare il cinema

“In uno dei suoi momenti cupi, Pascal dice che tutta l’infelicità dell’uomo proviene da una causa sola, non sapersene star quieto in una stanza. Notre nature – egli scrive – est dans le mouvement…” così inizia uno degli scritti di Bruce Chatwin contenuti nella raccolta postuma Anatomia dell’irrequietezza. Un libro che “raduna” i suoi schizzi e le sue idee sul nomadismo, un tema estremamente importante per lo scrittore inglese, tanto da ossessionarlo negli ultimi vent’anni della sua vita, ovvero il tempo che Chatwin dedicò al girovagare, al camminare per il mondo. E per vent’anni cercò di scrivere un libro che potesse accogliere la storia dei nomadi e dei loro cammini, senza riuscirci.

Chatwin era nomade per vocazione e condivideva questo suo modo di essere con il regista e poi amico Werner Herzog, a cui regalerà la sua sacca da viaggio sul letto di morte, perché solo il tedesco poteva portarla con la giusta grazia, scriveva infatti Chatwin: “era anche l’unica persona con la quale potessi avere una conversazione da pari a pari su quello che chiamerei l’aspetto sacramentale del camminare. Lui e io abbiamo in comune la convinzione che camminare non è semplicemente terapeutico per l’individuo ma è un’attività poetica che può guarire il mondo dai suoi mali.”

La poesia del camminare, il romanticismo insito in una pratica così atavica e naturale è il punto di partenza di Visioni in Movimento (qui il bando della settima edizione), l’unica scuola di cinema senza sedie dove le lezioni si misurano in chilometri e non in ore. Visioni in movimento è un format di respiro europeo che coinvolge le industrie cinematografiche locali e produce a ogni edizione due nuovi prodotti audiovisivi, con l’obiettivo di raccontare i luoghi noti e meno noti attraversati dal progetto e promuoverli al di fuori delle regioni, utilizzando appunto la sensibilità degli sguardi d’artista, di giovani autori e registi che si mettono in gioco per conoscere un territorio, in molti casi sconosciuto per loro, offrendo la possibilità di formarsi con un nuovo modo di “fare cinema en plein air”, su come si racconta una storia legata ad un territorio specifico e lì prodotta. “A ogni edizione vogliamo scommettere su nuovi autori, formare giovani film-maker a un tipo di cinema leggero che punti tutto sull’espressione artistica e su produzioni sostenibili, anche dal punto di vista ecologico e ambientale, ottenendo ogni volta film autoriali, sguardi personali di nuovi professionisti del cinema”, così raccontano Visioni in Movimento i due curatori del progetto, Giuseppe Gori Savellini e Giulio Kirchmayr.

Un progetto innovativo e originale – sicuramente tra i migliori sviluppati in Italia negli ultimi anni – che nasce nel 2017; promosso e realizzato da Culture Attive con il sostegno del MiBACT e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea” e con la partecipazione del Comune di San Gimignano, in partenariato con le associazioni Mattador di Trieste e Visionaria di Siena e la collaborazione di Doc.it – Associazione Documentaristi Italiani. Nel 2019 i due curatori del progetto rendono l’iniziativa indipendente e autonoma con l’obiettivo di sviluppare nuove edizioni in Italia, in Europa e nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

La scuola di cinema senza sedie è dedicata ad autori cinematografici under 35, provenienti dall’Europa e dall’area mediterranea, selezionati attraverso un bando internazionale. Per partecipare bisogna scrivere un’idea per un cortometraggio, che racconti o prenda spunto dal territorio nel quale la scuola “si muove”. Gli autori selezionati, di solito due, camminano per circa 120 km affiancati da tutor – professionisti del cinema – che li aiuteranno a sviluppare l’idea alla base del loro progetto. Nella fase di produzione oltre ai due autori, saranno presenti gli attori protagonisti dei film, le troupe e gli organizzatori. Le riprese durano sette giorni e prevedono due produzioni distinte con le rispettive troupe e i responsabili delle società di produzione.

La successiva fase di post-produzione prevede la presenza degli autori ancora in residenza per lavorare sul montaggio dei loro film assieme ai montatori negli studi video individuati sul territorio. I prodotti una volta finalizzati vengono presentati e proiettati in un evento-conferenza stampa a livello nazionale ed europeo, realizzato ad hoc con l’obiettivo di far conoscere il risultato del progetto e attrarre sul territorio il maggior numero di appassionati.

Fino ad adesso ci sono state sei edizioni, tra la via Francigena toscana e il Friuli Venezia Giulia, mentre quest’anno, per la prima volta, Visioni in Movimento percorrerà la via Appia tra Campania e Basilicata, lungo il percorso tracciato da Paolo Rumiz e Riccardo Carnovalini, quest’ultimo accompagnerà la scuola come guida e tutor lungo il percorso.

Le tappe saranno cinque, si partirà da Benevento per arrivare a Venosa, il paese di Orazio, in un percorso che dai saliscendi dell’appennino digrada lento verso le pianure del tavoliere pugliese. L’inizio del cammino è previsto per gennaio, pandemia permettendo.

Nella pratica, il progetto, che si configura come una residenza artistica a tutti gli effetti, riesce attraverso il cammino a far crollare quella barriera che la cattedra crea tra allievo e docente. Questo processo è dato proprio dal camminare, perché è camminando che si fa gruppo e nella percorrenza della via i giovani film-maker discutono e si confrontano con tutor di eccezionale preparazione, tra cui ci sono registi, direttori della fotografia, produttori e montatori che mettono a disposizione la loro esperienza nel mondo del cinema. E la grande peculiarità del progetto sta proprio nella scelta dei tutor, ognuno con un’esperienza e un bagaglio culturale diverso, in modo da dare al film-maker sguardi diversi e diverse strategie di approccio a un progetto cinematografico, dando vita a dialoghi e discussioni che mai si potrebbero avere nel chiuso di una vera scuola delimitata da pareti. La bellezza è data anche dalle pause durante il cammino e alla fine di ogni giornata di lavoro, quando alla formazione si aggiunge il momento della convivialità, nutrito da stanchezza ma anche da una profonda soddisfazione per la via percorsa, che in ultima analisi è anche sinonimo di nuova conoscenza e esperienza.

Herzog e Chatwin avevano entrambi fede in una concezione salvifica del cammino e spesso il regista tedesco lo ha ripetuto, affermando che per fare cinema, per entrare in una scuola di cinema prima sarebbe utile fare un esercizio: partire a piedi e da soli, con uno zaino e poca roba, una penna e un quaderno. Andare a piedi per migliaia di chilometri e guardarsi intorno, scrivere e tenere un diario.

Camminare stimola in maniera radicale l’osservazione, il mezzo essenziale per giungere a qualsiasi visione cinematografica, non può esistere cinema senza uno sguardo interessato e curioso sul mondo; la visione di un panorama, che lentamente si sedimenta nell’animo e diventa ispirazione per una nuova idea. Attraverso il cammino a piedi, l’artista ricrea lo spazio intorno a sé scoprendo nuove linee narrative, anche là dove sembra ormai tutto “consumato” e già detto. Lo sguardo, seguendo la velocità dei piedi ri-scopre storie antiche e le restituisce in maniera originale.