Tournée da Bar giorno dopo giorno e sera dopo sera

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Nella puntata precedente:

Sara – “Ci tocca fare dei colloqui, se vogliamo trovare dei collaboratori”
Jo – “E come li troviamo? E poi dove facciamo i colloqui?”
Riccardo – “Di sicuro non possiamo fare una cosa canonica…”
Davide – “Ce l’ho: i colloqui li facciamo al bar”.

Sono passati solo pochi giorni dai festeggiamenti per la vittoria del bando, ma la troupe della Tournée da Bar è di nuovo al Frida. Questa volta, però, c’è da lavorare: bisogna selezionare il nuovo ingresso nel gruppo; la persona che si occuperà dell’organizzazione sotto gli aspetti più pratici, dando una mano in particolare a Davide e Sara, che con la crescita della Tournée si sono trovati oberati dalle cose da fare.

La prima parte di questa selezione si è svolta in maniera tradizionale, vagliando i curricula ricevuti e poi incontrando faccia a faccia una decina di candidati. Sono rimasti in cinque: Davide, Laura, Francesca, Vittoria e un secondo Davide. L’ultimo ostacolo da affrontare prima di ottenere il lavoro è invece tutt’altro che classico; avrebbe avuto poco senso fare un normale colloquio di lavoro, era necessario vedere i candidati alle prese con il luogo che diventerà il centro della loro esperienza: il bar.

I cinque selezionati sanno già che il loro colloquio sarà atipico, a partire dall’orario: quando mai ci si incontra alle 22 per affrontare un colloquio? I candidati arrivano alla spicciolata e si siedono al tavolo con Davide, Sara e Riccardo: c’è chi arriva dalla Brianza, dove lavora nel mondo delle discoteche e della nightlife; chi cerca di conquistare il suo primo lavoro mentre sta ancora studiando alla Paolo Grassi; chi lavora già nel teatro ma vede nella Tournée da Bar “l’opportunità per variare la prospettiva”.

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Quando tutti i candidati sono seduti al tavolo, fa una certa impressione trovarsi dall’altra parte della barricata: all’interno del Frida c’è un gran rumore, non è facile parlarsi ed è evidente come trovarsi in una situazione anomala crei un po’ di tensione. C’è chi si mangia le unghie, chi cerca di rompere il ghiaccio scambiando qualche parola prima che cominci la selezione; chi invece sembra essere a suo agio e aspetta solo che tutto cominci.

Mentre inizia a chiarirsi il quadro di come si svolgerà la selezione, si ordina da bere: tre medie bionde, una birra rossa e un bicchiere di vino. Ormai è evidente a tutti i candidati che dovranno svolgere il colloquio in contemporanea: dovranno presentarsi, rispondere alle domande di un quiz, confrontarsi con dei materiali e poi affrontare una sfida finale. Guardando dagli altri tavoli del Frida, potrebbe sembrare che ci si stia preparando per un gioco; ma non è così e i candidati ne sono perfettamente consapevoli. Così come è evidente che, tra loro, alcuni apprezzano la strana situazione, altri molto meno.

Ma c’è una ragione ben precisa per cui si è deciso di svolgere le selezioni in questo modo. Non è stata una scelta presa per il gusto di fare le cose in maniera diversa, ma di una decisione sorta dopo aver scoperto il mondo dell’assessment center. Uno strumento di selezione del personale che “impiega simulazioni di situazioni organizzative che consentono la rilevazione, da parte degli osservatori, dei comportamenti fondamentali che dovranno essere messi in atto dalle persone valutate. Tali esercitazioni, richiamando il più possibile la realtà aziendale, agiscono da stimolo per attivare i comportamenti che si vogliono osservare e vagliare”, come spiegato sul sito Psicologia del Lavoro.

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Discussioni di gruppo, business game, gestione di situazioni complesse e altre prove singole o in team che hanno anche l’obiettivo di porre il candidato in una situazione di stress, allo scopo di “farne emergere la vera natura”. Il metodo nasce in ambito militare, per selezionare il personale più adatto a lavorare nei sottomarini: ambienti claustrofobici, bui, in cui tante persone devono convivere per lungo tempo in spazi angusti. Insomma, più che a un gioco, siamo di fronte a qualcosa di stampo militare; ma se si pensa alla situazione del tutto particolare in cui lavorerà la persona prescelta per la Tournée da Bar – e il ruolo fondamentale che in questo lavoro hanno i rapporti interpersonali – si capisce meglio perché si sia deciso di intraprendere una strada così poco canonica.

