Open2Change un bando innovativo di Compagnia di San Paolo, intervista a Matteo Bagnasco

Compagnia di San Paolo ha promulgato un bando ambizioso. Open2Change, in scadenza il 26 luglio 2019, vuole costruire dei ponti tra i mondi professionali dell’Audience Development che si sono costituiti nel corso degli ultimi anni e istituzioni culturali che hanno intenzione di investire in modo strutturato su queste strategie. Si tratta di un bando “di sistema” che mira a consolidare un capitale di competenze, metodologie e relazioni sviluppato nei mondi dell’innovazione delle imprese culturali. Il bando è diviso in due distinte call – una per innovatori e una per istituzioni – e la prima non è limitata all’usuale territorio di competenza della Compagnia; al contrario, si tratta di un’opportunità per professionisti e organizzazioni che provengono da tutta Italia.

Le informazioni dettagliate sono sul sito dedicato, ma date le caratteristiche innovative abbiamo deciso di rivolgere alcune domande a Matteo Bagnasco, Responsabile dell’area Innovazione Culturale della Compagnia di San Paolo.

Open2Change è un bando insolito nel panorama italiano perché ripropone di fare da ponte tra due mondi contigui che non sempre parlano la stessa lingua. Quali sono le due tappe principali?

Seppur un po’ articolato, il meccanismo in realtà è più semplice di quanto sembri. Cerchiamo da un lato professionisti (free-lance o imprese culturali) che abbiano comprovate competenze ed esperienze di Audience Development, dall’altro istituzioni culturali (in un’accezione piuttosto ampia) che vogliano mettersi in gioco sul tema. I più competenti e innovativi dei primi e le più motivate e interessanti delle seconde verranno messi in dialogo (da noi facilitato e accompagnato) per verificare la possibilità di progettare insieme azioni che possano lasciare poi un’eredità stabile all’istituzione. I progetti più convincenti saranno sostenuti per due anni. Dicevo semplice, non necessariamente facile, forse rischioso. Ma assumersi questo tipo di rischio credo faccia parte del ruolo specifico di fondazioni come la nostra.

Quali sono gli obiettivi che si prefigge Compagnia di San Paolo nel costruire un dispositivo di questo tipo? E come si inserisce Open2Change nel quadro più ampio delle progettualità di Open?

L’obiettivo principale è quello di contribuire a generare dinamiche di cambiamento e innovazione nelle organizzazioni culturali, proprio grazie al contributo di chi ha competenze ed esperienze specifiche in campo di Audience Development, con la prospettiva che questo cambiamento sia acquisito in modo stabile dall’istituzione. Contemporaneamente il bando intende valorizzare un mondo di competenze e professionisti che in questi anni, grazie ad Open ma non solo, ha potuto sperimentare, formarsi, progettare nel mondo della cultura su questi temi.

Il bando è costituito da due call distinte. La prima mira a selezionare 30 professionisti dell’Audiece Development (provenienti da tutta Italia) che abbiano già sperimentato pratiche replicabili. La seconda cerca 15 Istituzioni Culturali in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.Chi dovrebbe assolutamente partecipare alla prima call? E chi alla seconda?

Alla prima quel mondo di progettisti culturali, associazioni, imprese culturali, consulenti che in questi anni hanno animato il dibattito e la progettazione concreta sui temi dell’audience development. Il carnet di progetti che si è formato, tra bandi delle fondazioni, progetti europei, alcune esperienze locali, avvio di imprese culturali, ormai è piuttosto denso di esperienze.

Da lì vorremmo attingere per provare a valorizzarle mettendole in dialogo con realtà che, per varie ragioni, hanno più difficoltà ad attingere a competenze specifiche e a trovare spazio per nuove progettazioni. Alla seconda call invece realtà del mondo culturale di vario tipo, più o meno grandi, che dimostrino la volontà e l’interesse di mettersi in gioco sul tema e sperimentare questa modalità di lavoro.

Spesso capita che per un bando vengano inviate proposte progettuali pensate in altre sedi e riadattate per cercare di farle aderire a nuovi criteri. Quali tipi di progetti non vorreste vedere candidati?

Il dibattito sull’AD, sui suoi strumenti e modelli è decisamente più maturo rispetto ad alcuni anni fa, per cui puntiamo a proposte molto focalizzate sul tema; non vorremmo vedere progetti che puntano su un non meglio definito “valore sociale” della cultura.

Detto questo, se focalizzati sul tema, progetti pensati in altre sedi e proposti all’attenzione di questa call (perché calzanti) per possibili nuove applicazioni, sono i benvenuti. Un’altra puntializzazione: non è un bando per finanziare ordinaria attività delle istituzioni, per questo naturalmente ci sono altri strumenti.

La dotazione complessiva è di € 710.000, e saranno ammessi a contributo un massimo di 10 progetti. Quali altre risorse metterà a disposizione la Fondazione?

Le principali risorse finanziarie sono destinate al sostegno biennale ai progetti selezionati nell’ultima fase.

A questo va aggiunto un percorso di accompagnamento/formazione, la dotazione di strumenti di monitoraggio e valutazione di impatto curato direttamente da noi e la messa a disposizione di una serie di strumenti che aiutino progettisti e istituzioni a crescere e confrontarsi sul proprio lavoro: ad esempio la partecipazione a incontri di comunità di pratica, una piattaforma online aperta a tutti (partizens.eu ndr) per scambiare esperienze e contatti e essere informati sulle opportunità di finanziamento. Altro potrebbe nascere nel corso del biennio di realizzazione.