Partecipate a cheFare e al bando il resto
Che fare e cosa dire, dove andare e ancora come fare. E poi che ore sono e quanto tempo manca. Like, mi piace, mi piaci, ma non so fino a che punto. Il senso di questa relazione dove potrà portarci e dove ancora ci ha portato. L’amore e il piacere, la fame e ancora quanto ci costerà tutto questo. I viaggi, le rincorse e i pranzi, la convivialità e gli obblighi sociali. Una birra insieme e una notte passata a parlare. L’imbarazzo e il gusto di rischiare. E poi il rischio di rovinare tutto e quello di scoprire. Il bello di amare e quello di vivere.
Una generazione perennemente stretta su un doppio binario tra depravazione e deprivazione, una generazione che non ha più nemmeno il tempo di farsi domande perché le domande non esistono più. Il tempo è quello delle soluzioni, tutte diverse, ma non tutte possibili. Va realizzato un percorso e prospettato un progetto. S’impara e si insegna, ci si intreccia e ci si lascia. Addio e si ricomincia, perché anche se non c’è più fiato, c’è ancora la necessità di inseguire i desideri, di realizzarli e allora il fiato va ritrovato per forza.
Se pensiamo a un bando o ad una gara, ad un premio ancora, tutto questo non ci viene di certo in mente, tutto questo sta infatti ben oltre le quinte; là dove ognuno nasconde i suoi desideri e le proprie private e spesso timide ambizioni. Ma se pensiamo a cheFare e al suo bando allora i desideri e le ambizioni vanno messe davanti a tutto, perché cheFare non formula domande, ma realizza risposte: quelle che stanno in piedi camminano e poi corrono, le altre inciampano e si fermano a pensarci su, speriamo solo il tempo necessario per ripartire.
cheFare con il suo bando vuole dare spazio alla necessità di comunità, di relazione e di intraprendenza che muovono da sempre l’ambito culturale quando questi non è autoreferenziale e nel peggior dei casi delatorio e masturbatorio, che di solito vanno insieme. Per evitare i vecchi vizi proponiamo di vivere e condividere pienamente un progetto di cambiamento, non importa che sia minimo, estremo o radicale, importa che abbia alle spalle un sentimento culturale forte, una visione sociale includente e che sappia parlare a tutti.
Farsi capire, farsi criticare, farsi accettare e trasformare le contraddizioni in azione propulsiva capace di rendersi contagiosa. cheFare ha trasformato una domanda in una risposta, non per brevità o fretta, ma perché il tempo che intendiamo condividere è quello della fiducia e della sperimentazione.
Nel 2013 cheFare e la sua comunità hanno premiato Lìberos, un’associazione fondata da Michela Murgia che ha letteralmente trasformato il concetto di divulgazione letteraria e lo ha fatto partendo da un’isola, la Sardegna non certo facile, ma proprio per questo dotata di peculiarità che Lìberos ha interpretato come risorse in grado di trasformare un’idea in un progetto che ad oggi è uno degli interlocutori culturali più vivaci ed interessanti a livello nazionale. L’anno scorso è stata invece la volta di Di casa in casa la rete delle case di quartiere di Torino. Idea semplice quanto rivoluzionaria: far dialogare chi non è abituato a farlo mettendone in comune le qualità e le diversità. Una ricchezza ancora tutta da scoprire pienamente, ma che rappresenta già ad oggi uno dei motori culturali e sociali della città di Torino.
Il bando cheFare scade il primo luglio, c’è ancora tempo per immaginare e per correre. L’innovazione parte da una consapevolezza chiara e decisa del proprio ruolo all’interno della società: non parliamo di ideologia o di missione, ma di quello spazio fisico e mentale che può prendere forma generando contagio e relazioni.
Quest’anno grazie all’aiuto di Fondazione Cariplo il premio arriva a 150mila euro e si divide per tre: più spazio e più possibilità. Al bando le indecisioni e le paure, al bando l’inconsistenza e la vacuità, al bando l’autoreferenzialità uggiosa e le ambizioni mortifere. Partecipate a cheFare e al bando tutto il resto.
Foto di Alex Braga su Unsplash