Scoprire come si svolgerà la selezione, comunque, non fa fare nessun passo indietro ai candidati. Il tempo di concludere il primo giro di presentazioni e stanno tutti di nuovo ordinando da bere. La selezione entra nel vivo con un quiz di cultura teatrale a risposte chiuse, ma a essere davvero importante è il momento in cui i ragazzi – che hanno parlato solo per pochissimi minuti di sé – devono spiegare perché la persona seduta di fianco a loro potrebbe essere la più adatta per lavorare con la Tournée da Bar. Alcuni se la cavano alla perfezione; qualcuno inconsciamente sfrutta questo momento per parlare di sé; altri si attardano un po’ troppo alla ricerca della battuta brillante. Ma nessuno di loro è impacciato, nessuno sembra essere in imbarazzo nel parlare di una persona che ha conosciuto solo da pochi minuti.

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La prova seguente è un lavoro di squadra: costruire un teatro in miniatura in 15 minuti usando cartapesta, bicchieri, rotoli dello scottex, post-it e scotch. Ma la prova serve soprattutto per vedere chi sarà a prendere l’iniziativa, chi cercherà di far valere la propria idea, chi si renderà utile alla squadra e chi invece non riuscirà a prendere parte al lavoro. Il risultato finale viene presentato come “ispirato al Panopticon di Bentham”: modellare un teatro su un carcere potrebbe non sembrare la migliore delle idee, ma sicuramente dimostra inventiva.

Nel frattempo al tavolo continuano ad arrivare bicchieri di birra e di vino, ma vista l’ultima prova che i ragazzi dovranno affrontare – dopo aver preparato una locandina e immaginato l’organizzazione di un evento – ce n’è probabilmente bisogno: dovranno convincere quante più persone possibili a mettere un like alla pagina Facebook della Tournée da Bar nel giro di dieci minuti, senza nessun’altra specifica. È curioso vedere come, nell’epoca dei social network, nessuno abbia pensato al metodo probabilmente più semplice: scrivere su WhatsApp o su Facebook ai propri amici chiedendo il loro aiuto immediato. Tutti preferiscono agire nel mondo reale.

Tre ragazzi si alzano immediatamente e iniziano a girare per i tavoli per attaccare bottone con gli astanti. Qualche voto viene conquistato, ma ci sono anche degli effetti imprevisti: una delle ragazze rimane intrappolata al tavolo di una coppia in crisi e si ritrova a consolare i fidanzati; imprevisti del mestiere. Altri due hanno invece un’idea diversa: appendere in giro per il Frida dei cartelli sui quali sono scritte le indicazioni per mettere il like alla Tournée da Bar. Sul lungo termine, l’idea sarebbe stata sicuramente efficace; ma nel giro di dieci minuti è difficile che possa funzionare. Poco importa, perché quello che conta è vedere i ragazzi in azione e avere la dimostrazione che nessuno di loro si faccia fermare dalla timidezza e che tutti abbiano spirito d’iniziativa.

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Siamo alla fine, ai saluti. Qualcuno si alza subito per prendere al volo l’ultima metropolitana, altri si attardano a chiacchierare con i ragazzi della Tournée. Ma quando Sara, Davide e Riccardo si ritrovano da soli, si scopre che la decisione non è unanime. Anzi: parte un’animata discussione che si protrae fino a notte fonda.

Alla fine, dopo qualche giorno, la decisione cade su Laura: 29 anni, esperienza nel mondo del teatro sia in Italia (Roma e Torino), sia all’estero e che a Milano ha trovato lavoro nel mondo della danza. Lei, però, viene da Ivrea. Ragion per cui se ne parla come della “guerriera delle arance”, anche per via dell’animo guerriero nascosto all’interno di una ragazza molta attenta a ciò che la circonda, paziente e che non ama parlare molto.

Sarà lei a dover seguire la Tournée da Bar giorno dopo giorno e – soprattutto – sera dopo sera, a occuparsi degli aspetti più pratici dell’organizzazione e ad affrontare le tre settimane di fuoco in cui girerà dal Circolo Reduci al Nord Est, dal Santeria all’Ohibò, dall’Ostello Bello al Cicco Simonetta, ecc. ecc.

Qualche giorno dopo la selezione, Laura e Davide si incontrano per conoscersi meglio e pianificare le prossime tappe. Ma non solo.

Laura: “Posso chiederti una cosa, prima di iniziare?”
Davide: “Certo, dimmi…”
Laura: “Com’è iniziata questa cosa della Tournée da Bar?”
Davide: “… È una lunga storia”

to be continued


L’immagine di copertina è di Massimo S. Volonte’